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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

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33. Regole fisse debbono pure essere stabilite per l'amministrazione delle cose materiali, finché la gente non sia sufficientemente sviluppata per poterle trattare nella giusta maniera, senza fissare delle regole. Ma nel campo dello sviluppo interiore e della sadhana, è impossibile stabilire i particolari di un piano preconcepito e dire: Ogni volta dovete fermarmi qui o là, in questo modo, su questa linea e su nessun'altra . Le cose diverrebbero così rigide e legate, che tutto si bloccherebbe; non potrebbe esservi nessun vero ed effettivo movimento. Tutto dipende dalla condizione interiore e la condizione esteriore è soltanto utile come un mezzo e un aiuto per esprimere o confermare la condizione interna, rendendola dinamica ed effettiva. Se fate o dite qualcosa sotto l'influsso dell'essere psichico o con il giusto tocco interiore, tutto ciò che farete o direte sarà efficace; se fate o dite la stessa cosa attraverso un'espressione mentale o vitale, in un'

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32. Ma tutto ciò è in realtà nel corpo sottile, s–kshma deha, anche se si sente la loro attività come se si svolgesse nel corpo fisico, quando la coscienza è desta. Voi ragionate seguendo l'analogia della vostra coscienza sensoria, estremamente chiusa e limitata, e dei suoi assai goffi rapporti con ciò che avviene nello spazio materiale. Dopo tutto cos'è lo spazio se non un'estensione dell'essere cosciente in cui la Coscienza-Forza costituisce il proprio ambiente? Sul piano fisico sottile non c'è un solo, ma moltissimi strati di coscienza e ciascuno di essi si muove nell'essere che gli è proprio, ossia nel proprio spazio. Ho detto che ogni piano sottile è un conglomerato o serie di mondi. Ogni spazio può in qualche punto incontrarne o penetrarne 149 un altro o coincidere con esso; di conseguenza in ogni punto d'incontro o di coincidenza ci potrebbero essere diversi oggetti sottili che occupano ciò che arbitrariamente potremmo chiamare lo stesso spazio

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31. 2. Piani e parti dell'essere La Mente superiore è uno dei piani della mente spirituale, il primo e il più basso di tutti; è al di sopra del livello mentale normale. La mente interiore è ciò che si trova dietro la mente di superficie (l'intelligenza comune) e, a parte le sue vritti (onde) nella mente di superficie (come la filosofia, la poesia, l'idealismo), non se ne può avere l'esperienza diretta se non mediante la sadhana, che rompe l'abitudine d'essere in superficie penetrando profondamente all'interno. -Mente più vasta , è un termine generale che abbraccia i domini della mente che divengono il nostro campo quando scendiamo in profondità o ci ampliamo nella coscienza cosmica. Il vero essere mentale non è la stessa cosa della mente interiore. Il vero essere mentale, il vero essere vitale e il vero essere fisico, designano il Purusha di quel livello, libero dall'errore, dal pensiero e dalla volontà ignorante della Prakriti inferiore, e dirett

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30. È assolutamente impossibile ascendere al vero piano dell'ananda (eccetto in profonda estasi) finché la coscienza supermentale non sia stata penetrata, realizzata e posseduta; ma è possibile e normale sentire qualche aspetto della coscienza dell'ananda a qualsiasi livello. Questa coscienza ovunque sia provata, è una derivazione dal piano dell'ananda dal potere molto affievolito e modificato, per potersi adattare alla minore ricettività dei livelli inferiori. È un problema che si presenta e ripresenta a causa dell'impazienza dell'essere vitale che spinge a prendere qualsiasi stadio di forte esperienza come l'ultimo e persino a crederlo il Sovramentale, la Supermente o la piena sîddhi. Neppure dal lato della Conoscenza o dell'esperienza interiore il Sovramentale e la Supermente sono così facili da raggiungere. La vostra è un'esperienza che appartiene alla mente spiritualizzata e liberata. A questo stadio ci possono essere segni provenienti dai li

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29. Nuove luci sullo yoga Traduzione a cura di Marta 1. Meta e aspirazione Lo scopo dello yoga è aprire la coscienza al Divino, vivere sempre più profondamente nella coscienza interiore e mentre si agisce da lì sulla vita esteriore, portare in primo piano l'essere psichico più profondo, usando il suo potere per purificare e cambiare l'individuo sino a renderlo pronto per la trasformazione e unirlo alla Coscienza, alla Volontà e all'Amore divini. In un secondo tempo si cercherà di sviluppare la coscienza yoghica, ossia di universalizzare l'essere su tutti i piani, di divenire consapevoli dell'essere cosmico e delle forze cosmiche e di unirsi al Divino su tutti i piani sino a quello sovramentale. In terzo luogo, mediante la coscienza supermentale, si dovrà entrare in contatto col Divino trascendente, situato oltre il piano sovramentale, supermentalizzando la coscienza e la natura, facendo di sé lo strumento per la realizzazione della divina Verità dinamica e pe

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28. 129 Appendice Un sadhaka pose queste domande a Sri Aurobindo nel 1935- 1936, chiedendo chiarimenti su qualche passaggio di Luci sullo Yoga : le domande e le risposte di Sri Aurobindo sono contenute in questa appendice. La differenza o il contrasto tra il Personale e l'Impersonale è una verità sovramentale (Overmind); nella Supermente (Supermind) questi aspetti non hanno una verità separata, essi sono uno, inseparabilmente (Vol' Ii, p' 76). Se ciò si riferisce al Divino Personale e Impersonale, il problema della differenza difficilmente può sorgere, poiché il Divino Personale (Avatar) non è sempre presente. Soltanto in rarissimi casi il Divino diventa l'Avatar e viene sulla terra. Non capisco. Il Divino personale non significa l'Avatar. Ho detto che la scissione tra due aspetti del Divino è una creazione del Sovramentale che assume vari aspetti del Divino e li scinde in entità separate. Divide sat, chit e ananda in modo che essi diventano tre aspetti diver

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27. Il nostro Yoga vi aggiunge la discesa della Luce e della Forza supermentale (suo scopo finale) e la trasformazione della natura. La consacrazione di sé non dipende dal particolare lavoro che si compie, ma dallo spirito col quale viene compiuto, qualunque esso sia. Ogni lavoro è un mezzo di consacrare se stesso mediante il Karma, se compiuto bene e accuratamente come sacrificio al Divino, senza desideri o egoismi, con equanimità, con calma tranquillità nella buona come nell'avversa fortuna, per amore del Divino e non per la ricerca di un guadagno, di una ricompensa o di un risultato personale, ma con la coscienza che ogni lavoro appartiene al Potere divino. Persino il lavoro più strettamente fisico e meccanico non può essere compiuto in modo appropriato se si accetta l'inerzia, la passività e l'incapacità. Il rimedio non consiste nel confinarsi in un lavoro meccanico, bensì nel respingere e scacciare l'incapacità, la passività e l'inerzia, aprendosi alla f

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26. Ma spesso la Forza stessa viene per prima rispondendo alla concentrazione e al richiamo; dopo di che se questi procedimenti sono necessari, li utilizza o impiega qualsiasi altro mezzo o procedimento le sembri utile o indispensabile. Altra cosa ancora. In questo processo di lavoro e di discesa dai piani superiori, è molto importante non fare affidamento unicamente su se stessi, bensì affidarsi alla direzione del Guru, sottoponendo al suo giudizio, al suo arbitrio ed alla sua decisione tutto ciò che succede. Avviene spesso che le forze della natura inferiore, stimolate ed eccitate da questa discesa, vogliano mescolarsi per volgerla a loro profitto. Accade anche che una o più Forze, di natura antidivina, vogliano farsi passare per il Signore Supremo e per la Madre Divina, ed esigano dall'essere servigio e sottomissione. Se l'essere accetta le loro richieste, le conseguenze saranno assolutamente disastrose. Se il sadhaka si dà completamente all'azione del Divino, si

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25. In pari tempo, l'apertura del centro del cuore libera l'essere psichico, il quale comincia a renderci coscienti del Divino in noi e della Verità superiore al di sopra di noi. Il Sé spirituale supremo non è né dietro la nostra personalità né dietro la nostra esistenza corporea, ma al di sopra, e le supera totalmente. Il più elevato centro interiore è nella testa, il più profondo nel cuore; il centro che però si apre direttamente al Sé è al di sopra della testa, al di sopra del corpo fisico, in ciò che si chiama il corpo sottile, s–kshma sharîra. Questo Sé ha due aspetti e, quando si entra nella sua realtà, i risultati corrispondono a tali due aspetti. Uno è statico: è una condizione di pace, di libertà, di vasto silenzio; il Sé silenzioso non è turbato da alcuna azione o esperienza; le sostiene imparzialmente e non sembra generarle affatto, ma sembra mantenersi separato, distaccato o indifferente, udasîna. L'altro aspetto è dinamico: lo si percepisce come un Sé o

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24. La purezza, una semplice sincerità e la capacità di darsi senza egoismo o confusione, senza pretese o esigenze, sono la condizione per la completa apertura dell'essere psichico. Inaridire il cuore non fa parte del nostro Yoga; le emozioni debbono invece essere rivolte verso il Divino. Vi possono essere brevi periodi durante i quali il cuore, in uno stato di quiete, si stacca dai sentimenti comuni in attesa dell'influsso dall'alto; ma non sono stati di aridità, sono stati di silenzio e di pace. Nel nostro Yoga, il cuore dovrebbe essere, in realtà, il centro principale della concentrazione, sino a quando la coscienza possa innalzarsi a un piano superiore. Ogni attaccamento è un ostacolo per la sadhana. Dovreste avere buona volontà verso tutti, bontà psichica per tutti, ma nessun attaccamento vitale. L'amore del sadhaka dev'essere per il Divino. Soltanto quando questo livello è stato raggiunto egli può amare gli altri nella giusta maniera. Non c'è nessun