32

32. Ma tutto ciò è in realtà nel corpo sottile, s–kshma deha, anche se si sente la loro attività come se si svolgesse nel corpo fisico, quando la coscienza è desta. Voi ragionate seguendo l'analogia della vostra coscienza sensoria, estremamente chiusa e limitata, e dei suoi assai goffi rapporti con ciò che avviene nello spazio materiale. Dopo tutto cos'è lo spazio se non un'estensione dell'essere cosciente in cui la Coscienza-Forza costituisce il proprio ambiente? Sul piano fisico sottile non c'è un solo, ma moltissimi strati di coscienza e ciascuno di essi si muove nell'essere che gli è proprio, ossia nel proprio spazio. Ho detto che ogni piano sottile è un conglomerato o serie di mondi. Ogni spazio può in qualche punto incontrarne o penetrarne 149 un altro o coincidere con esso; di conseguenza in ogni punto d'incontro o di coincidenza ci potrebbero essere diversi oggetti sottili che occupano ciò che arbitrariamente potremmo chiamare lo stesso spazio, e tuttavia non avere il minimo rapporto gli uni con gli altri. Se un rapporto è creato, lo è mediante la molteplice coscienza di colui che vede; coscienza, in cui il luogo d'incontro diviene apparente. Può esserci anche un rapporto fra oggetti situati in differenti regioni dello spazio, uniti fra di loro come nel caso dell'oggetto fisico grossolano con la sua controparte sottile. In questo caso potete ragionare più facilmente sui rapporti fra uno spazio e l'altro. Patala, è qui evidentemente un nome che designa il subconscio, lì, gli esseri sono senza testa , ossia non c'è coscienza mentale. Tutti gli uomini hanno in loro stessi un piano subcosciente da cui emergono ogni specie d'istinti, d'impulsi, di ricordi irrazionali e ignoranti (acefali), che hanno un effetto sul loro agire e sulle loro sensazioni senza che ne suppongano la vera origine. Durante la notte, molti sogni incoerenti vengono da questo mondo, da questo piano. Il mondo che sta al di sopra, è il piano sovracosciente dell'essere, al di sopra della coscienza umana. Vi sono molti mondi di questo genere; sono i mondi divini. L'individuo non è limitato al corpo fisico, è la coscienza esteriore che ha quest'impressione. Dal momento in cui si va oltre questo senso di limitazione, si può sentire dapprima la coscienza interiore, che è unita al corpo senza però appartenergli, poi i piani di coscienza che stanno intorno al corpo, che fanno parte di noi, dell'essere individuale, e mediante i quali si è in contatto con le forze cosmiche ed anche con gli altri esseri; è la coscienza dell'ambiente. Il centro della visione è fra le sopracciglia, in mezzo alla fronte. Quando si apre, si ottiene la visione interiore, si vedono le forme e le immagini interiori delle cose e delle persone, s'incomincia a comprendere cose e persone dall'interiore e non più soltanto dall'esteriore, si acquisisce una forza di volontà che agisce anche secondo il modo interiore (yoghico) sulle cose e le persone. 150 L'apertura di questo centro è spesso il punto di partenza della coscienza yoghica, in opposizione alla comune coscienza mentale. Non ho mai sentito parlare di due fiori di loto nel centro del cuore; è però la sede di due poteri: in avanti il vitale superiore o essere emotivo; dietro, in profondità, l'anima o essere psichico. I colori dei fiori di loto e il numero dei loro petali sono rispettivamente dal basso in alto: 1) M–ladhara, o centro della coscienza fisica, quattro petali, rosso. 2) Centro addominale, sei petali, rosso porpora intenso. 3) Centro dell'ombelico, dieci petali, violetto. 4) Centro del cuore, dodici petali, rosa dorato. 5) Centro della gola, sedici petali, grigio. 6) Centro della fronte, fra le sopracciglia, due petali, bianco. 7) Loto dai mille petali, al di sopra della testa, azzurro circondato da una luce dorata. Secondo il nostro yoga le funzioni di questi centri sono: 1) Dirigere la coscienza fisica e il subcosciente. 2) Dirigere i piccoli movimenti vitali, le piccole voglie, le brame, i piccoli desideri, i piccoli moti dei sensi. 3) Dirigere le più importanti forze vitali, le passioni e i loro più grandi moti di desiderio. 4) Dirigere l'essere emotivo superiore, con l'essere psichico situato profondamente dietro. 5) Dirigere l'espressione e l'esteriorizzarsi dei movimenti mentali e delle forze mentali. 6) Dirigere il pensiero, la volontà e la visione. 7) Dirigere la mente pensante superiore e la mente illuminata ed aprirsi verso l'alto all'intuizione e al sovramentale. Certuni identificano questo settimo centro col cervello, ma è un errore; il cervello non è che il canale di comunicazione situato fra il loto dai mille petali e il centro della fronte. Il centro dai mille petali è talvolta chiamato il centro vuoto, sh–nya, sia perché non è nel corpo, ma nel vuoto apparente che è sopra, sia perché elevandosi al di sopra della testa si entra nel silenzio del Sé o essere spirituale. Un vitale forte è un vitale pieno di forze di vita; è ambizioso, ha coraggio, grande energia, forza d'azione o di creazione, un vasto 151 movimento espansivo, sia per dare che per possedere, la forza di dirigere e di dominare, un potere di realizzare e di materializzare, e vi sono ancora molte altre forme di forza vitale. Per un simile vitale, è spesso difficile fare il dono di sé, a causa della consapevolezza che ha dei propri poteri, ma se può farlo, diviene un mirabile strumento per l'Opera divina. No, un vitale debole non ha la forza di volgersi verso lo spirito e, essendo debole, cade più facilmente sotto le cattive influenze; anche quando lo vuole, trova difficile accettare qualcosa che vada oltre la propria natura abituale. Il vitale forte, quando possiede la volontà, può farlo molto più facilmente; per lui la difficoltà centrale è l'orgoglio dell'ego e l'attrazione dei suoi poteri. Il petto ha più rapporto con lo psichico che col vitale. Un vitale forte può avere un buon fisico, ma succede spesso che non sia così, succhia troppo dall'essere fisico, lo divora, per così dire. 3. Requisiti per la sadhana Apertura e, tutte le volte che sia necessario, passività, ma fate attenzione di essere passivo solo alla coscienza più alta, non a tutto ciò che si presenta. Non deve mancare una certa tranquilla vigilanza anche nella passività, altrimenti si possono commettere errori o cadere nell'inerzia. La vostra sadhana anteriore si svolgeva soprattutto sul piano vitale. Le esperienze di questo piano, anche se interessanti per i sadhaka, sono mescolate, ossia non fanno sempre capo alla Verità superiore. Bisogna stabilire una base pii ampia, più pura e più stabile: la base psichica. Per questa ragione tutte le antiche esperienze hanno smesso. Dovete fare del cuore il centro del vostro essere e, mediante la bhakti e l'aspirazione, portare in avanti l'essere psichico che vi permetterà di entrare in stretto contatto con la Shakti divina. Se potete farlo, la vostra sadhana incomincerà di nuovo e con migliori risultati. Quando la luce e la pace inondano la coscienza vitale e fisica si ha la base per un giusto movimento dell'intera natura. Rimanere nell'intimo, al di sopra, intoccato, pieno della coscienza e dell'esperienza interiori e, quando ve ne sia bisogno, 152 prestando orecchio a questo o a quello con la coscienza di superficie, senza però mai permettere che questa coscienza venga turbata, né attirata verso l'esterno o invasa, è la condizione perfetta per la sadhana. L'aiuto della Madre è sempre presente per chi sia disposto a riceverlo. Ma bisogna essere coscienti della natura vitale e la natura vitale deve acconsentire a cambiare. Non serve a nulla limitarsi a costatare che non è consenziente e che quando la contrariate crea in voi la depressione. Al principio la natura vitale è sempre refrattaria, e sempre, quando è costretta o sollecitata a cambiare, crea la depressione a causa della ribellione e del rifiuto. Si deve insistere sino a che sia disposta a trasformarsi e ad accettare l'idea e la grazia della Madre. Se la mente è sincera e l'aspirazione psichica completa e vera, si può sempre costringere il vitale a cambiare. Leggete ciò che aiuterà lo Yoga, che sarà utile per il lavoro o che potrà sviluppare le capacità per gli scopi divini. Non leggete cose senza valore per solo divertimento o per una curiosità intellettuale dilettantesca propria di una natura mentale assetata di drammi. Quando si è nella più alta coscienza, si può leggere nulla o tutto; non c'è differenza, ma questo è per voi ancora lontano. Da parte mia non esiste obiezione alcuna che egli continui gli studi; che siano o no di utilità per una vita di sadhana, dipenderà dallo spirito col quale li compie. La cosa veramente importante è di sviluppare uno stato di coscienza nel quale si possa vivere nel Divino e da lì agire nel mondo fisico. Una mente addestrata e disciplinata, la conoscenza degli uomini e delle cose, la cultura, la capacità di occuparsi delle cose utili, sono la preparazione che il sadhaka dovrebbe avere, anche se non sono le sole indispensabili. L'educazione in India offre pochissimo di tutto ciò, ma se uno sa come studiare, senza preoccuparsi troppo della forma o di un semplice successo accademico, la vita di studente può essere usata a questo fine. Quasi tutti gli artisti, salvo rare eccezioni, hanno nelle loro parti fisico-vitali qualcosa dell'uomo pubblico ; necessità dello stimolo che offre un pubblico, applausi sociali, vanità e fama da soddisfare. Tutto ciò deve assolutamente scomparire se si vuole essere uno yogi, e se si vuole che l'arte sia messa al servizio non dell'uomo o del proprio ego, ma del Divino. 153 Nella maggior parte delle cose fisiche si deve fissare un programma per occuparsene, altrimenti tutto diventa un mare di confusione affidato al caso.
 

Commenti

Post popolari in questo blog

9.

Sull'essere psichico 1.