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37. Vi sono alcune forze mescolate e completamente relative, talvolta lievemente efficaci, tal’altra inefficaci, che potrebbero essere sviluppate in qualcosa di reale, se poste sotto il controllo del Divino e a Lui sottomesse. Ma l'ego interviene, esagera queste piccole cose, le rappresenta come qualcosa di grande e di unico e rifiuta di offrirle. Allora il sadhaka non compie nessun progresso, vaga nella giungla della propria immaginazione senza alcuna discriminazione o senso critico, o fa intervenire una quantità di forze confuse che è incapace di capire o di dominare. Dipende dall'energia manifestata nel lavoro. Ma nella misura in cui la pace e il contatto crescono, si sviluppa una doppia coscienza, 15 Ripetizione della sillaba sacra Aum (pranava). 172 una impegnata nel lavoro, l'altra in disparte, silenziosa, che osserva o si volge verso il Divino, in questo stato di coscienza, l'aspirazione può essere mantenuta, anche quando la coscienza esteriore è rivolta verso il lavoro. Vi è ampiezza nello psichico? L'ampiezza viene quando si supera, o s'incomincia a superare, la coscienza individuale e ci si diffonde verso l'universale. Ma lo psichico può essere attivo anche nella coscienza individuale. Come avviene la lacerazione del Velo? Avviene da sola mediante la pressione della sadhana. Può anche essere provocata da una concentrazione o da uno sforzo specifici. È certamente meglio che lo psichico sia cosciente ed attivo, prima che venga rimosso il velo o lo schermo fra la coscienza individuale e quella universale, il che avviene quando l'essere interiore passa in primo piano in tutta la propria ampiezza. Allora il rischio delle difficoltà provenienti da quella che ho chiamato Zona intermedia, è assai minore. L'impersonalità in sé non è il Divino. Tutti questi errori possono essere commessi, e lo sono, da molti che pretendono di essere in una coscienza impersonale. Una forza può essere universale ma può anche essere una forza negativa. Molti pensano di essere impersonali e liberati dall'ego perché obbediscono a una forza o a qualcosa più grande della loro personalità, ma quella forza o quel qualcosa può essere ben altro che il Divino, e possederli attraverso qualche elemento della loro personalità o ego. In realtà, c'è qui una sola Forza o Energia, ciò che viene chiamato energia individuale, non appartiene all'individuo, ma all'unico Potere universale. Nella stessa e unica Energia infinita si deve fare una distinzione tra la Forza divina, che scende da sopra la mente, e l'Energia universale inferiore con tutte le sue forme, i suoi movimenti, le sue onde e correnti diverse, che entrano in voi dall'esterno. L'Energia inferiore procede anch'essa dalla Shakti divina, ma ha perduto il contatto con la verità della sua origine e manca della guida diretta. Quando queste energie universali vengono in contatto con la Forza divina, le vanno incontro, si lasciano prendere, occupare, cambiare, e in tal modo, purificate, elevate e trasformate, diventano 173 un movimento della Forza divina. Quando non sono in contatto con la Forza divina, non obbedendo al suo impulso, ma agendo per conto loro, sono oscure, deviate, impure, mescolate e confuse, sono poteri dell'Ignoranza. Tenetevi dunque sempre in contatto con la Forza divina. La miglior cosa per voi, è farlo semplicemente, lasciando che la Forza svolga la sua opera. Ovunque sia necessario prenderà possesso delle energie inferiori e le purificherà; in altri momenti si svuoterà di queste e vi riempirà di se stessa. Ma se lasciate che la vostra mente vi diriga, discuta e decida ciò che dev'esser fatto, perderete contatto con la Forza divina, le energie inferiori cominceranno ad agire per loro conto, e tutto diverrà confusione e movimenti sbagliati. È ancora peggio cercare di attirare queste energie universali inferiori da coloro che vi circondano, intrattenendo con loro uno scambio vitale; che cosa avete da guadagnarne? Al contrario, vi condurrebbe a una più grande confusione e vi causerebbe ogni sorta di danni e di noie. Spesso l'associazione di queste energie universali con altri è un errore della vostra mente. Essa cerca sempre di fissarle su qualcuno e spesso le fissa a caso, sull'uno o sull'altro, oppure in base a vecchie esperienze che non sono più valide. Per esempio, ciò che chiamate la forza di X, non era sua, ma una forza ostile universale che in un dato momento si serviva di X; in seguito a un'associazione mentale che si è prolungata nel vostro spirito si presenta ancora a voi come se gli appartenesse, anche se probabilmente adesso non ha più nulla a che fare con lui. Mantenendo la vecchia associazione, offrite semplicemente una buona opportunità a questa indesiderabile energia di venire su di voi. Seguite sempre la sola regola di aprirvi direttamente alla Forza divina e non ad altre; se vi mantenete in contatto con essa, tutto il resto si sistemerà progressivamente da solo. Non vi può essere vita fisica senza ordine e ritmo. Quando quest'ordine viene modificato, dev'esserlo in obbedienza a una crescita interiore e non per il piacere di una novità esteriore. È sempre una certa parte superficiale della natura vitale inferiore che cerca le novità e i cambiamenti esterni fine a se stessi. 174 Soltanto attraverso un continuo sviluppo interiore si può trovare nella vita sempre qualcosa di nuovo e un interesse che non viene mai meno. Non vi è altra via soddisfacente. Ciò che avete sentito a proposito della sostituzione è esatto. La trasformazione procede in gran parte togliendo o espellendo il vecchio sé superficiale e i suoi movimenti) che vengono sostituiti con un nuovo sé più profondo e con il vero modo di operare. Non importa se i sentimenti superiori, devozione, ecc., vi sembrano talvolta come un'influenza o una coloritura; vi sembra così quando vi sentite nel fisico, nel vitale o nella mente esteriori. Queste sensazioni appartengono in realtà al vostro sé interiore, alla vostra anima, allo psichico in voi e diventano normali e naturali quando siete in questa coscienza. Ma quando la vostra coscienza si sposta, divenendo più esteriore, queste azioni dell'anima o della coscienza divina sono sentite come esteriori, come un semplice influsso. Dovete comunque aprirvi ad esse costantemente; allora sempre più vi penetreranno progressivamente o verranno in onde o flussi successivi, continuando fino a che abbiano colmato la mente, il vitale e il corpo. Allora le sentirete sempre non soltanto come normali, ma come parte del vostro vero essere e come la vera sostanza della vostra natura. Nelle abituali condizioni del corpo, lo si può spingere a lavorare troppo con l'aiuto della forza vitale; ma appena il lavoro è compiuto, la forza vitale si ritira e il corpo risente della fatica. Se l'esperienza si ripete troppo spesso, l'eccesso può causare il collasso della salute e della forza. Per ricuperarsi, diviene allora necessario il riposo. Se tuttavia la mente e il vitale prendono l'abitudine di aprirsi alla Forza della Madre, sono allora sostenuti da questa Forza e possono esserne anche largamente riempiti; la Forza fa il lavoro e il corpo non risente sforzo o fatica, né prima né dopo. Ma anche in questo caso, a meno che il corpo stesso sia aperto e possa assorbire e mantenere la Forza, un sufficiente riposo tra un lavoro e l'altro è assolutamente necessario. Altrimenti, benché il corpo possa resistere a lungo, alla fine può correre il pericolo di un collasso. Il corpo può essere sostenuto per molto tempo quando l'influsso opera pienamente e vi sia nella mente e nel vitale una fede e un'invocazione dirette verso un solo 175 fine; ma se la mente o il vitale sono disturbati da altre ingerenze o si aprono a forze che non siano quelle della Madre, allora vi sarà una situazione confusa, si avrà a volte vigore, a volte fatica, sfinimento o malattia, o una mescolanza delle due cose. Infine, se non solo la mente e il vitale sono aperti, ma anche il corpo partecipa di questa apertura e può assorbire la Forza, cose straordinarie possono essere fatte nel campo del lavoro senza che l'essere fisico si esaurisca. Tuttavia, anche allora il riposo è necessario. Per questo insistiamo con quelli che hanno l'impulso al lavoro affinché mantengano un equilibrio appropriato tra riposo e lavoro. Una completa liberazione dalla fatica è possibile, ma ciò avviene soltanto quando una completa trasformazione della legge del corpo si compia mediante la piena discesa della Forza supermentale nella natura terrestre. La coscienza mentale, vitale e fisica di ogni individuo è generalmente chiusa in se stessa; non è ampia ma limitata, si vede come il centro di tutto, giudica ogni cosa secondo le proprie impressioni, ignorando tutto ciò che è in realtà. Ma quando con lo Yoga incominciamo ad aprirci alla vera coscienza, questa barriera comincia allora a cedere. Si sente la mente divenire più ampia ed infine anche la coscienza fisica diviene più vasta, sino a sentire il tutto in voi e voi nel tutto. Allora divenite uno con la Coscienza universale della Madre. Questa è la ragione per la quale sentite la mente ampliarsi. Ma vi è ancora molto al di sopra della mente umana, ed è per questo che sentite come un mondo al di sopra del vostro capo. Sono queste le comuni esperienze del nostro Yoga. Ed è soltanto il principio. Ma affinché questo possa continuare a svilupparsi, dovete divenire sempre più tranquillo, sempre più capace di contenere tutto ciò che viene, senza troppa impazienza ed eccitamento. Pace e calma sono le prime cose, e con esse l'ampiezza; nella pace, potrete contenere tutto l'amore o l'ananda che verrà, qualunque forza o conoscenza si presentino. Chit è la pura coscienza, come in Sat-Chit-ananda. Chitta è la sostanza mescolata della coscienza mentale-vitale-fisica da cui sorgono i moti di pensiero, emozioni, sensazioni, impulsi, ecc.. Sono questi che nel sistema di Patanjali, devono essere fatti tacere, in 176 modo che la coscienza possa rimanere immobile ed entrare nel samadhi. Il nostro Yoga ha scopi diversi. I movimenti della coscienza comune debbono essere tranquillizzati, e nella quiete si deve far scendere una coscienza superiore con i poteri che trasformeranno la natura. Se sopprimete le chitta-vritti, non avrete più nessun movimento del chitta; tutto sarà immobile finché non abolirete la soppressione, o sarà talmente immobile che non vi potrà essere altro che immobilità. Se le fate finire, chitta sarà calmo e qualsiasi movimento che si presenti non disturberà la quiete. Se le controllate, divenendone il padrone, dominandole, il chitta resterà immobile o attivo a vostro piacimento, e la sua azione vi permetterà di sbarazzarvi di tutto ciò che vorrete, e di far venire solo quello che vedrete di vero e di utile. I mezzi negativi non sono cattivi; sono utili per il loro scopo, che è di ritirarsi dalla vita. Ma dal punto di vista positivo, sono svantaggiosi poiché aboliscono i poteri dell'essere, invece di divinizzarli per trasformare la vita. Ciò che la vita ha messo nel ricettacolo vitale può essere tolto, rovesciandolo, rivolgendolo verso il Divino e non verso se stesso. Vi accorgerete che il vitale è tanto eccellente strumento quanto pessimo maestro. Non vi è nessun male a concentrarsi talvolta nel cuore e talvolta al di sopra della testa. Ma la concentrazione in uno o nell'altro di questi punti non significa fissare l'attenzione in un luogo determinato; dovete collocare la vostra coscienza in uno di questi punti e concentrarvi non in esso, ma sul Divino. Si può fare con gli occhi chiusi o aperti, come meglio preferite. Potete concentrarvi sul sole, ma la concentrazione sul Divino è preferibile a quella sul sole. La sola intensità della forza non significa che sia una forza negativa; la Forza divina opera spesso con grande intensità. Tutto dipende dalla natura della forza e dalla sua azione: che cosa fa, quale sembra essere il suo scopo? Se lavora per purificare o aprire il sistema, se apporta con sé luce e pace o prepara il cambiamento del pensiero, delle idee, dei sentimenti, del carattere nel senso di volgerli verso una coscienza più elevata, allora è la buona forza. Se 177 invece è torbida, oscura, o turba l'essere con suggerimenti rajasici o egoistici o eccita la natura inferiore, allora è una forza avversa. Perché pensare che la Madre non approva l'espressione, purché sia la vera espressione della vera cosa, o supporre che il silenzio e la giusta espressione siano contraddittori? La vera espressione esce da un assoluto silenzio interiore.
 

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