4.

4. Quando c'è questa attività che vela, molto lavoro deve svolgersi dietro lo schermo mobile della mente, e il sadhaka crede che niente stia avvenendo quando invece si opera una grande preparazione. Se volete un progresso più rapido e visibile, l'otterrete solo portando in primo piano il vostro essere psichico, mediante un dono di voi stesso costante. Aspirate intensamente, ma senza impazienza. Bisogna avere, nella sadhana, una mente, una forza-di-vita e un corpo resistenti. Si deve, in special modo, fare tutto il possibile per rifiutare il tamas e per introdurre vigore e forza nelle strutture della natura. 26 Il cammino dello yoga dev'essere una cosa viva e non un principio mentale o un metodo prestabilito, cui si aderisce contro tutte le variazioni necessarie. Non turbarsi, rimanere fiducioso e sereno, è il vero atteggiamento da assumere, ma è anche necessario ricevere l'aiuto della Madre e non sottrarsi alla sua premura con un pretesto qualsiasi. Non ci si deve giustificare con idee d'incapacità, d'inettitudine a rispondere all'aiuto della Madre, insistendo troppo sui difetti e sugli insuccessi, dando così adito alla mente di essere addolorata e vergognosa, perché sono idee e sentimenti che finiscono per divenire sorgenti di debolezza. Se esistono difficoltà, inciampi o insuccessi, è bene considerarli tranquillamente ed invocare con calma e perseveranza l'aiuto divino per rimuoverli, senza abbandonarsi all'inquietudine, all'agitazione, allo scoramento. Il sentiero dello yoga non è facile e il cambiamento totale della natura non può attuarsi in un giorno. La depressione e il conflitto vitale sono indubbiamente l'effetto di una tensione per il desiderio troppo impaziente di ottenere un risultato. In tal modo, quando nella coscienza si produce una caduta, la causa è da ricercarsi in un vitale angosciato, deluso e confuso, che viene alla superficie, invaso completamente dalle suggestioni del dubbio, della disperazione e dell'inerzia provenienti dal lato oscuro della Natura. Dovete avanzare verso una base consistente di calma e di equanimità nel vitale e nel fisico, come nella coscienza mentale. Che avvenga pure una completa discesa di potere e di ananda, ma in un adhar (Involucro fisico) saldo, capace di contenerlo; solo la completa equanimità dà questa capacità e fermezza. Ampiezza e calma sono le basi della coscienza yoghica e la condizione migliore per la crescita e l'esperienza interiori. Se si riesce a stabilire nella coscienza fisica una vasta calma che occupi e riempia il corpo stesso e tutte le sue cellule, può divenire la base della sua trasformazione; in realtà, senza questa ampiezza e calma la trasformazione sarebbe difficilmente possibile. Il fine della sadhana è che la coscienza si elevi fuori del corpo e si stabilisca al di sopra, diffondendosi in vastità ovunque, senza limitarsi al corpo. Così liberati, ci si apre a tutto ciò che è al di sopra di questo stato, al di sopra della mente ordinaria, e si riceve tutto ciò 27 che scende dall'alto, osservando da lì tutto quello che è in basso. Allora è possibile divenire il libero testimone dei piani inferiori e, dominandoli, convertirsi in ricettacolo o canale di tutto ciò che scende a far pressione sul corpo per prepararlo a divenire lo strumento di una manifestazione superiore e per rimodellarlo secondo una natura e una coscienza superiori. Quello che vi succede indica che la coscienza tenta di fissarsi in questa liberazione. Quando si è in questo stadio, l'individuo trova la libertà del Sé, il grande, vasto silenzio e la calma immutabile; ma si deve far scendere questa calma anche nel fisico, in tutti i piani inferiori, in modo che essa si stabilisca come qualcosa che, presente dietro ogni moto, li contenga tutti. Se la vostra coscienza si innalza al di sopra del capo, vuol dire che va oltre la mente comune verso il centro che, al di sopra, riceve la coscienza superiore, oppure verso gli stadi ascendenti della coscienza superiore. Il primo risultato è il silenzio e la pace del Sé, base della coscienza superiore, che possono successivamente scendere nei piani inferiori e nel corpo stesso. La Luce e la Forza possono anche scendere. L'ombelico e i centri situati al di sotto sono quelli del vitale e del fisico; qualcosa della Forza superiore può essere sceso fin lì. 28 2. Fede, Aspirazione, Dono di sé Il nostro yoga esige che la vita venga unicamente e completamente consacrata all'aspirazione, a scoprire ed incarnare la Verità divina. Dividere la propria vita tra il Divino ed attività o scopi esteriori, che nulla hanno a che vedere con la ricerca della Verità, è inammissibile. La minima divisione in questo senso rende impossibile qualsiasi successo nello yoga. È necessario scendere profondamente in se stessi, per consacrarsi completamente alla vita spirituale. Ogni attaccamento alle preferenze mentali deve scomparire, ogni insistenza sui fini, gli interessi e le attrazioni del vitale dev'essere messa da parte; ogni attaccamento egoistico alla famiglia, agli amici, alla patria deve cadere se volete riuscire nello yoga. Tutto ciò che deve esprimersi esteriormente come energia od azione, deve procedere dalla Verità che è stata scoperta e non dai motivi inferiori della mente e del vitale; dalla Volontà divina e non da una scelta personale o da preferenze dell'ego. Le teorie mentali non hanno eccessiva importanza, perché la mente forma o accetta le teorie che sostengono le inclinazioni dell'essere. Ciò che importa è questa inclinazione e il richiamo dentro di voi. La consapevolezza di un'Esistenza, di una Coscienza e di una Beatitudine supreme, che non sono semplicemente un Nirvana negativo o un Assoluto statico e amorfo, bensì anche dinamiche; la percezione che questa Coscienza divina può essere realizzata non solo nell'aldilà, ma anche qui, e la conseguente accettazione di una vita divina quale scopo del nostro yoga, non appartengono alla mente. Non si tratta di teorie mentali (sebbene questo modo di vedere possa reggersi intellettualmente tanto bene quanto un altro, se non meglio), ma di esperienza e, prima che l'esperienza si presenti, di fede dell'anima che contiene in sé l'assenso della mente e della vita. Chi è in contatto con la Luce superiore, e ne ha l'esperienza, può seguire questa via anche se le parti inferiori del suo essere la trovano ardua. Può seguirla anche colui che, pur non avendo l'esperienza, è toccato dalla Luce, ne sente il richiamo, ne riceve la convinzione e la spinta all'adesione dell'anima. 29 Le vie del Divino non sono le stesse della mente umana, e non si conformano ai nostri piani. È dunque impossibile giudicarle e decidere che cosa Egli debba o non debba fare, perché lo sa meglio di noi. Se appena si ammette l'esistenza del Divino, mi sembra che la vera ragione e la bhakti siano entrambe concordi nell'esigere una fede e una sommissione implicite. Nella sadhana il vero atteggiamento non è quello di imporre la propria mente e la propria volontà vitale al Divino, bensì di ricevere la volontà divina e seguirla. Non dire: Ho diritto, mi manca, richiedo, esigo, ho bisogno della tal cosa, perché non mi viene concessa? ; ci si deve invece dare, abbandonare, si deve ricevere con gioia tutto quello che ci viene dal Divino, senza affliggersi né ribellarsi. È l'atteggiamento migliore. Allora riceverete ciò di cui avete veramente bisogno. La fede, la fiducia in Dio, la sommissione e il dono di sé al Potere divino sono necessari e indispensabili. La fiducia in Dio non deve costituire una scusa per abbandonarsi all'indolenza, alla debolezza e agli impulsi della Natura inferiore, deve esserci contemporaneamente un'aspirazione infaticabile e un persistente rifiuto di tutto ciò che ostacola la Verità divina. L'abbandono al Divino non deve diventare una scusa, un pretesto o l'occasione per abbandonarsi ai propri desideri, ai moti inferiori o al proprio ego, ovvero a qualche Forza ignorante e oscura che falsamente prende l'apparenza del Divino. Aspirate, mantenetevi aperto alla Madre, respingete tutto ciò che è in contrasto con la sua volontà e lasciatela agire in voi, compiendo per lei tutto il vostro lavoro con la fede assoluta che solo mediante la sua forza potete compierlo. Se vi manterrete così aperto, otterrete a suo tempo la conoscenza e la realizzazione. In questo yoga, tutto dipende dalla capacità di aprirsi o meno all'Influsso. Se ci sono una sincera aspirazione e una perseverante volontà d'arrivare ad una coscienza superiore, nonostante tutti gli ostacoli, l'apertura avverrà certamente sotto una forma o un'altra. Il tempo impiegato dipenderà dallo stato della mente, del cuore e del corpo e dal loro grado di preparazione. Per questo, se manca la pazienza necessaria, le difficoltà iniziali possono indurre ad abbandonare lo sforzo. Non c'è nessun altro metodo, nel nostro yoga, salvo quello di concentrarsi, preferibilmente nel cuore, 30 invocando la presenza e il potere della Madre perché prenda possesso dell'essere e trasformi la coscienza con l'azione della sua forza. Ci si può anche concentrare nel capo o tra le sopracciglia, ma per molti è una via d'apertura troppo difficile. Quando la mente è tranquilla, la concentrazione forte, ed intensa l'aspirazione, vi è un inizio di esperienza. più grande è la fede, più rapido sarà il risultato. Per il resto non ci si deve affidare solamente al proprio sforzo: bisogna riuscire a stabilire un contatto con il Divino ed essere ricettivi al Potere e alla Presenza della Madre. I difetti della vostra natura non hanno nessuna importanza. Solo è importante che vi manteniate aperto alla Forza. Nessuno può trasformarsi senza aiuto e mediante i propri sforzi. Solo la Forza divina può trasformarvi.

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