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36. È assolutamente possibile per un comune sadhaka raggiungere tale equilibrio; non è necessario essere divini per poterci arrivare. È vero che la giusta via verso la trasformazione consiste nell'elevarsi a una coscienza più alta della comune coscienza umana. Nessun risultato permanente o completo può essere ottenuto rimanendo semplicemente nell'ordinaria coscienza inferiore, cercando di respingere da lì i movimenti sbagliati. Ma in questo caso ci sono vari punti di cui dovete prender nota, altrimenti questa percezione può essere accompagnata da errori. 1) Come avete successivamente visto, tutte le parti e le personalità dell'essere devono partecipare alla coscienza superiore, altrimenti i vecchi moti continueranno sotto vari pretesti. 2) Parlate di respingere il vitale inferiore, ma soltanto i movimenti non rigenerati del vitale inferiore possono essere scacciati, non il vitale inferiore stesso, poiché è parte necessaria della natura manifesta, come lo sono il vitale superiore o la mente. Bisogna trasformarlo nel potere della coscienza superiore, non abbandonarlo a se stesso o separarsene. 167 3) Se non lo cambiate in tal modo, se rimanete soddisfatto di vivere nello psichico o in un'altra coscienza superiore, correrete il rischio di fare come quelli che si sentono soddisfatti di avere delle esperienze e una certa quiete, o ananda, interiori, ma lasciano la natura esteriore e le attività di superficie immutate, sia considerandole senza importanza sia giustificandole con la scusa che dietro di loro vi è lo psichico o la coscienza spirituale. È un errore pensare che si possono fare dei progressi avendo paura o essendo infelici. La paura è un sentimento che dev'essere sempre respinto, poiché ciò che temete è esattamente ciò che ha maggior probabilità di succedervi; la paura attira l'oggetto della paura. L'infelicità indebolisce le forze e ci lascia più aperti alle cause dell'infelicità. Si può essere calmi, felici, gioiosi, senza esserlo in maniera superficiale o vuota; la felicità non ha bisogno di produrre reazioni vitali. Essere attenti e vigilanti è tutto ciò che dovete fare, non permettere ai movimenti errati, ai vecchi sentimenti, oscurità e confusioni di ritornare. Se restate vigilanti, con l'accrescersi della Forza che vi sostiene, vi verrà un potere di autocontrollo e la facoltà di vedere e di rifiutare gli orientamenti sbagliati o le cattive reazioni, quando si presenteranno. La paura e l'infelicità non vi daranno questa possibilità. Ciò avverrà soltanto con la vigilanza, accompagnata da una apertura alla Forza che sostiene e guida. Quello che descrivete come una capacità di scegliere il giusto, e la sensazione di forza e di potere capace di arrestare i movimenti sbagliati e accettare i buoni non appena li riconosce, è appunto il risultato di questo controllo e di questa vigilanza. Grazie a questo controllo e a questa vigilanza, sostenuti dalla Forza, potrete impedire anche all'amore e alla devozione di mescolarsi o di essere sostituiti dai desideri egoistici e dalle impurità. Più vi aprirete e più questo potere si accrescerà in voi. Fino ad ora, nessun uomo liberato ha sollevato obiezioni contro il guruvada; soltanto le persone che generalmente vivono nella mente o nel vitale, hanno l'orgoglio mentale o l'arroganza vitale, e trovano incompatibile con la loro dignità l'accettare un Guru. Rinunciare al controllo di se stessi significherebbe dar libero corso al vitale e permettere ad ogni specie di forze di entrare nell'essere. Finché non vi sia la Coscienza supermentale per dirigere 168 e penetrare ogni cosa, in tutto l'essere, dal Sovramentale in giù, ci sarà sempre un gioco ambiguo di forze, ed ogni forza, per quanto divina possa essere all'origine, può essere utilizzata dai Poteri della luce o intercettata dai Poteri delle tenebre mentre attraversa la mente e il vitale. Vigilanza, discriminazione e padronanza non possono essere abbandonate finché non sia riportata la completa vittoria e la coscienza trasformata. 4. Basi della sadhana Nello svolgersi della sadhana, la vostra coscienza è venuta in contatto con la natura del fisico inferiore, vedendola com'è in realtà quando non è moderata o controllata dalla mente, dallo psichico o dalla forza spirituale. Questa natura, in sé piena di desideri bassi ed oscuri, è la parte più animale dell'essere umano. Si deve entrare in contatto con essa, per conoscere cosa contiene e trasformarla. Molti sadhaka del vecchio stampo sono soddisfatti della loro ascesa nel regno dello spirito o dello psichico, e non si preoccupano di questo lavoro, ma così facendo essa rimane immutata, ed anche se tranquilla, nessuna completa trasformazione è possibile. Dovete soltanto rimanere in pace e senza turbarvi, lasciando che la Forza lavori per trasformare questa natura fisica e oscura. Quando si ha la coscienza cosmica, si può sentire il Sé cosmico come se fosse il proprio sé, ci si può sentire nel cosmo uno con tutti gli esseri, si possono sentire tutte le forze della Natura muoversi in noi, tutti i sé come il nostro proprio sé. Non esiste spiegazione, è così perché tutto è l'Unico. Quando si parla della divina scintilla, si pensa all'anima come a una parte del Divino discesa dall'alto nella manifestazione, piuttosto che a qualcosa che si è separato dal cosmo. È la natura che si è formata a partire dalle forze cosmiche; la mente a partire dalla mente cosmica, la vita a partire dalla vita cosmica, il corpo a partire dalla Materia cosmica. Per l'anima vi sono tre realizzazioni: 1) La realizzazione dell'essere e della coscienza psichici come elementi divini nell'evoluzione; 2) La realizzazione del Sé cosmico che è uno in tutto; 3) La realizzazione del Divino Supremo da cui entrambi, individuo e cosmo, sono venuti, e dell'essere individuale (jîvatman) quale eterno frammento del Divino . 169 La sadhana è basata sul fatto che una discesa di Forze dai piani superiori e un'ascesa della coscienza inferiore ai piani superiori, è il mezzo per trasformare la natura inferiore, anche se prende molto tempo e la completa trasformazione può soltanto avvenire con la discesa supermentale. Sadhana è la pratica dello Yoga. Tapasya è la concentrazione della volontà, per ottenere risultati nella sadhana e conquistare la natura inferiore. L'aradhana è l'adorazione del Divino, l'amore, il dono di sé, l'aspirazione al Divino, l'invocazione del nome, la preghiera. Dhyana è la concentrazione interiore della coscienza, la meditazione, l'interiorizzazione nello stato di samadhi. Dhyana, tapasya e aradhana sono tutte parti della sadhana. Mente pura significa una mente tranquilla e libera da ogni pensiero inutile o che turbi. Quando si segue il Sé impersonale, ci si muove tra due opposti princìpi, il silenzio e la purezza dell'atman impersonale e inattivo, e l'attività della Prakriti ignorante. Si può entrare nel Sé, abbandonando la natura ignorante, o riducendola al silenzio, oppure si può vivere nella pace e nella libertà del Sé e osservare l'azione della Natura come testimone. Mediante la tapasya si può ottenere qualche controllo sattvico sull'azione della Prakriti; ma il Sé impersonale non ha alcun potere di cambiare o divinizzare la natura. Per questo si deve andare oltre il Sé impersonale e cercare il Divino che è ad un tempo personale e impersonale e al di là di questi due aspetti. Se tuttavia vi esercitate a vivere nel Sé impersonale e riuscite a raggiungere una certa impersonalità spirituale, avanzerete allora in equanimità, in purezza, pace e distacco, otterrete il potere di vivere in una libertà interiore, non disturbata dai movimenti di superficie o dalle lotte della natura mentale, vitale e fisica. Sarà per voi di grande aiuto, quando dovete andare oltre l'impersonale e trasformare in qualcosa di divino anche la natura agitata. Non si può evitare l'insorgere delle difficoltà vitali quando si fa offerta delle proprie azioni al Divino, bisogna attraversarle e trionfare. Nel momento in cui state facendo questo tentativo, il vitale insorge con tutte le sue irrequiete imperfezioni per distorgliervene. Tuttavia potete fare tre cose per attenuare e abbreviare i periodi difficili: 170 1) Separatevi da questo fisico-vitale, osservatelo come qualcosa di estraneo a voi e, come il Purusha testimone il cui rifiuto d'approvazione finisce sempre per prevalere, rifiutate quietamente il vostro consenso alle sue esigenze e ai suoi impulsi. Non dovrebbe essere troppo difficile per voi, se avete già imparato a vivere sempre più nel Sé impersonale. 2) Quando non vi trovate in questa impersonalità, usate la vostra volontà mentale con i suoi poteri di accettazione o di rifiuto, non lottando penosamente, ma nello stesso modo, rifiutando quietamente le esigenze del desiderio, fino a quando queste pretese, con l'assenza dell'approvazione e del consenso, perdono la forza di ritornare all'attacco e diventano sempre più deboli ed esteriori. 3) Se divenite consci del Divino sopra di voi e nel vostro cuore, chiedete l'aiuto, chiedete la luce e il potere per trasformare il vitale, esercitando allo stesso tempo una pressione sul vitale stesso affinché impari a pregare per la sua trasformazione. Le difficoltà saranno ridotte a minori proporzioni quando potrete, mediante la sincerità della vostra aspirazione verso il Divino e la sommissione, svegliare l'essere psichico in voi (il Purusha nel segreto del cuore) in modo da farlo passare stabilmente in primo piano, influendo su tutti i movimenti della mente, del vitale e della coscienza fisica. Il lavoro di trasformazione dovrà ancora essere fatto, ma da quel momento non sarà più così duro e difficile. Nel corso ordinario dello Yoga la forza fisica è sostituita da una forza yoghica, o da un potere yoghico vitale, che sostiene il corpo e lo fa lavorare, ma in assenza di questa forza il corpo rimane sprovvisto di potere e diventa inerte e tamasico. Si può rimediare a ciò soltanto con la completa apertura di tutto l'essere allo yogashakti, in ogni suo piano, forza yoghica della mente, della vita e del corpo. Il primo risultato della discesa delle forze sovramentali è spesso un'esaltazione dell'ego, che si sente forte, quasi irresistibile (benché non sia veramente così), divinizzato, luminoso. Liberarsi da questo ego magnificato è la prima cosa da fare dopo qualche esperienza del genere. Per farlo, dovete rimanere in disparte, senza lasciarvi trascinare dai movimenti e cercando invece di osservare, comprendere, rifiutare ogni mescolanza, aspirare ad una luce e ad 171 un'azione sempre più pure. Questo può essere fatto perfettamente solo se lo psichico si fa avanti. La mente e il vitale, specialmente il vitale, quando ricevono queste forze, resistono difficilmente alla tendenza d'impadronirsene e di usarle per gli scopi dell'ego oppure, ciò che equivale alla stessa cosa, confondono le esigenze dell'ego con il servizio a qualcosa di più elevato. Pranava japa (15): si ritiene che possieda una forza in se stesso, benché questa forza non possa agire completamente senza che si mediti sul suo significato. Ma l'esperienza mi dice che in queste cose non esiste regola fissa, e che tutto dipende dalla coscienza o dal potere di ricettività del sadhaka. In certuni non ha effetto alcuno, in altri ha un rapido e potente effetto, anche senza meditazione, per altri è necessaria invece la meditazione perché vi sia un effetto qualsiasi. Come ci si può liberare completamente dalla collera? Essa scompare completamente quando lo psichico dirige tutti i movimenti dell'essere e quando l'equanimità della coscienza superiore prende completo possesso del vitale inferiore. Sino allora si può stabilire un certo controllo, diminuirla o limitarla a un contatto senza effetto esteriore o a un'onda che passa senza espressione di vita. Il subcosciente ritornerà a far parte della vita seguente? No, il subcosciente è uno strumento per la vita fisica e sparisce con essa. È troppo incoerente per avere un'esistenza organizzata e durevole. In questo stato vi è più il senso del potere che potere vero e proprio.
 

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