9.

9. La Forza viene, solleva una parte della natura a un piano superiore, poi ridiscende a uno strato inferiore per sollevarlo a sua volta; questo movimento d'ascesa e di discesa è spesso assai duro perché la mente, che preferirebbe un'ascesa verticale, e il vitale, desideroso d'un rapido compimento, non possono né comprendere né seguire questo complesso movimento e ne sono irritati ed afflitti. Ma la trasformazione dell'intera natura non è di facile realizzazione e la Forza che l'attua sa, meglio della nostra mente ignorante o del nostro impaziente vitale, ciò che si deve fare. Una difficoltà molto seria che s'incontra nel corso dello yoga, è l'assenza di una volontà centrale che si mantenga sempre al di sopra delle onde di forza di Prakriti, sempre a contatto con la Madre, e che imponga alla natura il vero intento e la sua aspirazione. È così 48 perché non avete ancora imparato a vivere nel vostro vero essere; siete stato abituato a lasciarvi trasportare da ogni ondata di Forza che si gettava su di voi, di qualunque natura fosse, e ad identificarvi immediatamente con essa. È una delle cose che dovete disimparare; dovete scoprire il vostro vero essere, lo psichico che ne è il fondamento, e a vivere in esso. Per quanto dura sia la lotta bisogna lottare fino in fondo, qui e ora. La difficoltà è dovuta al fatto che non avete mai affrontato completamente il vero ostacolo e non l'avete conquistato. C'è in una parte fondamentale della vostra natura, una forte formazione dell'ego individuale che ha mescolato alla vostra aspirazione spirituale un tenace elemento d'orgoglio e di ambizione spirituale. Questa formazione non ha mai acconsentito a lasciarsi distruggere per far posto a qualche cosa di più vero e di più divino. Di conseguenza, ogni volta che la Madre ha posto su di voi la sua forza e che voi stesso l'avete attirata, questa formazione ha sempre impedito alla forza di compiere la sua opera come desiderava. Essa ha incominciato ad architettare secondo le idee della mente o le esigenze dell'ego, tentando di fare la propria creazione alla propria maniera, mediante la propria forza, la propria sadhana, la propria tapasya. Non c'è mai stata una vera sommissione, un dono di sé libero e semplice nelle mani della Madre divina. E tuttavia questo è il solo mezzo per riuscire nello yoga supermentale. Essere uno yogi, un sannyasi (Chi segue la via spirituale), un tapaswî (Chi segue una tapasya, un asceta), non è il fine. Il fine è la trasformazione, e questa può farsi solo per opera di una forza infinitamente superiore alla vostra, e si può ottenere soltanto abbandonandosi come un bambino nelle mani della Madre divina. Non c'è ragione che abbandoniate la speranza di riuscire nello yoga. Lo stato depressivo che avvertite attualmente è temporaneo e, prima o poi, si abbatte anche sui più forti sadhaka, ripresentandosi anche frequentemente. Non c'è altro da fare che resistere con la parte risvegliata dell'essere, respingere tutte le suggestioni avverse e aspettare, aprendovi per quel tanto che potete, al vero Potere fino alla fine della crisi o del cambiamento, di cui questa depressione è una tappa. Le suggestioni che assalgono la vostra mente e vi dicono 49 che non siete adatto allo yoga e che dovete ritornare alla vita comune, sono incitamenti di provenienza ostile. Idee del genere devono sempre essere respinte come invenzioni della natura inferiore che, se anche si fondano su apparenze che possono sembrare convincenti ad una mente ignorante, sono false, perché esagerano un moto passeggero e lo presentano come una verità esatta e definitiva. C'è una sola verità in voi e ad essa dovete afferrarvi continuamente: la verità delle vostre possibilità divine e il richiamo della vostra natura alla Luce superiore. Se vi aggrappate tenacemente ad essa o se ad essa tornate costantemente quando lasciate un poco la presa, la verità si giustificherà infine, nonostante tutte le difficoltà, tutti gli ostacoli e tutti i passi falsi. Tutto ciò che resiste, scomparirà col progressivo sviluppo della vostra natura spirituale. Ciò che è necessario, è la conversione e la sommissione del vitale. Esso deve imparare a non chiedere altro che la verità più alta e ad abbandonare ogni insistenza diretta a soddisfare i propri impulsi e i propri desideri inferiori. Nella vita spirituale è quest'adesione dell'essere vitale che reca la piena soddisfazione e la gioia a tutta la natura. Quando c'è l'adesione, diviene impossibile persino pensare ad un ritorno all'esistenza ordinaria. Nell'attesa, la volontà mentale e l'aspirazione psichica devono essere il vostro maggiore sostegno; se insisterete, il vitale finirà per cedere, convertirsi e sottomettersi. Stabilite nella vostra mente e nel vostro cuore la risoluzione di vivere per la Verità divina e solo per essa, respingete tutto ciò che le è contrario e incompatibile, e distoglietevi dai desideri inferiori; aspirate ad aprirvi al Potere divino e a lui solo. Fatelo con assoluta sincerità, e l'aiuto vivo e presente di cui avete bisogno non mancherà. L'atteggiamento che avete assunto è giusto. Questo sentimento e quest'atteggiamento vi aiutano a superare con grande rapidità gli attacchi che talvolta vi piombano addosso e vi gettano fuori della vera coscienza. Come giustamente affermate, prese così, le difficoltà divengono opportunità. Quando le difficoltà sono state affrontate con lo spirito giusto e sono state vinte, ci si accorge che un ostacolo è scomparse ed è stato fatto un primo passo avanti. 50 Il discutere, il resistere in qualche parte dell'essere, aumenta il disordine e le difficoltà. Per questo gli antichi yogi dell'India dichiaravano indispensabile una sottomissione senza riserve e un'obbedienza senza discussioni alle direttive del guru. Si esigevano, non per il bene del guru, ma per quello dello shishya (Discepolo). Una cosa è vedere i movimenti, un'altra, ben diversa, lasciarli entrare in voi. Si deve avere l'esperienza dell'aspetto buono delle cose, vederle e osservarle, condurle nel campo della coscienza e conoscerne l'essenziale natura. Ma non vi è alcuna ragione che si permetta loro di entrare in voi e possedervi. Solo il Divino o ciò che da esso proviene dev'essere ammesso. Dire che ogni luce è buona, è come dire che ogni acqua è buona, oppure che ogni acqua limpida e chiara è buona: non è vero. Si deve scoprire la natura della luce, da dove viene, che cosa contiene, prima di poter affermare che è la vera Luce. Esistono false luci e lampi ingannevoli ed anche luci inferiori che appartengono alle regioni infime dell'essere. Occorre dunque stare in guardia e distinguere; il vero discernimento verrà con la crescita del senso psichico, con la purificazione della mente e con l'esperienza. Il grido che avete udito non veniva dal cuore fisico, ma dal centro emotivo. La rottura del muro significava la rottura dell'ostacolo o di qualche ostacolo situato fra il vostro essere interiore e quello esteriore. La maggior parte delle persone vive nella propria ignorante personalità esteriore e ordinaria, che non si apre facilmente al Divino; tuttavia, vi è in essa un essere interiore che le è sconosciuto e che può facilmente aprirsi alla Luce e alla Verità. Ma un muro la separa da esso, un muro d'oscurità e d'incoscienza. Quando il muro crolla, avviene la liberazione. La calma, l'ananda, la gioia che avete provato subito dopo, provenivano da questa liberazione. Il grido che avete udito era il grido del vostro vitale sorpreso dalla rapidità del crollo e dell'apertura. La coscienza è normalmente imprigionata nel corpo, concentrata nei centri del cervello, del cuore e dell'ombelico (mente, emozioni e sensazioni). Quando la sentite elevarsi, o sentite che una parte di essa si eleva e si pone al di sopra del capo, vuol dire che la coscienza imprigionata si è liberata dalla formula del corpo. È la mente in voi che sale, prende contatto con qualcosa di più alto della 51 mente ordinaria e, di lassù, applica questa volontà mentale superiore per trasformare tutto il resto. Il senso di calore ed il tremito sono causati dalla resistenza e dalla mancanza di abitudine del corpo e del vitale a questa esigenza e a questa liberazione. Quando la coscienza mentale prende posizione al di sopra, in modo stabile o a volontà, questa prima liberazione diviene completa (siddha). Da là, l'essere mentale può liberamente aprirsi ai piani superiori o all'esistenza cosmica ed alle sue forze, e può agire con maggiore libertà e potere sulla natura inferiore. La Manifestazione divina procede attraverso la calma e l'armonia, non con sconvolgimenti catastrofici che sono, invece, indice di un conflitto tra le forze vitali contrarie o, comunque, di un conflitto sul piano inferiore. Vi preoccupate troppo delle forze avverse, infliggendovi così molti inutili tormenti. Fissate la vostra mente sull'aspetto positivo, apritevi al Potere della Madre, concentratevi sulla sua protezione, invocate la Luce, la calma, la pace, la purezza e la crescita nella coscienza e nella conoscenza divine. L'idea di venire sottoposti a prove non è un'idea sana e non dev'essere spinta troppo oltre. Le prove, infatti, non sono inflitte dal Divino, ma dalle forze dei piani inferiori, mentale, vitale e fisico, che il Divino tollera perché fanno parte dell'educazione dell'anima e l'aiutano a conoscere se stessa, i propri poteri e i limiti che debbono essere superati. La Madre non vi mette ogni momento alla prova; vi aiuta anzi costantemente ad elevarvi al di sopra della necessità delle prove e delle difficoltà, necessità che appartiene alla coscienza inferiore. Essere sempre cosciente di quest'aiuto sarà la vostra migliore difesa contro tutti gli attacchi, sia che vengano dalle forze avverse sia che vengano dalla vostra natura inferiore. Le forze ostili svolgono una determinata funzione, che esse stesse si sono attribuite: mettere alla prova la condizione degli individui, del lavoro, della terra stessa, e il loro stato di preparazione alla discesa e al compimento spirituali.
 

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