3.

3. LA PIENEZZA DELLO YOGA NEL LIMITE
Dobbiamo oltrepassare la nostra condizione umana e diventare divini; per poter fare questo dobbiamo prima comprendere Dio, perché l'ego è la parte inferiore ed imperfetta del nostro essere e Dio l'aspetto superiore e perfetto. Egli è colui che detiene la nostra supernatura e senza il Suo permesso non può esserci alcuna vera rinascita. Il finito non può diventare infinito se non percepisce la propria infinità segreta e non è attirato da e verso di essa; né può l'essere-simbolo, a meno che non intuisca, ami e persegua in se stesso il Vero Essere, superare con le sue sole forze i limiti della sua natura apparente. E' una forma particolare del divenire ed è limitato alla natura del simbolo che deve diventare; solo il tocco di ciò che comprende ed oltrepassa ogni divenire può liberarlo dai vincoli della sua Natura limitata. Dio è Tutto e trascende il Tutto. Di conseguenza soltanto la conoscenza, l'amore ed il possesso di Dio possono renderci liberi. Soltanto il Trascendente può renderci capaci di trascendere noi stessi; solo Colui che è universale può renderci vasti, facendoci oltrepassare i limiti della nostra esistenza particolare. Tutto ciò giustifica l'esistenza di quella forza della Natura, potente ed indistruttibile, che il Razionalismo ha disprezzato ingiustamente e stupidamente: la Religione. Sto parlando di religione - non di un credo, di una chiesa o di una visione teologica, perché queste sono forme esteriori di religiosità piuttosto che l'essenza della religione o la sua vera azione, - di quella religione intima e personale, questione di temperamento, spirito e vita, non di opinioni o 21 azioni rituali, che trascina l'uomo completamente ed appassionatamente verso la sua personale visione del Supremo o verso l'idea di qualcosa di superiore a se stesso, che egli sente di dover seguire o diventare. Senza una fervente adorazione del Supremo nel cuore, una potente aspirazione nella volontà o una sete veemente di Lui nel temperamento, non possiamo avere l'impulso di diventare qualcosa di diverso da noi stessi o la forza di fare qualcosa di così difficoltoso come trascendere la nostra natura umana radicata e possessiva. I profeti hanno parlato e gli Avatar sono scesi sulla terra sempre ad unico scopo: richiamare la nostra attenzione su Dio, farci tendere con tutte le nostre forze verso questa chiamata e predisporre qualcosa nel mondo in grado di avvicinare l'umanità alla meta del suo difficile cammino ascendente. A prima vista può sembrare che la religione e lo spirito religioso non siano necessari. Se lo scopo è superare l'uomo ed evolvere verso il superuomo, se il paradigma evolutivo corrisponde a verità, - e l'uomo si è evoluto dalla scimmia, la scimmia dagli animali inferiori, questi a loro volta da molluschi, protoplasmi, meduse e forme tra l'animale ed il vegetale -, che necessità c'è di qualcosa di diverso dall'addestramento, meglio se il più intelligente e scientifico possibile, delle nostre energie mentali, morali e fisiche, fino a che non siano trasformate dall'alchimia psichica della Natura nel genere superiore che deve venire? Il problema non è davvero così semplice. In questa domanda scettica si nascondo tre errori basilari. Con essa fraintendiamo il genere di operazioni da effettuare, le caratteristiche del potere e del processo che le compie e la natura di ciò che utilizza il potere e che progetta il processo. La Natura non propone all'uomo di elaborare un esemplare superiore a livello mentale, morale e fisico variando il modello dell'attuale essere umano, del simbolo che siamo; propone di spaccare il modello generale della specie per arrivare ad un nuovo essere-simbolo che sarà soprannaturale per l'uomo attuale come l'uomo lo è per l'animale. E' opinabile che la Natura possa migliorare il modello puramente umano più di quanto non abbia fatto finora; che possa generare ad esempio un modello mentale migliore di Newton, Shakespeare, Cesare o Napoleone, un modello etico superiore a Buddha, Cristo o San Francesco, un modello fisico più potente dell'atleta Greco antico, o per fare esempi moderni, di un Ramamurti. Può cercare di creare una migliore combinazione di energie mentali e fisiche, ma può davvero oltrepassare il livello raggiunto da Confucio e Socrate? E' più probabile, e sembra essere vero, che la Natura cerchi di generalizzare un livello più elevato ed una migliore combinazione di energie mentali, morale e fisiche. Non dobbiamo però credere che il suo scopo sia portare tutti gli uomini allo stesso livello, poiché ciò può avvenire solo tramite un livellamento in basso. Nulla in Natura è privo di diseguaglianze, tranne le forme inferiori e meno evolute. Maggiore è lo sforzo compiuto e migliore è la dotazione dell'organismo in 22 una certa specie, maggiori sono le possibilità di disuguaglianza. In una specie evoluta come quella Umana, l'uguaglianza delle opportunità individuali è concepibile, ma l'uguaglianza delle capacità e dei talenti naturali è una vana chimera. Né si può dire che la diffusione delle conoscenze o l'aumento degli strumenti materiali influenzino le capacità naturali. Tutte le scoperte degli scienziati moderni e le innumerevoli conoscenze disponibili non rendono l'uomo attuale mentalmente superiore ad Aristotele o a Socrate, né gli danno maggiori acutezza e potenza mentali. Le diverse espressioni della filantropia moderna non lo rendono moralmente superiore a Buddha o a San Francesco; l'invenzione dell'automobile non gli restituisce l'agilità e la velocità perdute, né la ginnastica gli conferisce la prestanza fisica della razza negra o degli indiani d'America. Da ciò vediamo i limiti delle possibilità della Natura nel simbolo umano, imposti dalle caratteristiche intrinseche al simbolo stesso e riconosciuti dalla Natura nel suo sforzo per la trasformazione. E' da stabilire se entro tali limiti la preoccupazione principale della Natura sia quella di esaurire tutte le possibilità del simbolo umano. Questa sembra piuttosto la preoccupazione dell'essere umano e quindi la direzione che la Natura sceglie quando l'intelletto umano interferisce con l'andamento naturale. Lasciata a se stessa, o soggetta all'interferenza umana, la Natura sembra più occupata a rompere lo stampo che a perfezionarlo, solamente nei suoi individui più avanzati e nelle sue sperimentazioni più ardite e con il dovuto riguardo per la salvezza del genere umano in quanto tale; questo è sempre il metodo che predilige quando vuole far emergere un nuovo simbolo senza distruggere le specie preesistenti. Più l'uomo diviene civilizzato, più la Natura lo affligge con deformità morali, eccessi e mescolanza di vizi e virtù; più diviene intellettuale e porta all'estremo la propria razionalità, più la Natura si mostra insoddisfatta e lo spinge a sviluppare piuttosto i propri istinti e le proprie intuizioni; più egli combatte per la salute e l'igiene, più lei moltiplica le malattie della mente e del corpo. Non appena l'uomo sembra aver trionfato sul soprannaturale, riducendo la Natura a termini materiali, razionali ed umani ecco che quest'ultima se ne esce improvvisamente ed aggressivamente con impensabili ondate di ritorno esagerato al soprannaturale. Qualunque sia l'opera che decide di intraprendere non si lascerà ostacolare dalla limitatezza della ragione umana. Nell'immensa vastità del proprio essere percepisce la pulsazione di un potere soprannaturale, l'opera ed il lavorio di una conoscenza superiore alla ragione materiale; perciò prorompe, obbliga ed insiste. Dovunque vediamo i suoi tentativi di rompere il genere mentale, morale e fisico che ha creato per oltrepassarlo e creare nuovi processi non ancora definiti. Attacca deliberatamente la pienezza della salute e dell'equilibrio del nostro essere intellettuale, morale e fisico. Soffre anche di una tendenza all'esagerazione: 23 strutture colossali, combinazioni colossali, altezze e velocità colossali, sogni ed ambizioni colossali compaiono un po' dappertutto, più o meno chiaramente o velatamente. Ancora incapace di realizzare il proprio volere nell'individuo, opera con le masse; non potendo agire nella mente manifesta il proprio potere attraverso forme materiali ed invenzioni; incapace di compimenti reali si esprime con sogni e speranze. Incapace di ricreare dei 'Napoleoni' o creare dei 'Super-Napoleoni', innalza il livello generale delle capacità umane dal quale potranno emergere più facilmente dei tipi superiori, ed intanto crea corazzate e super corazzate, potenze mondiali dotate di armi che possono seminare distruzione nel mondo intero e sembra furiosamente decisa a fare a pezzi le limitazioni di tempo e spazio da lei stessa create. Come per indicare ciò che intende raggiungere, riunisce i segni di questo processo di distruzione e ricostruzione nel genio. E' risaputo che difficilmente la genialità si manifesta priva, nella fase emergente o in ogni sua fase, di anomalie nel corpo, nel vitale e nella mente che la contiene; spesso si accompagna a fattori degenerativi, a manifestazioni di follia, ad anomalie nell'ereditarietà , creando disordini e fenomeni straordinari nell'ambiente in cui si manifesta. La tendenza spiccata a generalizzare in maniera affrettata porta a concludere che il genio stesso è un fenomeno morboso, connesso con la malattia mentale o con la degenerazione, ma la vera spiegazione di questi fenomeni è piuttosto chiara. Per instaurare il genio nel sistema umano la Natura è costretta a disturbarne ed a romperne parzialmente la normalità , perché sta introducendo in esso un elemento estraneo e superiore al genere che vuole arricchire. Il Genio non è l'evoluzione perfetta di quell'elemento nuovo e divino; è soltanto un inizio o, al massimo, un'approssimazione parziale. Procede in modo incostante ed incerto nell'enorme massa di disordine dell'atmosfera mentale, dell'instabilità vitale e dell'animalità fisica umana. In se stessa la cosa è divina; è soltanto lo stampo in cui opera che è ,in misura maggiore o minore, frantumato o incrinato dalla forza non assimilata che lo riempie. Talvolta un raggio dell'intruso divino si protende verso lo stampo per sostenerlo affinché non si rompa, né si incrini, o affinché si verifichino solo disordini lievi e trascurabili. Tale elemento era presente in Cesare, Shakespeare e Goethe. Talvolta si manifesta anche una forza che non possiamo definire genio, se non commettendo un errore di terminologia. Allora coloro che hanno occhi per vedere si inchinano riconoscendo l'Avatar. La missione dell'Avatar è spesso quella di incarnare, completamente o solo parzialmente, ciò che la Natura non è ancora riuscita a realizzare nelle masse o nemmeno nel singolo individuo, così da poterlo imprimere nell'etere materiale in cui viviamo. Qual è dunque questo nuovo tipo a cui la grande Madre sta lavorando? Che cosa nascerà dalle grida e dalle doglie di questa gravidanza prolungata e potente? Forse un genere superiore di umanità, 24 ma per capire ciò che stiamo dicendo dobbiamo prima comprendere chiaramente che cos'è questa umanità che la grande Madre sta cercando di superare. Il simbolo umano attuale è un essere mentale con un ego mentale che agisce in un rivestimento vitale sempre attraverso la mente, ma sulla materia, nella materia ed attraverso la materia. E' limitato nelle sue opere più elevate dai suoi strumenti inferiori; il fondamento della sua mente è egoistico, legato alle sensazioni e determinato dall'esperienza e dall'ambiente, perciò la sua conoscenza si allarga e si restringe ciclicamente in un intervallo rigido e limitato. Similmente il suo temperamento morale e le sue azioni sono egoistiche, legate alle sensazioni e determinate dall'esperienza e dall'ambiente; è quindi legato sia al peccato che alla virtù e tutti i tentativi di moralizzare radicalmente la razza entro i limiti della sua natura egoistica si sono dimostrati, nonostante cambiamenti in particolari individui, inutili e destinati a fallire irrimediabilmente. L'umanità non è soltanto un genere composito, ma anche confuso, con il corpo ed il vitale che interferiscono con la mente e la mente che è ostacolata ed al tempo stesso ostacola il vitale ed il fisico. La sua ricerca di conoscenza, basata sul contatto con i sensi, è un brancolare, simile a quello dell'uomo che ha smarrito la strada nella foresta di notte. Entra in contatto con l'ambiente tastando, cozzando ed inciampando in ciò che lo circonda e, seppur dotato della luce incerta della ragione che compensa parzialmente questa incapacità, dato che la ragione deve comunque partire dai sensi che falsificano i dati in maniera consistente, la sua conoscenza razionale non è solo limitata, ma anche zeppa di imprecisioni ed incertezze persino in ciò che ritiene di aver compreso. Mette al sicuro rari fiori di verità in un groviglio spinoso di dubbi ed errori. Anche le sue azioni sono un districarsi a fatica nella foresta, un incedere ottimista e tormentato, costellato di ostacoli, verso grandi fallimenti o successi temporanei e parziali. Immensamente superiore a tutto ciò che la Natura ha realizzato finora, questo genere è ancora così carico di limiti ed incapacità che se non fosse possibile rompere la sua forma e proseguire, dovremmo dar ragione alle filosofie pessimiste che disperano della Vita e vedono nella Volontà di non vivere l'unica via di fuga per l'umanità, non concependo per quest'ultima nessun'altra forma di salvezza. Ma la Natura è la volontà del Dio di Infinita Saggezza e non sta lavorando per ridurre il mondo all'assurdo. Conosce la propria meta e sa che l'uomo attuale è solo un essere di transizione e, compatibilmente con la sopravvivenza del genere umano, spinge verso ciò che sta oltre, prefigurato nella conoscenza eterna di Dio. Dalla parzialità dell'ego procede verso una coscienza universale, dalle attuali limitazioni verso un movimento libero nell'infinito, da questa mente che brancola nel crepuscolo verso la visione diretta della cose, visione rischiarata dalla piena luce del sole, da questa lotta senza fine tra 25 vizio e virtù ad un incedere che segue spontaneamente il sentiero indicato da Dio, da questo agire frammentario e costellato di dolore ad un'attività gioiosa e libera, da questa lotta caotica tra le nostre membra ad una coordinazione pura, libera ed armoniosa, da questa mente immersa nella materia ad una vita, un corpo ed una mente ideale ed illuminata; dal simbolo alla realtà; dall'uomo separato da Dio all'uomo in Dio e Dio nell'uomo. In breve, come la Natura ha desiderato con successo il passaggio dalla materia alla vita, dalla vita alla mente ed all'ego mentale, così ora aspira con successo già decretato ad un elemento che va oltre la mente, il vijnana degli Indù, l'Idea luminosa in se stessa o il Vero Sé, attualmente nascosto e supercosciente per l'uomo e per il mondo, allo stesso modo in cui la vita è sempre stata nascosta nella materia e la mente nella vita. Ancora non sappiamo In cosa consista questo vijnana , ma per suo tramite la Natura sa che può reggersi fermamente su quel termine supremo che è la realtà di tutti i simboli, nello Spirito in Saccidananda. Lo scopo della Natura è anche quello dello Yoga. Lo Yoga, come la Natura ai propri vertici, cerca di rompere questo stampo dell'ego, questa forma di corpo e vitale mentalizzati, per conseguire l'azione ideale, la verità ideale e la libertà infinita nel nostro essere spirituale. Per raggiungere un fine così grande si devono usare processi grandiosi e pericolosi. Coloro che si sono lanciati su questa strada o hanno aperto nuovi sentieri verso la meta hanno dovuto affrontare la possibilità, spesso realizzatasi, di perdere la ragione, la vita e la salute o di perdere il proprio essere morale. Non devono essere compatiti o derisi anche se soccombono; piuttosto considerati martiri del progresso dell'umanità, molto più del navigatore sperduto o dello scienziato ucciso dai pericoli della sua ricerca. Costoro preparano coscientemente la suprema realizzazione possibile, verso la quale il resto dell'umanità procede istintivamente ed inconsciamente. Lo Yoga è il mezzo d'elezione che la Natura riserva per il raggiungimento del proprio fine, dopo che avrà finito di portare almeno una parte dell'umanità ad un livello di temperamento adatto allo sforzo, intellettualmente, moralmente e fisicamente preparato per avere successo. La Natura procede verso la supernatura, lo Yoga si muove verso Dio; l'impulso del mondo e l'aspirazione umana sono un unico movimento e la medesima avventura.  LA NATURA
Se tale è l'opera da compiere, non il perfezionamento della forma umana attuale ma la sua rottura per giungere ad un genere superiore, quali sono dunque il potere ed il processo che la realizzano? Cos'è questa Natura di 26 cui parliamo tanto? Abitualmente ne parliamo come di qualcosa di potente e consapevole che vive ed è capace di progetti; le attribuiamo un fine, unitamente alla saggezza necessaria per perseguirlo ed al potere di realizzarlo. Il nostro linguaggio è veramente giustificato dalla realtà che osserviamo nell'universo o non è dovuto soltanto della nostra inveterata abitudine di attribuire ad ogni cosa caratteristiche umane e di considerare intelligenti processi che non lo sono, processi che si verificano solo perché ciò è nella loro natura e quindi devono avvenire e non perché esista un qualche atto di volontà, e creano questo meraviglioso universo ordinato per qualche necessità cieca e bruta, di natura ed origine inconcepibile per gli esseri intelligenti? Se così è questa forza cieca e bruta ha prodotto qualcosa di superiore a se stessa, qualcosa che non è stato concepito nel suo grembo e che non le appartiene in alcun modo. Non possiamo comprendere che cosa siano l'essere e la Natura, non perché ancora troppo piccoli e limitati ma perché ci troviamo troppo al di sopra dell'essere e della Natura. La nostra intelligenza è una macchiolina luminosa immersa in un'oscurità dalla quale non può essere stata generata, dato che in quell'oscurità nulla viene considerato la causa delle proprie creazioni. A meno che la mente non fosse insita nella materia bruta, ed in tal caso si può parlare di materia bruta solo in apparenza, sarebbe stato impossibile per la materia dare origine alla mente. Tutto ciò ci porta a trarre conclusioni assurde e quindi non può essere vero. Dobbiamo quindi concludere che se la materia è bruta lo è anche la mente. L'intelligenza è un'illusione; non esiste altro che uno scontrarsi di impulsi materiali che creano vibrazioni e reazioni nella materia, reazioni che si traducono in fenomeni apparentemente intelligenti. La conoscenza è soltanto una relazione tra materia e materia e non è sostanzialmente diversa, né in qualche modo superiore alle interazioni ed agli urti tra atomi o allo scontro tra due tori al pascolo. Gli agenti materiali coinvolti ed i fenomeni prodotti sono diversi e perciò non riteniamo il contraccolpo che ognuno dei tori riceve durante lo scontro corna a corna un atto di conoscenza o dettato dall'intelligenza, ma ciò che si verifica è intrinsecamente la medesima cosa. L'intelligenza è essa stessa inerte e meccanica, mero risultato fisiologico di un movimento fisiologico e non ha nulla di psichico o mentale nel senso da sempre attribuito alle parole anima e mente. Tale è la visione del moderno razionalismo scientifico, espressa a dire il vero con parole diverse da quelle tipiche dello scienziato, parole che ne rendono evidenti le conseguenze e le implicazioni logiche, ma in ogni caso la moderna spiegazione dell'esistenza dell'universo. Nell'ambito di tale visione una cosa è costituita dalla sua composizione, dalle proprietà tipiche della composizione e dalla leggi di funzionamento imposte da tali proprietà; ad esempio il ferro è composto da certe sostanze elementari, a causa della sua composizione chimica possiede determinate proprietà, 27 come ad esempio la durezza, e si comporterà in un dato modo in certe circostanze proprio in virtù delle sue proprietà. Trasponendo questo ragionamento su vasta scala vediamo l'universo come un insieme di forze brute che agiscono in determinate sostanze materiali, forze dotate in se stesse e nelle sostanze su cui agiscono di proprietà primarie e secondarie, generali e particolari e la cui azione è il risultato di tendenze invariabili e processi determinati che chiamiamo, con un'espressione chiaramente antropomorfa, "Leggi di Natura". Ad un'analisi attenta la Natura appare come il gioco di due entità: Forza e Materia; ma entrambe, se la visione unitaria dell'universo è corretta, saranno riconosciute come un'unica entità, o solamente Materia o solamente Forza. Anche accettando questa visione moderna dell'universo, visione che scomparirà certamente nell'arco di un secolo, inglobata in una sintesi più ampia, resta ancora qualcosa da aggiungere circa la presenza o l'assenza di intelligenza nella Natura. In che cosa consiste dopotutto l'intelligenza, quali sono le proprietà e le leggi inerenti alla sua composizione? Che cos'è dunque l'intelligenza umana, il solo tipo di intelligenza che siamo in grado di studiare intimamente e quindi di comprendere? E' contraddistinta da tre qualità o processi che le sono propri: il potere di cambiare, di adattarsi per raggiungere uno scopo, la capacità di distinguere i diversi stimoli che colpiscono i suoi sensi ed il potere di comprendere coscientemente a livello mentale. In breve, l'intelligenza umana è teleologica, capace di discriminazione e mentalmente cosciente. Riguardo a tutto ciò che non è umano, animali, alberi, metalli e forze, non possiamo asserire nulla dall'interno, ma soltanto inferire la presenza o l'assenza di elementi di consapevolezza dall'evidenza prodotta dall'osservazione esterna. Non possiamo dire con certezza, non potendo sperimentare l'essere albero, che l'albero non sia in realtà una mente imprigionata nella materia, incapace di esprimersi con i mezzi a sua disposizione; non possiamo dire che non provi emozioni di piacere o di dolore; ma da quanto ci appare dall'esterno traiamo la conclusione contraria. La nostra conclusione negativa è probabile, non certa; potrebbe essere negata a sua volta con l'avanzare della conoscenza. Comunque, anche attenendoci strettamente all'evidenza, quali sono i fattori che si evidenziano in questo paragone tra ciò che in Natura riteniamo intelligente e la Natura che consideriamo priva di intelligenza? In primo luogo la Natura possiede una capacità teleologica ed una conoscenza dei processi che ne derivano decisamente superiore a quella umana; è in grado di porsi un fine, di combinare, di adattare, modificare ed unificare strumenti e processi per raggiungerlo; possiede la capacità di lottare e di superare le difficoltà, di scovare mezzi per aggirare gli ostacoli quando non è in grado di superarli e questo è proprio uno degli aspetti ritenuti più nobili e divini dell'intelligenza umana, ma la manifestazione di 28 questa facoltà nell'essere umano è soltanto una specializzazione della sua azione universale nella Natura. Questa facoltà della Natura si manifesta parzialmente nell'uomo attraverso la ragione, negli animali attraverso un raziocinio scarso e rudimentale ed in gran parte attraverso istinto, memoria, impulso e sensazione, nella piante ed in altri oggetti tramite un raziocinio scarsissimo e soprattutto attraverso impulso o azione meccanica, cosiddetta involontaria. Ma in ogni cosa è presente un fine e la tensione verso di esso, ed in ogni cosa i mezzi usati sono gli stessi. Anche nell'uomo la Natura si serve della ragione solo per identificare gli scopi ed i processi, continuando ad utilizzare ampiamente mezzi tipicamente animali, memoria, impulso, sensazione, istinto; forse si tratta un istinto meno direttivo e più generico di quello tipicamente animale, ma sicuramente indirizzato ad un fine ed a scopi ben precisi; per altri aspetti utilizza gli stessi impulsi meccanici e lo stesso tipo di azione involontaria tipici di ciò che erroneamente definiamo esistenza inanimata. Asteniamoci dal pensare che la prodigalità della Natura, il suo spreco di materiali, i frequenti fallimenti, le apparenti bizzarrie o i suoi frequenti sgambetti siano la dimostrazione dell'assenza in Lei di intenzionalità e di intelligenza. L'uomo con la sua ragione è colpevole delle stesse negligenze e deviazioni, ma né l'Uomo, né la Natura sono per questo privi di intenzionalità e di intelligenza. E' la Natura che costringe l'Uomo stesso a superare la propria tendenza fortemente utilitaristica, perché conosce molto di più dell'economista o del filosofo utilitarista. Si tratta di un'intelligenza universale che deve badare ad ogni effetto universale e particolare, prendendosi cura dell'intero senza trascurare alcun dettaglio; deve curarsi di ogni dettaglio a livello di gruppo, di genere e dell'insieme di tutte le specie esistenti al mondo. L'uomo, intelligenza specifica limitata dalla propria ragione, non è capace di una tale vastità; egli pone davanti a sé i propri fini e non comprende quando questi minano il suo benessere generale, né riesce ad intuire se i suoi scopi contrastano con il fine universale. I fallimenti della Natura hanno una loro utilità, e con il tempo vedremo quanto grande ed importante essa sia; le sue bizzarrie nascondono una grande serietà. Soprattutto la Natura ricorda che, al di là di ogni fine formale, il Suo unico scopo è ritrovare la gioia universale, utilizzando accomodamenti successivi come strumenti d'azione, ma superando poi qualunque mezzo; la Natura procede verso quella gioia e gioisce del cammino, gioisce del lavoro da compiere e di ciò che lo supera. Da quanto detto finora, considerando la Natura come cosciente si se stessa, arriviamo a concludere che la Natura è teleologica in modo più ampio e perfetto di quanto non lo sia l'uomo e l'essere umano è capace di porsi un fine solo in quanto parte della Natura e dotato degli stessi mezzi elementari tipici delle piante e degli animali e di mezzi nuovi propri della mente. Si potrà obiettare che tutto ciò non è Intelligenza, perché 29 l'intelligenza non è solo teleologica ma anche capace di discriminare e mentalmente cosciente.
 

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