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38. Il silenzio spirituale non è un semplice vuoto e nemmeno è indispensabile astenersi da ogni attività per trovarlo. Quando una forza superiore scende dall'alto in un piano più basso, è diminuita e modificata dalla sostanza inferiore, il potere è minore e i movimenti mescolati con quelli di questo piano inferiore. Così, se il Potere sovramentale agisce attraverso la mente illuminata, solo una parte di questa verità e libertà si manifesta e diviene effettiva, soltanto ciò che riesce ad attraversare questa coscienza meno ricettiva. Ed anche ciò che riesce a passare è meno vero, più mescolato con altre sostanze, meno sovramentale e più facilmente alterato in qualcosa che è in parte verità e in parte errore. Quando questa forza indiretta e diminuita scende ancora più in basso, nella mente e nel vitale, rimane in essa qualcosa della Verità creativa sovramentale, ma anche ciò si mescola con formazioni mentali e vitali che la sfigurano e la rendono efficace solo a metà, e spesso inefficace. A volte direttamente e a volte indirettamente, mediante il potere sovramentale che libera la mente dai suoi limitati compartimenti stagni, la coscienza cosmica si apre nel ricercatore e lo fa divenire cosciente dello spirito cosmico e del gioco delle forze cosmiche. Dal piano sovramentale, o almeno attraverso di esso, si attua nel mondo il preordinamento originale delle cose, poiché da esso provengono le vibrazioni determinanti. Ma vi sono movimenti corrispondenti su tutti i piani, su quelli della mente, del vitale e anche del fisico, ed è possibile, in una chiara o illuminata condizione della coscienza inferiore, divenire cosciente di questi movimenti, comprendere l'ideazione delle cose ed essere sia uno strumento cosciente, sia, in un grado limitato, una Volontà o Forza determinante. Ma la sostanza dei piani inferiori è sempre mescolata con le forze sovramentali e ne diminuisce, o anche falsifica o perverte, la verità e il potere. 178 È persino possibile per il Sovramentale di trasmettere ai piani inferiori della coscienza qualcosa della Luce supermentale; ma finché la Supermente non si manifesta direttamente, la sua Luce rimane modificata dal Sovramentale stesso, e ancor più modificata nell'applicazione dalle necessità, esigenze e possibilità che tendono a circoscrivere la natura individuale. Questa Luce diminuita e modificata non può riuscire nei suoi intenti in modo così immediato ed assoluto come lo farebbe, per esempio, per purificare il fisico, un'azione supermentale piena e diretta. Il suo successo è ancora relativo, condizionato dalla natura individuale e dall'equilibrio delle forze universali, ostacolato dalla resistenza opposta dai poteri avversi, frustrato nel suo perfetto risultato dalla cattiva volontà di finire dei giochi inferiori, limitato nel suo campo d'azione o nella sua efficacia dalla assenza di un totale consenso nella natura fisica. La coscienza cosmica non appartiene in modo particolare al Sovramentale; essa abbraccia tutti i piani. L'uomo è attualmente chiuso nella sua coscienza individuale di superficie e conosce il mondo (o piuttosto la sua superficie) unicamente attraverso la mente esteriore e i sensi, interpretando i loro contatti con il mondo. Mediante lo Yoga può aprirsi in lui una coscienza che diventa una con quella del mondo; egli diviene direttamente conscio di un Essere universale, di stati universali, della Forza e del Potere universali, della Mente, della Vita e della Materia universali, e vive in rapporto cosciente con queste cose. Si dice allora che possiede una coscienza cosmica. Fissare un momento preciso è impossibile, eccetto nelle due regioni della certezza: in quella puramente materiale che è il campo delle certezze matematiche, e in quella supermentale delle certezze divine. Nei piani intermedi, dove la vita ha la sua parola da dire e le cose devono evolversi tra urti e tensioni, il Tempo e l'Energia sono in un troppo continuo cambiamento e possono scuotere il rigore di una data o di un programma prestabiliti. 5. Fede. Abbiate fede nel Divino, nella Grazia divina, nella verità della sadhana, nel trionfo finale dello Spirito sulle difficoltà mentali, 179 vitali e fisiche, nel sentiero e nel Guru, nell'esperienza di cose che non siano le argomentazioni filosofiche di Haeckel, Huxley o Bertrand Russell, perché se queste cose non sono vere, lo Yoga non avrebbe senso. L'anormale abbonda in questo mondo fisico e il sovranormale pure. Su questo soggetto, a parte ogni questione di fede, un uomo veramente razionale, con una mente libera (non legato con la triplice corda dell'irrazionale incredulità a priori come lo sono i razionalisti o i cosiddetti liberi pensatori), non deve immediatamente gridare: Impostura! Falsità! , ma aspettare per giudicare ad avere l'esperienza e la conoscenza necessarie. Negare nell'ignoranza non vale molto più che affermare nell'ignoranza. La fede che si richiede a un sadhaka nelle cose spirituali, non è tanto un'ignorante, quanto una luminosa fede: fede nella luce, non nell'oscurità. È chiamata cieca dagli intelletti scettici perché rifiuta di essere guidata dalle apparenze esteriori, o da quelli che sembrano essere fatti: essa cerca la verità che sta dietro e non si appoggia alle grucce della prova e dell'evidenza. È un'intuizione che non aspetta l'esperienza per essere giustificata, ma conduce all'esperienza stessa. Se credo nella capacità di autoguarigione, troverò dopo qualche tempo il modo di guarirmi. Se ho fede nella trasformazione, finirò per scoprire il processo della trasformazione. Ma se incomincio con il dubbio e continuo con dubbi ancora più grandi, fino a che punto potrò proseguire il viaggio? La fede non dipende dall'esperienza; è qualcosa che esiste prima dell'esperienza. Quando s'incomincia lo Yoga, l'inizio non è generalmente basato sulla forza dell'esperienza, ma sulla fede. Non soltanto è così nello Yoga e nella vita spirituale, ma anche nella vita comune. Tutti gli uomini d'azione, esploratori, inventori, creatori di conoscenza, procedono con la fede finché la prova non si presenti o l'impresa riesca, e vanno avanti malgrado le delusioni, i fallimenti, le contraddizioni, le negazioni, perché vi è qualcosa che dice loro che sono sul cammino della verità e che l'impresa dev'essere portata a termine. Ramakrishna ha persino detto, quando gli fu chiesto se avere fede cieca non fosse sbagliato, che la fede cieca era la sola che si dovesse avere, poiché la fede o è cieca o non è fede, ma qualcos'altro: deduzione ragionata, convinzione provata, conoscenza accertata. 180 La fede è la testimonianza dell'anima verso qualcosa non ancora manifestato, compiuto o realizzato, ma che Colui che conosce in noi, anche senza previe indicazioni, sente che è vero o di estremo valore il seguirlo e realizzarlo. Qualcosa in noi persiste anche se nella mente manca una fondata credenza, anche quando il vitale lotta, si rivolta e rifiuta. Chi è colui che praticando lo Yoga non ha periodi, lunghi periodi, di delusione e di smacchi, di incredulità e di oscurità? Ma vi è qualcosa in lui che lo sostiene e lo spinge suo malgrado; perché sente che quello che segue è vero, e più che sentirlo, lo sa. La fede fondamentale nello Yoga, inerente all'anima, è che il Divino esiste, e che il Divino è la sola cosa che bisogna seguire; in confronto ad Esso, null'altro nella vita ha qualche valore. Finché un uomo ha questa fede, è segnato per la vita spirituale e se anche la sua natura fosse piena di ostacoli, gremita di negazioni e di difficoltà e dovesse lottare per anni ed anni, è destinato al successo nella vita spirituale. Dovete acquisire la fede, una fede che sia in accordo con la ragione e il buon senso, che se il Divino esiste e vi ha chiamato sul Sentiero (come è evidente), non può mancare, dietro tutto ciò, una Guida divina, che vi farà raggiungere la meta attraverso e nonostante tutte le difficoltà. Non ascoltate le voci ostili che vi predicono il fallimento o quelle di un vitale impaziente che fanno eco; non credete, perché vi sono grandi difficoltà, che non riuscirete, o che se il Divino non si è ancora rivelato non si rivelerà mai, prendete invece l'atteggiamento che ognuno prende quando fissa la propria mente su una grande e difficile meta: Persevererò finché riuscirò, malgrado tutte le difficoltà . Al che, chi crede nel Divino aggiunge: Il Divino esiste, la mia ricerca non può fallire. Continuerò attraverso tutte le difficoltà fino a trovarlo . Non chiedo a nessuno una fede senza discriminazione , chiedo solo una fede fondamentale, protetta da un paziente e tranquillo discernimento, poiché questi elementi sono naturali nella coscienza di un ricercatore spirituale, ed è il sistema che ho usato io stesso, constatando che abolisce la necessità del dilemma: o dubitare di ogni cosa ultrafisica, o essere interamente credulo , che è l'argomento di repertorio del materialista. Il vostro dubbio, come vedo, ritorna costantemente alla carica con la ripetizione di questa formula, malgrado la mia contraddizione,, e ciò conferma quanto vi 181 dicevo sull'impossibilità di convincere il dubbio perché rifiuta per natura di lasciarsi convincere, ripetendo senza fine il vecchio ritornello. Non vedo come il metodo della fede nelle cellule possa essere paragonato a mangiare una fetta di luna . Nessuno ha mai avuto una fetta di luna, ma guarire le cellule con la fede è un fatto reale e una legge della Natura, spesso dimostrato anche al di fuori dello Yoga. Il modo per ottenere la fede e tutto quel che segue, consiste in battersi per averli, rifiutando di disperarsi o di rinunciare prima di averli raggiunti. È questo il modo col quale si sono ottenute le cose da che la terra ha cominciato ad avere creature pensanti dotate di aspirazione. Bisogna aprirsi sempre alla Luce e volgere le spalle alle Tenebre. Bisogna rifiutarsi alle voci che dicono con persistenza: Non puoi, non riuscirai, sei incapace, sei vittima di un sogno ; perché sono voci nemiche che col loro clamore stridente ci escludono dal risultato che si preparava, offrendoci alla fine la sterilità del risultato come prova della loro tesi. La difficoltà dell'impresa è conosciuta, ma il difficile non è l'impossibile; la cosa difficile è stata realizzata, e trionfare delle difficoltà costituisce tutto ciò che vi è di più prezioso nella storia della terra. E nello sforzo spirituale sarà la stessa cosa. Dovete soltanto decidervi risolutamente ad uccidere il rakshasa e le porte vi si apriranno come è accaduto a tanti altri che erano trattenuti dalla loro mente o dalla loro natura vitale. 6. Amore, Bhakti, Emozione Sul sentiero dell'ahaitukî bhakti (16), tutto può essere convertito in un mezzo; la poesia e la musica, per esempio, non sono più soltanto poesia e musica e neppure un'espressione della bhakti, ma possono divenire il mezzo per apportare l'esperienza dell'amore e della bhakti. La stessa meditazione diviene non più uno sforzo di concentrazione mentale, ma un fiotto d'amore, di adorazione e di preghiera. 16 Devozione che non dipende da nessuna cosa: devozione assoluta. 182 Il vero scopo dello Yoga è il cambiamento di coscienza. Conquistando una nuova coscienza o svelando la coscienza nascosta nel nostro vero essere interiore, manifestandola e perfezionandola progressivamente, si ottiene prima il contatto e poi l'unione con il Divino. Ananda e bhakti fanno parte di questa più profonda coscienza e, soltanto quando si vive e si cresce in essa, ananda e bhakti possono diventare permanenti. Si possono avere fino allora esperienze d'ananda e di bhakti, ma non in modo costante e permanente. Ma lo stato di bhakti e un sempre crescente dono di sé non vengono a tutti sino dagli inizi della sadhana; anzi, la maggior parte delle persone dovrà compiere un lungo tragitto di purificazione e di tapasya prima che la bhakti si schiuda; esperienze di questo genere, in principio rare e spaziate, in seguito più frequenti, sono le tappe del progresso.
 

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