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33. Regole fisse debbono pure essere stabilite per l'amministrazione delle cose materiali, finché la gente non sia sufficientemente sviluppata per poterle trattare nella giusta maniera, senza fissare delle regole. Ma nel campo dello sviluppo interiore e della sadhana, è impossibile stabilire i particolari di un piano preconcepito e dire: Ogni volta dovete fermarmi qui o là, in questo modo, su questa linea e su nessun'altra . Le cose diverrebbero così rigide e legate, che tutto si bloccherebbe; non potrebbe esservi nessun vero ed effettivo movimento. Tutto dipende dalla condizione interiore e la condizione esteriore è soltanto utile come un mezzo e un aiuto per esprimere o confermare la condizione interna, rendendola dinamica ed effettiva. Se fate o dite qualcosa sotto l'influsso dell'essere psichico o con il giusto tocco interiore, tutto ciò che farete o direte sarà efficace; se fate o dite la stessa cosa attraverso un'espressione mentale o vitale, in un'atmosfera falsa o confusa, potrà risultare completamente inefficace. Per fare in tutti i casi e in ogni momento la giusta cosa nella giusta maniera, bisogna essere nella giusta coscienza, non è possibile farla seguendo una regola mentale fissa, che in qualche circostanza può convenire e in certe altre non convenire affatto. Si può stabilire un principio generale se è in accordo con la Verità, ma la sua applicazione dev'essere determinata dalla coscienza interiore che vede ad ogni passo ciò che può o non può essere fatto. Se lo psichico è predominante, se l'essere è interamente rivolto verso la Madre e segue lo psichico si saprà sempre meglio come fare le cose. È pur vero che si deve cercare di mantenere lo stato interiore in ogni circostanza, anche nella più contraria, ma ciò non significa che si debbano accettare inutilmente le condizioni sfavorevoli quando non esista nessuna buona ragione per permettere loro di continuare. Specialmente il sistema nervoso e il fisico non possono sopportare uno sforzo eccessivo, come non lo possono la mente e il vitale superiore. La vostra stanchezza viene dalla tensione di vivere nella Coscienza Unica e, nello stesso tempo, dall'esporvi ad un 154 contatto troppo prolungato con la coscienza ordinaria. Una certa dose di autoprotezione è necessaria perché la coscienza non sia costantemente attirata verso il basso o proiettata verso l'esterno nell'atmosfera ordinaria o il fisico teso perché sottoposto ad attività diventate estranee per voi. Coloro che praticano lo Yoga cercano spesso nella solitudine un rifugio contro queste difficoltà; qui è inutile rifugiarsi nella solitudine, ma ciò non vuol dire che dobbiate sottoporvi a questi inutili stati di tensione. Lo spreco inutile, lo sciupio noncurante degli oggetti fisici in uno spazio di tempo incredibilmente breve, il disordine negligente, il cattivo impiego dei servizi e delle cose per soddisfare gli appetiti vitali o l'inerzia tamasica, sono dannosi alla prosperità e tendono a scoraggiare il Potere della ricchezza. Sono cose che hanno imperversato per molto tempo nella società, e se non vengono nettamente eliminate, l'accrescersi dei nostri mezzi potrebbe di pari passo aumentare lo spreco e il disordine e neutralizzare i vantaggi materiali. Se si vuole un sano progresso bisogna che tutto questo cessi. L'ascetismo per se stesso non è la condizione ideale per il nostro yoga; ma il dominio di sé nell'essere vitale e una giusta disciplina in quello materiale ne sono una parte molto importante, una disciplina ascetica è preferibile alla trascurata assenza di un vero controllo di se stessi. Dominare la materia non significa possedere molto dissipandolo con prodigalità o sciuparlo con la stessa o con maggiore rapidità con la quale si acquisisce. La padronanza implica un giusto e accurato impiego delle cose e anche un autocontrollo sul loro uso. Quando si vive in un ambiente comune con occupazioni comuni, il miglior modo di prepararsi per la vita spirituale è coltivare una completa equanimità, un distacco totale e la samata della Gîta, con la fede che il Divino è presente e che la Volontà divina è all'opera ovunque, anche se per il momento lo è nelle condizioni di un mondo d'ignoranza. Al di là vi è la Luce e l'ananda, verso i quali tende la vita; ma il miglior modo per la loro instaurazione nell'essere e nella natura dell'individuo, è crescere in questa equanimità spirituale. Ciò risolverebbe anche la vostra 155 difficoltà nei riguardi delle cose spiacevoli. Ogni cosa sgradevole deve essere affrontata con spirito di samata. Rimanere aperti alla Madre, significa rimanere sempre pieni di pace, felici, fiduciosi, mai agitati, né in pena, né scoraggiati affinché la sua Forza possa operare in voi, guidarvi, darvi la conoscenza, la pace e l'ananda. Se non potete rimanere sempre aperti, aspirate allora con perseveranza ad aprirvi tranquillamente. Siete il bambino della Madre e l'amore della Madre per i suoi figli è senza limiti: Essa sopporta pazientemente i difetti della loro natura. Provate ad essere il vero figlio della Madre; quel figlio è lì, dentro di voi, ma la vostra mente esteriore è troppo occupata da piccole cose futili, e troppo spesso, per loro colpa, in grande confusione. Non solo dovete vedere la Madre nei sogni, ma imparare a vederla e sentirla continuamente con voi e dentro di voi. Allora sarà più facile controllarvi e cambiare, poiché essendo in voi, Essa sarà capace di farlo per voi. L'autocontrollo psichico che è consigliabile in tali ambienti ed in mezzo alle discussioni, sarebbe, tra l'altro, questo: 1) Non permettersi un discorso impulsivo, non cercare troppo d'imporre le proprie idee o di dire qualcosa senza riflettere; ma parlare sempre con pieno controllo di se stessi e soltanto quando sia necessario e utile. 2) Evitare ogni discussione, disputa o dibattito troppo veementi e dire semplicemente ciò che dev'essere detto senza andare oltre. Non dovreste insistere nel dire che avete ragione e gli altri torto, ma ciò che dite dovrebbe essere soltanto un contributo alla ricerca della verità sull'argomento in discussione. 3) Mantenere il tono del discorso e delle parole molto calmo e quieto, senza troppa insistenza. 4) Non badare se gli altri si accalorano e litigano, ma rimanete quieto e indisturbato, dicendo soltanto ciò che serva a ristabilire la calma. 5) Se vi sono pettegolezzi verso terzi, o dure critiche (specialmente sui sadhaka) non prendetevi parte; queste cose non danno aiuto alcuno e servono solo ad abbassare la coscienza. 6) Evitate tutto ciò che può urtare o ferire gli altri. Come potete trovare i giusti rapporti esteriori se vi sottraete completamente ai rapporti esteriori? E come pensate di trasformarvi 156 e unificarvi totalmente vivendo unicamente una vita interiore, senza mai collaudare questa trasformazione e questa unità mediante i contatti e le prove del lavoro e della vita esteriori? La compiutezza deve abbracciare il lavoro e i rapporti esteriori, non soltanto un'esistenza interiore di ritiro. La trasformazione e l'unificazione possono soltanto prodursi quando l'ego vitale rinuncia alle sue richieste, alle sue pretese e alle reazioni che queste causano quando rimangono insoddisfatte; non vi è altra via. L'atteggiamento che egli descrive, se mantenuto correttamente, è quello giusto. Gli ha dato dapprima l'inizio di una vera esperienza, la Luce (bianca e dorata) e la Forza discesa dal sahasradala che ha colmato tutto l'organismo, ma quando ha toccato le parti vitali, deve aver risvegliato le energie del prana nei centri vitali (ombelico e più sotto) e dato che questi non erano puri, tutte le impurità si sono sollevate (collera, sessualità, paura, dubbio, ecc.) e la mente si è offuscata per l'irruzione di queste forze vitali impure. Egli dice che tutto sta ora decrescendo, che la mente sta calmandosi, e gli impulsi vitali vengono, ma non restano. Non soltanto la mente, ma anche il vitale deve divenire calmo, facendo perdere a questi impulsi la loro forza di ricorrenza mediante il rifiuto e la purificazione. Una completa pace e purezza deve stabilirsi nell'adhara; soltanto allora avrà una base certa e sicura per un ulteriore progresso. Se non riesce a trattenere la Forza che scende in lui, dev'essere perché rimane troppo inertemente passivo e aperto a tutto. Bisogna essere passivi soltanto alla Forza divina, ma vigilanti per non mettersi alla mercé di altre forze. Se rimane passivo quando cerca di vedere Dio in un'altra persona, rischia di mettere se stesso a disposizione di ogni altra forza che sta lavorando attraverso quella persona, e far fluire le proprie forze verso di essa. È meglio non far tentativi di questo genere; è preferibile aspirare alla Pace e alla Forza che viene dall'alto, e ad una purezza assoluta, aprendosi soltanto a questa Forza. Esperienze come la sensazione del Divino ovunque (non soltanto in questa o quella persona) verranno da sole. Il nostro obiettivo è la realizzazione supermentale e, nelle condizioni proprie ad ogni stadio, dobbiamo fare tutto ciò che è necessario a questo scopo. Adesso la necessità consiste nel preparare la coscienza fisica; per questo una completa pace ed equanimità, una completa consacrazione, libera da ogni richiesta personale o 157 desiderio nel fisico e nel vitale inferiore, sono le cose che vanno saldamente fissate. Altre cose possono venire, nel momento opportuno. Per ora è necessario non insistere sulla vicinanza fisica, che è una di queste altre cose, ma sull'apertura psichica nella coscienza fisica e sulla sua costante presenza e guida. Non ci dovrebbe essere nessuna ricerca di potere, nessuna ambizione né egoismo del potere. Il potere o i poteri che vengono, dovrebbero essere considerati non come propri, ma come dono del Divino, per i fini del Divino. Si deve fare attenzione che non siano deformati dalle ambizioni o dall'egoismo, che non vi sia nessun orgoglio o vanità, nessun senso di superiorità, nessuna pretesa o egoismo dello strumento, solo una semplice e pura strumentazione psichica, della natura, appropriata per il servizio del Divino.
 

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