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28. 129 Appendice Un sadhaka pose queste domande a Sri Aurobindo nel 1935- 1936, chiedendo chiarimenti su qualche passaggio di Luci sullo Yoga : le domande e le risposte di Sri Aurobindo sono contenute in questa appendice. La differenza o il contrasto tra il Personale e l'Impersonale è una verità sovramentale (Overmind); nella Supermente (Supermind) questi aspetti non hanno una verità separata, essi sono uno, inseparabilmente (Vol' Ii, p' 76). Se ciò si riferisce al Divino Personale e Impersonale, il problema della differenza difficilmente può sorgere, poiché il Divino Personale (Avatar) non è sempre presente. Soltanto in rarissimi casi il Divino diventa l'Avatar e viene sulla terra. Non capisco. Il Divino personale non significa l'Avatar. Ho detto che la scissione tra due aspetti del Divino è una creazione del Sovramentale che assume vari aspetti del Divino e li scinde in entità separate. Divide sat, chit e ananda in modo che essi diventano tre aspetti diversi tra loro. In effetti, nella Realtà non vi è separazione, poiché questi tre aspetti sono così fusi tra di loro, così inseparabilmente uno, che formano un'unica indivisibile realtà. È la stessa cosa con il Personale e l'Impersonale, sagu(n)a e nirgu(n)a, il Brahman Silenzioso e il Brahman Attivo. Nella Realtà ciò che noi chiamiamo Personalità e ciò che chiamiamo Impersonalità non sono aspetti contrastanti e incompatibili, bensì inseparabilmente fusi in una sola Verità. In effetti, fusi insieme è anche una definizione sbagliata: non essendo mai stati separati, non possono infatti essere fusi. Le discussioni per stabilire se l'Essere Impersonale sia l'unica verità, o l'Essere Personale la sola e più alta verità, sono creazioni della mente, derivate da questo aspetto separativo del Sovramentale. Il Sovramentale non nega l'aspetto di nessuno dei due come fa la Mente; li accetta come forme dell'Unica Verità, ma separandoli dà origine alla disputa nella Mente più ignorante, più limitata e più divisa, perché questa non può capire in che modo due cose opposte possano coesistere in una sola Verità e come il Divino possa essere nirgu(n)o gu(n)i (Con qualità e senza qualità): non avendo esperienza di ciò che sta dietro alle due parole, le prende ciascuna in 130 senso assoluto. L'Impersonale che è Esistenza, Coscienza, Beatitudine, non è una Persona ma uno stato. Il Personale è l'Esistente, il Cosciente, il Beato; coscienza, esistenza, beatitudine presi come cose separate sono solo stati del suo essere. In effetti i due stati (essere personale e stato eterno) sono inseparabili e costituiscono una sola realtà. -Inoltre, il Divino molteplice è una realtà eterna, anteriore alla creazione terrestre (Vol' Ii, p' 96). Ciò sta a significare: a) Che le anime esistevano eternamente separate dal Brahman. - in altre parole, sono il jîva e il Brahman eternamente separati come in dvaitavada? Se è così, non corrisponde all'idea del Jainismo e del Sankhya, per cui molti Purusha esistono eternamente? b) Anteriore alla creazione significa una creazione come avviene nella Supermente, o semplicemente la creazione materiale? c) Se il Divino molteplice è una realtà eterna, non corrisponde a un puro dvaitavada? a) Il Brahman non è un uno matematico con i Molti come un'illusione. Egli è Uno Infinito con un'infinita molteplicità implicita nell'Unità. Ciò non è dvaitavada, poiché nella dvaitavada i molti sono completamente differenti dall'Uno. Nel Sankhya, Prakriti è una, ma i Purusha sono molti, non è quindi Sankhya e nemmeno, credo, Jainismo, a meno che il Jainismo non sia completamente diverso da come viene abitualmente descritto. b) La creazione materiale o la creazione dell'universo in generale. c) Al contrario, è un completo advaitavada, più completo di quanto ci ha detto Shankara che scinde Brahman in due incompatibili princìpi, il Brahman, e un universo di maya che non è Brahman, e che tuttavia esiste in qualche modo. In questo senso, che è quello della Gîta e di altre scuole Vedantine, anche la para shakti e la maya sono Brahman. Unità e Molteplicità sono aspetti del Brahman, come lo sono Personalità e Impersonalità, nirguna e saguna. -Questo essere centrale ha due forme; in alto è il jîvatman... in basso, l'essere psichico... (Vol' Ii, p' 93). 131 a) Ciò vorrebbe dire che il jîvatman e l'essere psichico sono forme differenti dell'essere centrale? Se sono forme dell'essere centrale, come possono esser degli esseri o dei sé? b) E ancora, quando ci s'innalza dallo stato inferiore al superiore del jîvatman, l'essere psichico cessa di esistere? E quando ci si innalza al di sopra del jîvatman, l'essere centrale diventa senza forma? a) Forme non è qui usato in senso fisico. L'essere centrale è l'essere nel suo sé originale, l'essere psichico lo stesso nel divenire. b) L'evoluzione o il divenire continua, così anche lo psichico continua, proprio come il resto della natura, soltanto spiritualizzato e sentito come un solo essere in tutti i piani. Non è questione di forma o senza forma. Come ho già detto, l'espressione forma non è qui usata in un senso esteriore, bensì nel senso interiore o metafisico. -Il jîvatman... si riconosce come un centro del molteplice Divino e non come il Parameshvara. È molto importante ricordarsi di questa distinzione; perché altrimenti, se si ha il minimo egoismo vitale, si può cominciare a credersi un Avatar, oppure a perdere l'equilibrio come successe a Hridaya con Ramakrishna... (Vol' Ii, p' 94). Questo implica che la condizione di jîvatman in cui esso presiede alla dinamica della manifestazione può essere realizzata prima che l'egoismo vitale sia abolito? Si può ottenere nella mente superiore la conoscenza o la percezione Io sono Quello , pur non essendo il vitale ancora trasformato, in tal caso però l'ego vitale può appropriarsene, dandone un'errata applicazione. Anche se l'egoismo vitale può rimanere dopo la realizzazione del jîvatman, come si può andare tanto oltre da credersi un Avatar? è forse perché l'unione con il Divino e il senso di onnipotenza che comporta si riflettono nell'ego vitale come qualcosa di imponente? Sì. Succede quando uno sente di essere il Divino, so aham (io sono Lui), non nel modo impersonale nel quale tutto è Brahman, il Sé Unico, ma nel modo personale: Io sono Dio, il Parameshvara . Avviene come nella storia Puranica dove la conoscenza fu data a Indra e a Virochana; il Dio comprese, ma l'Asura concluse che lui, l'ego, era il Divino, e allora tentò con tutti i mezzi di imporre il suo ego all'universo. 132 -...se la mente e il vitale sono fortemente sviluppati, possono sussistere, a condizione che siano organizzati dal vero essere psichico e accentrati intorno a lui; in tal caso ne condividono l'immortalità (Vol' Ii, p' 98). Vuol dire che il vitale di persone forti come Napoleone sarà mantenuto nelle vite future? Ma come si può dire che il loro vitale era accentrato attorno all'essere psichico? Possiamo dire che solo i bhakta e gli jnani hanno il vitale centralizzato attorno allo psichico. Se si è avuto un forte sviluppo spirituale, ciò rende più facile conservare dopo la morte la mente o il vitale evoluti. Non è assolutamente necessario che la persona sia stata un bhakta o un jnani. Si può dire che uno Shelley o un Platone, per esempio, avessero una mente sviluppata centralizzata attorno allo psichico, non si può dire altrettanto del vitale. Napoleone aveva un forte vitale, ma non organizzato attorno all'essere psichico. -L'ego è una formazione della Natura, ma non essendo soltanto una manifestazione della natura fisica non finisce con il corpo. Vi è pure un ego mentale e vitale (Vol' Ii, pp' 95-96). Questo vorrebbe significare che l'ego è mantenuto dallo psichico come un principio separato dopo la morte, nello stesso modo in cui porta con sé una mente o un vitale altamente sviluppati, oppure è raccolto nello psichico come un seme, samskara, o coesiste al suo fianco nello stato dopo-morte? Significa solamente che l'ego separatore non è una creazione della nascita nel corpo fisico; lo hanno pure la mente e il vitale. Finché la mente e il vitale rimarranno soggetti all'ignoranza, durerà anche l'ego. Quando l'essere psichico va nel riposo, prende naturalmente con sé l'essenza delle esperienze passate, e quando ritorna, assume di nuovo un'esistenza mentale, vitale e fisica che ha il marchio dell'ego e dell'ignoranza. -Il vero essere vitale... È ampio, vasto, calmo, forte, senza limitazioni, fermo e incrollabile, capace di onnipotenza, onniscienza e di ananda (Vol' Ii, p' 89). Questo implica che il vero vitale appartiene alla coscienza cosmica o ultracosmica? Altrimenti come potrebbe avere simili capacità? Il vero essere mentale, vitale o fisico sottile ha sempre le più grandi qualità del suo piano, egli è il Purusha e, come lo psichico, benché in maniera diversa, è una proiezione del Divino, 133 perciò è unito alla più alta coscienza, anche se non è interamente questa coscienza e ne riflette solo qualcosa;, è anche in accordo con la Verità cosmica. Se il vero vitale è capace di ogni potenza, di ogni conoscenza, di ogni ananda , se si presenta come se fosse il vitale supermentale stesso o il vitale dell'îshvara, come può allora essere possibile che un essere individuale abbia un simile vitale? è capace di ricevere i movimenti della coscienza superiore e può in seguito assumere la capacità di ricevere l'ancor più grande potere supermentale e l'ananda. Se così non fosse, la discesa della coscienza superiore e la supermentalizzazione sarebbero impossibili. Ciò non implica che possieda queste cose per diritto, e che appena qualcuno diviene consapevole del vero vitale, debba ottenere tutti i vantaggi ad esso inerenti. Nel cambiamento della natura vitale, il vitale esteriore di superficie deve essere interamente annullato e sostituito dal vero vitale, oppure deve rimanere ed essere trasformato nella sua vera natura? In ogni caso, quale necessità vi è di un vitale esteriore se esiste già quello vero? Il vero vitale è nella coscienza interiore, quello esteriore è lo strumento per il gioco momentaneo di Prakriti nella personalità di superficie. Quando sopraggiunge il cambiamento, il vero vitale rifiuta ciò che all'esterno è in disaccordo con la propria verità e fa del vitale esteriore un vero strumento della propria espressione, un mezzo per esprimere la sua volontà interiore e non qualcosa che risponde ai suggerimenti della Natura più bassa. La grande differenza tra i due, praticamente scompare. -Sopprimere la Forza di distruzione comporta una creazione non soggetta a scomparire, che durerà e si svilupperà per sempre (Vol' Ii, p' 81). Significa che nella Verità creativa, la Forza della distruzione sarà eliminata, e che solamente le Forze di creazione e di preservazione rimarranno? Significa che nessuno morrà, nemmeno le piante e gli animali? Questo potrebbe essere vero se il mondo intero fosse supermentalizzato e la supermentalizzazione fosse incapacità di cambiare o respingere una forma; ma non è così. -Shraddha (12) e riti si compiono per la parte vitale dell'essere, per aiutarlo a sbarazzarsi dalle vibrazioni vitali che ancora lo legano 12 La cerimonia dell'offerta delle oblazioni ai morti. 134 alla terra o ai mondi vitali, affinché possa passare rapidamente al riposo nella pace psichica... (Vol' Ii, p' 99). Si intende che le cerimonie shraddha celebrate tuttora dai Brahmani sono giuste? L'uso di nutrire la casta e i Brahmani (13) contribuisce allo scopo? Ho detto soltanto che cosa significavano, in origine, le cerimonie, i riti. Non mi riferivo all'uso di nutrire la casta o i Brahmani, che non è un rito o una cerimonia. Che la shraddha, come oggi viene eseguita, sia ancora efficace, è un'altra cosa, poiché coloro che la praticano non possiedono né la coscienza né il potere occulto. 13 è uso in India, quando qualcuno muore, che la famiglia inviti e nutra, per la durata della cerimonia funebre, gli appartenenti alla stessa casta (parenti, conoscenti ecc.) e i brahmani che officiano.
 

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