2.

2. . Si tratta un unico potere di forza cosciente di Dio (Cit-sakti del Sat Purusha). Al contrario, nell'emisfero inferiore, assoggettata ai limiti della mente, della vita e del corpo, la luminosità si divide e si spezza in raggi irregolari; la libertà è ostacolata dalla presenza dell'ego e di forme diseguali e l'efficacia è velata da un gioco di forze non equilibrate. In tal modo abbiamo stati di coscienza, di non-coscienza, e di falsa coscienza; esistono stati di conoscenza, di ignoranza e di falsa conoscenza, di forza efficace, d'inerzia e di forza inefficace. Nostro compito è fondere la nostra capacità di azione e di pensiero individuale, divisa e dall'andamento irregolare, nella Cit-sakti universale e indivisa di Kali, per sostituire alle attività del nostro ego l'azione della Kali universale nel nostro corpo e trasformare così la cecità e l'ignoranza in conoscenza e l'inefficace forza umana nella potente Forza divina. La gioia in Ananda è perfetta, pura, una e contemporaneamente molteplice. Assoggettata ai limiti della mente, della vita e del corpo diviene frammentaria, limitata, confusa e deviata, ed a causa degli urti tra forze diseguali e della sua distribuzione non equilibrata, è soggetta alla dualità di movimenti positivi e negativi: sofferenza e gioia, dolore e piacere. Nostro compito è dissolvere queste dualità rimuovendone la causa per immergerci nell'oceano della gioia divina, una, molteplice, equamente distribuita (sama), che trae piacere da ogni cosa e non rifugge da nulla. In breve, dobbiamo sostituire la dualità con l'unità, l'egoismo con la coscienza divina, l'ignoranza con la saggezza divina, trasformare il pensiero in conoscenza divina; dobbiamo sostituire la debolezza, la lotta e lo sforzo con la forza divina paga di se stessa, il dolore ed il piacere illusorio con la gioia divina. Tutto ciò nel linguaggio del Cristo è far scendere il regno dei cieli sulla terra, ed in linguaggio moderno realizzare e portare a compimento Dio nella realtà del mondo. L'umanità è, sulla terra, la forma di vita prescelta per realizzare questa aspirazione e giungere al compimento divino; ogni altra forma di vita o non ne sente la necessità o non è in grado di giungere a tutto ciò, se non entrando a far parte dell'umanità. Di conseguenza la pienezza divina è l'unico scopo autentico dell'umanità. Tale pienezza deve realizzarsi nell'individuo per divenire effettiva nell'intera razza. L'essere umano è un'esistenza mentale 12 in un corpo vivente; il suo fondamento è la materia, il suo centro e strumento la mente ed il suo mezzo la vita. Questa è la condizione media tipica dell'umanità naturale. In ogni essere umano giacciono nascosti (avyakta) i quattro principi più elevati. Mahas, idealità pura in Vijnana, non è un vyahrti ma la sorgente di ogni vyahrti, il punto di origine di ogni azione mentale, vitale e fisica, la banca nella quale l'infinita ricchezza dell'esistenza superiore viene cambiata nelle monete di piccolo taglio dell'esistenza inferiore. Essendo Vijnana il collegamento tra lo stato divino e l'animale umano, essa è la porta attraverso la quale l'uomo può giungere allo stato di umanità soprannaturale o divina. Il genere umano inferiore gravita verso il basso, dalla mente verso la vita ed il corpo; l'umanità media vive costantemente nella mente limitata ed attratta dalla vita e dal corpo; l'umanità superiore tende verso un'esistenza mentale idealizzata o verso l'idea pura, verso la verità della conoscenza diretta e la verità spontanea dell'esistenza. L'umanità suprema si innalza fino alla beatitudine divina e da quel livello sceglie di salire verso il puro Sat e Parabrahman o di rimanere a beneficio di coloro che sono più indietro nel cammino per innalzare fino alla divinità questa esistenza umana in se stessa e negli altri. L'uomo che abita nell'emisfero superiore o divino, nell'emisfero nascosto della propria coscienza, l'uomo che ha scostato il velo, è il vero superuomo ed il risultato ultimo della manifestazione progressiva di Dio nel mondo, della manifestazione dello Spirito che emerge dalla Materia, che viene oggi chiamata principio evolutivo. Giungere all'esistenza, alla forza, alla luce ed alla gioia divine e ricreare in quello stampo l'intera esistenza del mondo è l'aspirazione suprema della religione ed il vero scopo pratico dello Yoga. Il fine è realizzare Dio nell'universo, ma tale scopo non può essere raggiunto senza trovare il Dio che trascende l'universo.
PARABRAHMAN, MUKTI ED I SISTEMI DI PENSIERO UMANI
Parabrahman è l'Assoluto, e proprio per questo non può essere ridotto a termini che permettano di conoscerLo. In qualche modo puoi conoscere l'Infinito, mai l'Assoluto. Ogni cosa nell'esistenza o nella non-esistenza è un simbolo dell'Assoluto, creato nell'autocoscienza (Cid-Atman). Attraverso i Suoi simboli l'Assoluto può essere conosciuto per quello che i simboli rivelano o indicano di Lui, ma la conoscenza della somma dei simboli non equivale alla vera conoscenza dell'Assoluto. Puoi divenire Parabrahman; non puoi conoscerLo. Divenire Parabrahman significa ritrovare Parabrahman attraverso l'autocoscienza, perché tu sei già Quello; soltanto, nella tua coscienza, hai proiettato te stesso verso 13 l'esterno nei Suoi termini o simboli, Purusha e Prakriti, tramite i quali sostieni l'universo. Perciò per divenire Parabrahman privo di termini o simboli devi smettere di sostenere l'universo. Divenendo Parabrahman privo di simboli non diventi nulla che tu già non sia, né l'universo cessa di esistere. Soltanto Dio ritira dall'oceano della coscienza manifestata un rivolo, un aspetto, di Se Stesso immergendolo in Ciò da cui ogni coscienza è scaturita. Non tutti coloro che escono dalla coscienza dell'universo vanno necessariamente in Parabrahman. Alcuni entrano a far parte della Natura indifferenziata (Avyakrita Prakriti), altri si perdono in Dio, altri passano in uno stato di non esistenza e di oblio dell'universo (Asat, Sunya), altri ancora in uno stato di oblio luminoso, Puro Atman Indifferenziato, Puro Sat o Esistenza-Base dell'Universo; alcuni attraverso uno stato temporaneo di sonno profondo (Sushupti) vanno nei principi impersonali di Ananda, Cit o Sat. Tutte queste sono forme di liberazione e l'ego riceve da Dio, tramite la Sua Maya o Prakriti, l'impulso che lo spinge verso una di esse, quella verso la quale il supremo Purusha sceglie di dirigerlo. Quelli che desidera liberare tenendoli nel mondo li rende Jivanmukta o li emette nuovamente come propri Vibhuti, con il consenso da parte loro ad indossare per lo scopo divino un velo temporaneo di Avidya, velo che non li offusca affatto e che possono scostare o eliminare con facilità. Perciò desiderare ardentemente di diventare Parabrahaman è una specie di splendida illusione o di gioco sattvico di Maya, poiché in realtà nessuno è schiavo e nessuno è libero, non c'è nessuno che ha bisogno di essere liberato e tutto è solamente il Lila di Dio, il gioco di manifestazione di Parabrahman. Dio usa questa Maya sattvica per spingere certuni verso l'alto in accordo al Suo scopo particolare e per tali individui quello è l'unico sentiero possibile. Lo scopo del nostro Yoga è Jivanmukti nell'universo; non perché abbiamo bisogno di essere liberati o per altre ragioni simili, ma perché tale è il volere di Dio in noi; dobbiamo perciò vivere liberi nel mondo e non al di fuori di esso. Il Jivanmukta deve, in virtù della propria conoscenza perfetta e della completa realizzazione di sé, rimanere sulla soglia di Parabrahman, senza oltrepassarla. La convinzione che riporta dallo stare sulla soglia è che Quello E' e noi siamo Quello, ma ciò che Quello è o non è non può essere espresso in parole, né compreso dalla mente. Essendo Egli l'Assoluto non è possibile applicare a Parabrahman alcuna definizione, né alcun concetto. Non è l'Essere o il non-Essere, ma qualcosa di cui l'Essere e il Non-Essere sono simboli primari; non è Atman o Non-Atman o Maya; né Personalità o Impersonalità, né Qualità o Non-Qualità, né Coscienza o Assenza di Coscienza, né Gioia o Assenza di Gioia, né Purusha o Prakriti; non è dio, né uomo o animale, né libertà o schiavitù, ma qualcosa di cui tutto ciò è un simbolo primario o derivato, generale o particolare. Perciò quando 14 diciamo che Parabrahman non è né questo, né quello, intendiamo dire che nella sua essenza non può limitarsi a questo o a quel simbolo, né ad una qualunque somma di simboli; in un certo senso però Parabrahman è tutto questo e tutto questo è Parabrahman. Non esiste nient'altro che possa essere tutto ciò. Essendo l'Assoluto, Parabrahman non è soggetto alla logica, perché la logica si applica solamente a ciò che è determinato. Creiamo confusione se diciamo che l'Assoluto non può manifestare il determinato e quindi che l'universo è falso o non esistente. La vera natura dell'Assoluto è tale per cui non sappiamo ciò che l'Assoluto è o non è; non sappiamo ciò che può fare e ciò che non può fare; non c'è ragione di supporre che ci sia qualcosa che non può fare o che la sua Assolutezza sia limitata da una qualunque forma di impotenza. Sperimentiamo spiritualmente che quando oltrepassiamo ogni altra cosa arriviamo all'Assoluto; sperimentiamo spiritualmente che l'universo nella natura stessa della propria manifestazione procede dall'Assoluto, ma tutte queste parole sono meri tentativi intellettuali di esprimere l'inesprimibile. Dobbiamo renderci conto che facciamo del nostro meglio per vedere, senza bisogno di discutere ciò che altri vedono o affermano; piuttosto dovremmo accettare la loro opinione e cercare a modo nostro di capire e verificare ciò che hanno visto o affermato. Dovremmo argomentare solamente con coloro che denigrano la visione altrui o negano la libertà di visione ed il valore delle affermazioni altrui, non con coloro che si limitano ad affermare il proprio modo di vedere. Un sistema filosofico o religioso è soltanto una definizione di un certo modo di manifestarsi dell'esistenza nell'universo, modo che Dio ci ha rivelato in relazione al nostro stato d'essere. Esiste per fornire alla mente qualcosa su cui appoggiarsi mentre agiamo in Prakriti. La nostra visione non deve necessariamente coincidere con la visione altrui, né il tipo di pensieri che si adattano ai nostri schemi mentali devono necessariamente adattarsi ad una mentalità diversa. Perciò la nostra visione intellettuale dovrebbe essere basata sulla fermezza di adesione al nostro sistema, senza cadere nel dogmatismo, unita alla tolleranza priva di debolezza verso gli altri sistemi. Qualcuno potrà mettere in discussione il tuo sistema basandosi sul fatto che non è consistente con questo o quest'altro Sastra, con la visione di questa o quest'altra grande autorità, filosofo, santo o Avatar. Ricorda allora che soltanto l'esperienza e la realizzazione sono importanti. Ciò che Shankara affermò o Vivekananda concepì intellettualmente riguardo all'esistenza, e persino ciò che Ramakrisha stabilì dall'alto delle sue molteplici esperienze spirituali, ha valore per te soltanto se, guidato da Dio, lo accetti e lo rinnovi attraverso la tua esperienza personale. Le opinioni dei pensatori, dei santi e degli Avatar dovrebbero essere accettate come aiuti e non trasformarsi in ceppi. L'importante per te è quello che tu 15 stesso hai visto o ciò che Dio, nel suo aspetto Personale o Impersonale, o attraverso l'azione di un insegnante, un guru o un ricercatore della verità, decide di mostrarti lungo il cammino dello Yoga.
IL FINE EVOLUTIVO DELLO YOGA
Nella Katha Upanishad compare una delle frasi potenti e pregnanti, così frequenti nelle Upanishad, che racchiudono in poche parole un mondo di significati,: Yogah hi prabhavapayayau, che significa lo "Lo Yoga è il principio e la fine di ogni cosa". Nei Purana il significato della frase viene chiarito ed approfondito. Per mezzo dello Yoga Dio creò il mondo; con lo Yoga lo riassorbirà in Se Stesso alla fine. Non soltanto la creazione e la dissoluzione finale dell'universo, ma tutti i grandi cambiamenti, le creazioni, le evoluzioni e le distruzioni sono influenzate dal processo fondamentale dello Yoga, tapasya. In questa antica visione lo Yoga è considerato il movimento essenziale, la vera forza esecutiva della Natura, responsabile di tutti i suoi processi. Se ciò vale per le operazioni generali della Natura, se cioè una Conoscenza ed una Volontà divine insite in ogni cosa sono la vera causa di ogni forza e di ogni efficacia, la stessa regola deve valere a maggior ragione per le attività umane. Deve applicarsi in particolare a quei processi consci e volontari della disciplina psicologica denominati sistemi Yogici. Lo Yoga non è davvero altro che un processo naturale, volontario e consapevole per raggiungere rapidamente obiettivi ai quali il movimento naturale ordinario tende lentamente, al ritmo tranquillo di un'evoluzione secolare o addirittura millenaria. Apparentemente sembra esserci una differenza. Lo scopo che ci proponiamo nello Yoga è Dio; lo scopo della Natura è di rendere effettiva la supernatura, ma tali scopi sono le due facce della stessa medaglia. Dio e la supernatura sono l'uno l'aspetto reale e l'altra quello formale di una realizzazione, di una completezza inaccessibile, verso la quale è diretto il cammino ascendente dell'umanità. Lo Yoga per l'uomo è il cammino ascendente della Natura, liberata da una lenta evoluzione e da lunghe ricadute, e consapevole di Sé nella conoscenza divina o umana. Dio è il Tutto ed al tempo stesso supera il Tutto e Lo Trascende; non c'è nulla nell'esistenza che non sia Dio, ma Dio non è la somma di tutto ciò che esiste, né qualcosa che appartiene all'esistenza, se non simbolicamente, nell'immagine della Propria coscienza. In altre parole, tutto ciò che esiste, preso separatamente, è un simbolo particolare e l'intera somma dell'esistenza è un simbolo generale che cerca di tradurre l'esistenza intraducibile, Dio, nel linguaggio della coscienza del mondo. Il simbolo è progettato per tentare e non per riuscire, perché nel momento 16 in cui riuscisse cesserebbe di essere ciò che è e diverrebbe esso stesso quel qualcosa di intraducibile da cui è partito e cioè Dio. Nessun simbolo è pensato per esprimere Dio perfettamente, nemmeno il più elevato; ma è privilegio dei simboli più elevati perdere in Lui la propria definizione separata, cessare di essere simboli e divenire nella coscienza ciò che rappresentano. L'Umanità è un tale simbolo o immagine di Dio; siamo fatti, secondo la frase Biblica, a Sua immagine. Con ciò non si intende un'immagine formale, ma l'immagine del Suo essere e della Sua personalità; siamo fatti dell'essenza e della qualità della Sua divinità; siamo formati nello stampo e portiamo l'impronta di un essere divino e di una coscienza divina. In tutto ciò che esiste a livello fenomenico, o per meglio dire, simbolicamente, esistono due parti dell'essere, la cosa in sé ed il simbolo, il Sé e la Natura, res (ciò che è ) e factum (ciò che è creato o costruito), l'essere immutabile ed il divenire mutevole, ciò che è oltre la natura e ciò che è naturale. Ogni stato di esistenza ha in sé una forza che lo porta a trascendere se stesso. La Materia tende a divenire Vita; la Vita si muove per diventare Mente; la Mente aspira a divenire Verità ideale, la Verità si innalza fino a diventare Spirito divino ed infinito. La ragione di ciò è che ogni simbolo, essendo un'espressione parziale di Dio, si protende e cerca di realizzare la propria realtà completa; aspira a divenire il proprio sé reale trascendendo la propria natura apparente. Ciò che è creato è attratto da ciò che esiste in sé; il divenire tende verso l'essere, il naturale verso il soprannaturale, il simbolo verso la 'cosa-in-sé' e la Natura verso Dio. Di conseguenza, il movimento ascendente è la via per la realizzazione di sé in questo mondo, ma non è un imperativo per ogni cosa. Infatti esistono tre condizioni in cui ogni esistenza mutevole può trovarsi: il movimento ascendente, lo stato di arresto e la caduta verso il basso. La natura nei suoi stadi inferiori si muove verso l'alto a livello collettivo, cercando la salvezza finale solo per un numero limitato dei suoi membri. Non da ogni forma di materia nasce la vita, nonostante ogni forma di materia brulichi dello spirito di vita e sia pregna del suo urgente bisogno di liberarsi e di manifestarsi. Non ogni forma di vita dà origine alla mente, anche se la mente è presente in ogni forma di vita, insistente, alla ricerca della propria liberazione e manifestazione. Neppure ogni essere mentale è adatto a manifestare la Verità ideale, nonostante in ogni essere mentale, - nel cane, nella scimmia e nel verme non meno che nell'uomo -, lo spirito di verità e di conoscenza imprigionato cerchi la via per la liberazione e per l'espressione di sé. La natura per ogni piano della propria costruzione cerca in primo luogo di assicurare l'esistenza delle sue creature di quel piano; solo dopo che questo obiettivo primario è stato raggiunto cerca attraverso le creature più adatte di superare la propria opera, di rompere ciò che ha costruito per andare oltre e raggiungere qualcos'altro. E' solo 17 quando giunge all'uomo che dispone di un genere nel quale ogni individuo è essenzialmente in grado di realizzare dentro sé non solo ciò che è naturale ma anche ciò che trascende la natura, ed anche questo è vero con le dovute eccezioni ed in gradi diversi a seconda degli individui. Di tutto ciò conviene però parlare dettagliatamente in un altro momento. Ciò nonostante, rimane vero che il movimento ascendente è la tendenza primaria della natura; lo stato di arresto è una realizzazione inferiore, e se perfetta, una perfezione passeggera, transitoria. Si tratta di una perfezione nei reami della lotta e nell'ambito delle forme mutevoli, una realizzazione nel regno di Ashanaya Mrityu, la Fame che è morte, la Fame che crea e si nutre delle proprie creature. Il movimento ascendente è quello che ci conduce dalla morte all'immortalità e realizza su questa terra e nel corpo il Regno dei Cieli luminoso e beato; la caduta verso il basso è distruzione, è l'Inferno, la grande perdizione, mahati vinastih. La Gita indica l'esistenza di tre gati o stati finali del divenire, uttama, madhyama, adhama, superiore, intermedio ed inferiore, tra i quali l'umanità può scegliere. Ognuno di noi deve scegliere. A seconda di come scegliamo, Dio si realizzerà in noi attraverso una soddisfazione umana passeggera, una perfezione divina o una decomposizione della nostra umanità nel fecondo materiale di scarto della Natura. Ogni stato naturale è quindi un passo verso un qualche stato soprannaturale, verso qualcosa di per se stesso naturale ma superiore a ciò che lo precede. La Vita è soprannaturale per la Materia; la Mente è soprannaturale per la Vita; l'Essere Ideale è soprannaturale per la Mente e lo Spirito Infinito è soprannaturale per l'Essere Ideale. Perciò dobbiamo accettare come nostra meta il soprannaturale, perché la tendenza della nostra natura verso la supernatura che la sovrasta è un imperativo del Potere del Mondo, al quale si deve obbedire in modo indiscusso e senza ribellione. E' a questo punto che la Fede diventa importante, e la Religione, se non corrotta, diviene di grande utilità, poiché la nostra mente cerca di restare ancorata alla propria natura ed è scettica riguardo alla possibilità di superarla. La fede e la religione furono un dono della Saggezza Universale per abituare l'uomo naturale e puramente mentale ai richiami della sua anima ideale, che cerca sempre di uscire dal crepuscolo nella luce del giorno, di emergere dall'oscurità nella quale brancola verso la verità, di lasciare le impressioni dei sensi ed il ragionamento per arrivare alla visione e all'esperienza diretta. La tendenza ascendente è imposta su di noi e non possiamo resisterle per sempre; prima o poi Dio imporrà su di noi le Sue mani e ci spingerà a salire lungo il pendio scosceso così difficoltoso per i nostri passi non ancora rigenerati. Allo stesso modo in cui l'animale tende verso l'umanità e nei suoi esemplari più flessibili raggiunge un certo tipo di umanità, con la stessa sicurezza con cui la comparsa della scimmia e della formica ha portato inevitabilmente alla venuta dell'uomo, così 18 l'uomo evolve verso il divino ed attraverso gli individui più capaci si avvicina sempre più alla divinità ottenendo una forma deità, e poiché il genio ed il santo sono una realtà l'uomo è costretto a sviluppare dentro e fuori di sé il superuomo, il siddha purusa. Per giungere a questa conclusione non occorrono poteri profetici o rivelazioni; è l'inevitabile corollario delle precedenti dimostrazioni che la Natura ha fornito nel suo vasto laboratorio. Dobbiamo trascendere la Natura, per divenire la Supernatura, ma da quanto detto in precedenza si deduce che dovremmo procedere servendoci di qualcosa che è ancora imprigionato nella Natura stessa, seguendo la strada che la Natura stessa sta tentando di aprire per noi. Cedendo alla nostra natura ordinaria ci allontaniamo dalla Natura stessa e da Dio; trascendendo la Natura soddisfiamo il suo impulso più forte; realizziamo tutte le sue possibilità e ci innalziamo verso Dio. L'umano dapprima tocca il divino e poi diviene il divino stesso. Esistono uomini che cercano di uccidere la Natura per divenire il Sé. Dovremmo forse seguirli? Certamente no, per quanto sublime ed elevato sia il loro sentiero e per quanto possente e splendida sia la loro aspirazione, perché ciò non è il volere di Dio per l'umanità e quindi non è il nostro vero dharma. Lasciate pure che qualcuno dica, se vuole, che abbiamo operato una scelta inferiore. Risponderemo nel linguaggio della Gita sreyan svadharmo vigunah: migliore è la legge del nostro essere sebbene inferiore, perché troppo pericolosa è la legge superiore di un altro essere. Obbedire alla volontà di Dio in noi è senz'altro più gioioso, e forse anche più divino, che innalzarsi fino alle austere altezze dell'Advaitin e giungere all'ineffabile annullamento di sé in un'Esistenza indefinibile. A noi basta l'abbraccio di Krishna e la gloria del grembo possente di Kali. Dobbiamo trascendere e possedere la Natura, non certo ucciderla. Ad ogni modo, qualunque possa essere la scelta riservata ad individui eccezionali, ciò che noi cerchiamo senza dubbio o esitazione alcuna, è un sentiero di realizzazione suprema per l'umanità in generale, perciò non ti propongo attraverso lo Yoga un cammino individuale incurante del resto dell'umanità. Né le esagerazioni della spiritualità, né quelle del materialismo sono il nostro autentico sentiero. Qualunque movimento umano che neghi la Natura, sia esso religioso, nobile o ascetico, pur se di una spiritualità e di una purezza accecante, ha sempre portato e sempre porterà con sé fallimento, frustrazione, disillusione e perversione, perché per sua stessa natura rappresenta per la massa dell'umanità un impulso passeggero verso l'esagerazione, in quanto contraddice ciò che Dio ha stabilito facendo della Natura un elemento indispensabile per la Sua realizzazione nell'universo e di noi degli strumenti prescelti e dei collaboratori per l'opera della realizzazione divina sulla terra. Qualunque movimento umano che ci inviti ad accontentarci della nostra Natura ordinaria, a soggiornare sulla terra, a cessare di aspirare al nostro 19 Cielo interiore ed a scegliere di vivere come animali protesi verso il nostro futuro mortale ed attratti verso il basso dalla terra che coltiviamo e non verso l'alto da Dio e dalla nostra aspirazione inappagata, è destinato a portare noia, stagnazione, a finire ben presto o a suscitare una reazione repentina e violenta verso il soprannaturale, perché anche questo rappresenta per la massa dell'umanità un impulso passeggero verso l'esagerazione ed è contrario al piano di Dio che è entrato in noi ed abita segretamente nella nostra natura per attirarci verso di Sé con una forza istintiva, globale e travolgente. I movimenti materialisti sono più innaturali delle religioni ascetiche e delle filosofie basate sulla negazione, perché queste almeno ci spingono ad innalzarci, anche se vanno troppo veloci e conducono troppo lontano per la nostra umanità; il materialista invece con la pretesa di farci ritornare alla Natura ci separa completamente da lei. Egli dimentica o non vede che la Natura è Tale solo a livello fenomenico, ma in realtà è Dio. L'elemento divino in lei è ciò che veramente ed essenzialmente è; il resto è solo una condizione accessoria, parte del processo di rivelazione progressiva della divinità segreta. Egli dimentica anche che la natura è in evoluzione, e non pienamente evoluta, e quindi ciò che siamo ora non può mai essere un termine di paragone per stabilire ciò che saremo domani. Il soprannaturale non può che essere la vera logica delle cose, lo scopo e la meta del divenire. Perciò, la prima cosa che dobbiamo imparare, se vogliamo essere yogin completi e procedere con sicurezza verso la nostra perfezione divina, è non essere intrappolati, non rimanere impantanati e vincolati dalla Natura e nello stesso tempo non accanirci contro di lei e distruggerla. Tutti gli esseri, anche i saggi, seguono la propria natura e che vantaggio potranno mai procurare la costrizione e la tortura? Prakrtim yanthi bhutani, nigrahah kim karisyati? Ed è tutto talmente inutile! Ti senti intrappolato da lei e desideri ardentemente la liberazione? Solo nelle sue mani troverai la chiave che scioglierà i tuoi ceppi. Si frappone forse tra te ed il Signore? Lei è Sita; pregala, e si farà da parte per mostrarti il Suo volto; non credere però di poter separare Sita da Rama, di poterla relegare prigioniera in qualche lontana Lanca per possedere Rama tutto per te in Ayodhya. Lotta con Kali, se vuoi; Kali ama un buon combattente; ma non combattere con lei in modo freddo e distaccato o con odio e ripugnanza, perché la sua irritazione è terribile e distrugge gli Asura, pur amandoli. Piuttosto studiala attentamente e poniti sotto la sua protezione; avvicinati a Lei con la giusta comprensione e con Volontà pura e risoluta; ti condurrà magari girando intorno, ma nel modo più sicuro e saggio verso la Persona Beata e la Presenza Ineffabile. La Natura è il Potere stesso di Dio che guida la moltitudine degli esseri attraverso la notte ed il deserto, oltre le linee nemiche, verso l'eredità segreta che è stata loro promessa. La supernatura, quindi, è il vero scopo del nostro Yoga; rimanere naturali nel mondo e 20 trascendere la natura nell'interiorità in modo tale da poter, sia interiormente che esteriormente, prendere possesso della Natura e godere di lei come esseri liberi e signori, svarat e samrat ; restando un simbolo in un mondo di esseri-simbolo raggiungere ciò che il simbolo rappresenta, comprendere il simbolo; continuando ad essere un membro dell'umanità, un uomo tra gli uomini, un corpo vivente tra corpi viventi, manus, un essere mentale ospitato dalla materia vivente tra altri esseri mentali rivestiti di materia vivente, essendo e restando uguali nei nostri aspetti esteriori, oltrepassare tutto ciò e divenire nel corpo quello che in realtà siamo nel nostro sé segreto: Dio, spirito, essere supremo ed infinito, pura Beatitudine fatta di gioia divina, pura Forza di azione divina, pura Luce di conoscenza divina. La nostra vita apparente ha soltanto un valore simbolico ed è buona e necessaria nel divenire; ma ogni divenire ha l'essere come proprio fine e come propria realizzazione, e Dio è l'unico essere. Diventare divini nella natura del mondo e nel simbolo dell'umanità é la perfezione per la quale siamo stati creati.
 

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