Sull'essere psichico 5.

Sull'essere psichico 5.
Scoprite, al posto dell'ego, il vero essere, particella del Divino, originato dalla Madre cosmica e strumento della manifestazione. Questo sentimento di essere una particella e uno strumento del Divino dovrebbe essere libero da ogni orgoglio, da ogni senso o rivendicazione dell'ego, da ogni affermazione di superiorità, da ogni esigenza e desiderio. Poiché, se questi elementi sono presenti, non è la vera cosa. (...) La calma, la discriminazione e il distacco (ma non l'indifferenza) sono molto importanti, poichè i loro opposti ostacolano moltissimo l'azione trasformatrice. L'intensità della aspirazione è necessaria, ma deve accompagnarsi a queste. Nessuna fretta, nessuna inerzia, né eccessivo ardore rajasico né scoraggiamento tamasico, solo una ferma, persistente invocazione ed azione. Non cercate di strappare o di afferrare la realizzazione, ma lasciate che essa venga dal di dentro e dall'alto e osservatene accuratamente il campo la natura e i limiti. Lasciate che il potere della Madre agisca in voi, ma state attenti ad evitare che vi si mescoli o vi si sostituisca l'azione o di un ego magnificato o di una forza dell'Ignoranza che si presenti come Verità. Aspirate soprattutto perché vengano eliminate ogni oscurità e incoscienza nella natura. Sono queste le condizioni principali per prepararsi alla trasformazione supermentale, ma nessuna di esse è facile, e devono essere complete prima che si possa dire che la natura è pronta. Se si riesce a stabilire il vero atteggiamento (psichico, non egoistico, aperto unicamente alla Forza divina), allora il processo può andare avanti molto più velocemente. Assumere e conservare il vero atteggiamento, favorire il cambiamento in se stessi, è l'aiuto che si può dare, l'unica cosa richiesta per contribuire al cambiamento generale. Sri Aurobindo - Lettere sulla Yoga Vol. I Cap. V pag. 191_192 19 Condizioni per l'emersione dello Psichico Nessuno è idoneo alla sadhana, nel senso che nessuno può farla unicamente con le proprie capacità. Si tratta di prepararci a fare entrare pienamente in noi la Forza, non nostra, che può fare la sadhana col nostro consenso e la nostra aspirazione. La meta dello yoga è sempre difficile da raggiungere, ma questa lo è più di ogni altra, ed è solo per coloro che hanno la vocazione e la capacità, che sono disposti ad affrontare ogni cosa ed ogni rischio, anche quello di fallire, e vogliono progredire verso una completa assenza di egoismo, di desiderio e di una sottomissione totale. Questo yoga implica non solo la realizzazione di Dio, ma una consacrazione ed una trasformazione totali della vita interiore ed esteriore, finché non sia idonea a manifestare una coscienza divina ed a far parte di un lavoro divino. Ciò comporta una disciplina interiore estremamente più esigente e difficile delle mere austerità morali e fisiche. Non si deve intraprendere questo yoga, se non si è sicuri del richiamo psichico e della propria determinazione ad andare fino in fondo. Per determinazione non intendo capacità ma buona volontà. Se c'è la volontà interiore di far fronte a tutte le difficoltà e di arrivare fino in fondo, senza preoccuparsi del tempo che ciò richiede, allora si può intraprendere il cammino. (...) Un chiaro richiamo interiore, una forte volontà ed una grande costanza sono necessarie per riuscire nella vita spirituale. (...) Quel che conta è quest'orientamento ed il richiamo (psichico) dentro di voi. (...) Se si è fondamentalmente sinceri, se si ha la volontà di procedere nonostante tutto e si è disposti ad essere onesti, questa è la miglior garanzia nella sadhana. Quando si entra nella vera coscienza (yogica), ci si accorge allora che si può far tutto, anche se per il momento si è (...) solo ad un piccolo inizio; ma un inizio basta, giacché la Forza ed il Potere sono presenti. La riuscita non dipende in realtà dalla capacità della natura esteriore (per la natura esteriore ogni superamento di sé sembra una difficoltà insormontabile), bensì dall'essere interiore; questo è il lavoro della sadhana e tale trasformazione verrà sicuramente con la sincerità, l'aspirazione e la pazienza. (...) Tuttavia è vero che "lo spirito soffia dove vuole" e che possiamo ricevere un impulso emotivo, un contatto o una realizzazione mentale delle cose spirituali quasi da ogni circostanza, come l'ebbe Bilwamangal grazie alle parole della cortigiana sua amante. Ovviamente, ciò accade perché qualcosa è pronto in qualche parte dell'essere; lo psichico aspetta, per così dire, la sua propria opportunità e coglie qualsiasi occasione nella mente, nel vitale o nel cuore per spalancare in essi una finestra. (...) (...) Attraverso la sua voce lo psichico, l'anima, suggerisce alla mente quello che vuole che si faccia. Bisogna accettarla, perché il consenso della natura, il consenso dell'uomo esteriore 20 alla voce interiore è necessario perché questa possa avere effetto. (...) Bisogna prendere il sankalpa (risoluzione) di consacrazione, offrirsi al Divino ed invocare il Suo aiuto e la Sua guida. Se non si è capaci di far questo subito, si rimanga pure in attesa, sempre aperti però alla continuazione ed allo sviluppo dell'esperienza, (...) finché essa non si imponga definitivamente al nostro stesso sentire. (...) In modo particolare, la sincerità è indispensabile allo sforzo spirituale, e la disonestà un ostacolo costante. (...) La casa del Divino non è chiusa a quanti bussino sinceramente alla sua porta, quali che siano stati nel passato le loro cadute e i loro errori. Le virtù e gli errori umani sono rivestimenti luminosi ed oscuri di un elemento divino interiore che, una volta abbia lacerato il velo, può ardere attraverso di essi, verso le Altezze dello Spirito. L'umiltà davanti al Divino è anch'essa una conditio sine qua non della vita spirituale, mentre l'orgoglio, l'arroganza, la vanità e la presunzione spirituali spingono sempre verso il basso. Ma la fiducia nel divino e la fede nel proprio destino spirituale (vale a dire: se il mio cuore e la mia anima cercano il divino, non posso non riuscire un giorno a raggiungerLo) sono assai necessarie date le difficoltà del Sentiero. L'apertura diretta del centro psichico è facile solo quando l'egocentrismo è assai diminuito, o è presente una potente bhakti per la Madre. L'umiltà spirituale e un senso di sottomissione e di dipendenza sono necessari. L'essere psichico può aprirsi completamente: quando il sadhaka si è sbarazzato dei movimenti vitali che si mescolano alla sua sadhana ed è capace di una semplice e sincera offerta di sé alla Madre. Se c'è qualsiasi genere di tendenza egoistica o movente insincero, se lo yoga viene fatto sotto la pressione di richieste vitali, o in parte o integralmente per soddisfare qualche ambizione spirituale o altra - orgoglio, vanità o ricerca di potere, di posizione o di influenza su gli altri -, o per soddisfare in qualche modo un desiderio vitale con l'aiuto della forza yogica, allora lo psichico non può aprirsi, o si apre solo in parte o solo a momenti per poi richiudersi di nuovo, perché è velato dalle attività vitali; il fuoco psichico si estingue nel soffocante fumo vitale. La stessa incapacità ad aprirsi si verifica se la mente assume la parte di guida nello yoga e respinge sullo sfondo l'anima interiore, o se la bhakti o altri movimenti della sadhana prendono una forma più vitale che psichica. Le condizioni per una totale apertura dello essere psichico sono: purezza, semplice sincerità e capacità di un'offerta di sé non egoistica, pura, senza pretese né richieste. Sri Aurobindo - Lettere sullo Yoga Vol. IV Cap. XXI pag. 160_162 Conoscere la strada non basta; bisogna percorrerla o, se non si è in grado di farlo, lasciarsi portare. La natura umana esteriore, vitale e fisica, resiste fino all'ultimo, ma l'anima, una volta che abbia sentito il richiamo, prima o poi arriva alla meta. Sri Aurobindo - Lettere sullo Yoga - Vol. I Cap. V Pag. 182_190 21 Difficoltà nel mantenere il contatto con l'essere psichico Quando qualcuno è destinato al Sentiero, ogni circostanza, attraverso tutte le deviazioni della mente e della vita, contribuisce in un modo o nell'altro a condurvelo. Sono il suo stesso essere psichico dentro di lui ed il Potere divino in alto ad utilizzare a questo fine le vicissitudini della mente e delle circostanze esteriori. Quando l'anima è destinata a progredire ed esiste una debolezza esteriore, le circostanze arrivano ad aiutare, che lo voglia o no, l'essere esteriore, se dietro c'è una aspirazione veramente sincera; altrimenti non succede. (...) Lo psichico, fintanto che è velato deve esprimersi attraverso la mente ed il vitale, e lì le sue aspirazioni si mescolano e si colorano della sostanza mentale e vitale. Così, la spinta psichica velata può esprimersi nella mente come una sete del pensiero di conoscere il Divino: (...). Nel vitale può esprimersi come una brama o un desiderio ardente del Divino. Ciò può portare molta sofferenza, a causa della natura del vitale, delle sue passioni, dei suoi desideri, dei suoi ardori inquieti, delle sue agitate emozioni, dei suoi annebbiamenti, delle sue depressioni e disperazioni. Tuttavia non tutti possono avvicinarsi al Divino, o almeno non subito, nel modo puramente psichico; gli approcci mentali e vitali all'inizio sono spesso necessari e, dal punto di vista spirituale, preferibili all'insensibilità verso il Divino. In entrambi i casi si tratta di un richiamo dell'anima, della spinta dell'anima; solo che assume una forma o una colorazione particolare dovuta alla pressione della natura mentale o vitale. Bisogna rendersi conto che i cambiamenti di umore sono attacchi che andrebbero subito rigettati, perchè non poggiano altro che su suggestioni di sfiducia in sé stessi e di incapacità, suggestioni prive di senso, giacché è mediante la grazia del Divino e l'aiuto di una Forza più grande della vostra, e non per capacità o merito personale, che si può raggiungere la meta della sadhana. Bisogna ricordare ciò e non identificarsi con tali suggestioni quando vengono, non accettarle ne subirle mai. Nessun sadhaka (discepolo, seguace dello Yoga), anche se avesse le capacità degli antichi Rishi e Tapaswi o la forza di un Vivekananda, può sperare di mantenere, durante i primi anni della sadhana, una continua buona condizione e una unione costante con il Divino, né di sentire ininterrottamente un richiamo od una aspirazione elevata. Lo spiritualizzare l'intera natura richiede molto tempo e, finché ciò non sia fatto, gli alti e bassi sono inevitabili. Bisogna coltivare ed acquisire una fiducia ed una pazienza costanti specialmente quando le circostanze sono contrarie, picchè quando esse sono favorevoli, è facile avere fiducia e pazienza. Le qualità sono utili nell'avvicinarsi al sentiero spirituale, mentre i difetti rappresentano ciascuno un serio impedimento sul cammino. La natura 22 sattvica è sempre stata ritenuta la più adatta e la meglio preparata alla vita spirituale, mentre la natura rajasica è ostacolata dai desideri e dalle passioni. D'altra parte la spiritualità è al disopra delle dualità, e la cosa più necessaria per raggiungerla è una vera aspirazione verso l'alto. Questa può venire tanto all'uomo rajasico quanto a quello sattvico. Se viene, il primo può grazie ad essa sollevarsi oltre i suoi difetti, i suoi desideri e le sue passioni, mentre il secondo può sollevarsi, oltre le sue virtù, alla Purezza, alla Luce e allo Amore divini. Ciò può ovviamente accadere solo se sia l'uno che l'altro conquistano la loro natura inferiore e la rigettano da sé; infatti, se ricadono in essa, è probabile che abbandonino il sentiero o almeno, finché dura la ricaduta, che vengano impediti di progredire interiormente. Ciò nonostante, la conversione di grandi peccatori in grandi santi, di uomini di poca o nessuna virtù in ricercatori spirituali e innamorati di Dio è frequentemente avvenuta nella storia religiosa e spirituale. (...) In coloro che hanno dentro di sé un sincero richiamo per il Divino, nonostante le difficoltà che la mente o il vitale possono presentare, gli assalti che possono venire, anche se il progresso è lento e difficoltoso, anche se ricadono indietro o abbandonano temporaneamente il sentiero, lo psichico finisce sempre per prevalere e l'Aiuto divino si dimostra efficace. Abbiate fiducia in questo e perseverate: Allora il traguardo è certo. Sri Aurobindo - Lettere sullo Yoga Vol. I Cap. V Pag. I84 - 190
 

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