22.
22. Il jîvatman, al contrario, vive nell'essenza e può fondersi in identità con il Divino; ma anche lui, dal momento in cui presiede alla dinamica della manifestazione, si riconosce come un centro del molteplice Divino e non come il Parameshvara. È molto
importante ricordarsi di questa distinzione; perché altrimenti, se si ha il minimo egoismo vitale, si può cominciare a credersi un Avatar, oppure a perdere l'equilibrio, come successe a Hridaya (Nipote e discepolo di Ramakrishna) con Ramakrishna. Lo Spirito
è l'atman, Brahman, il Divino essenziale. Quando l'Uno Divino manifesta la molteplicità sempre a Lui inerente, questo essenziale Sé o atman diventa nella manifestazione l'essere centrale che dall'alto presiede alla evoluzione delle sue personalità e delle sue
vite terrestri, pur rimanendo una particella eterna del Divino, anteriore alla manifestazione terrestre, para prakritir jîvabh–ta. Nella manifestazione inferiore, apara prakriti, questa particella eterna del Divino si manifesta come anima, scintilla del Fuoco
divino, che serve d'appoggio alla evoluzione individuale e sostiene l'essere mentale, vitale e fisico. L'essere psichico è la scintilla che cresce e diventa un Fuoco che evolve con lo sviluppo della coscienza. L'essere psichico è di conseguenza evolutivo e
non, come il jîvatman, anteriore all'evoluzione. Ma l'uomo non ha coscienza del sé o jîvatman, non ha coscienza che del suo ego o dell'essere mentale che dirige la vita e il corpo. Pertanto, andando più in profondità, egli può prendere coscienza della sua anima
o essere psichico, come il suo vero centro, il Purusha nel cuore. Lo psichico è l'essere centrale dell'evoluzione, egli emana dal jîvatman, particella eterna del Divino e lo rappresenta. Nello stato di piena coscienza, il jîvatman e l'essere psichico si congiungono.
L'ego è una formazione della Natura ma, non essendo soltanto una manifestazione della natura fisica, non finisce con il corpo. Vi è pure un ego mentale e vitale. 104 Sulla terra la base della coscienza materiale non è soltanto l'Ignoranza, ma l'Incoscienza,
ossia anche la coscienza involuta rinchiusa nelle forme della materia e nell'energia della materia. Non solamente la coscienza materiale, anche la coscienza vitale e la coscienza mentale si trovano separate dalla Verità a causa dell'Ignoranza. La parola jîva
ha due significati nella lingua sanscrita: significa una creatura vivente (9), e significa anche lo spirito individualizzato che sostiene l'essere vivente nella sua evoluzione da una nascita all'altra. In questo secondo senso, il termine completo è jîvatman:
l'atman, spirito o Sé eterno dell'essere vivente. La Gîta ne parla in modo figurato, come di una particella eterna del Divino ma il termine frammentazione (impiegato da voi) è troppo forte; si potrebbe applicare alle forme, non allo spirito che esse contengono.
Inoltre, il Divino molteplice è una realtà eterna, anteriore alla creazione terrestre. Una descrizione dettagliata del jîvatman sarebbe: il Divino molteplice manifestato quaggiù come Sé o spirito individualizzato dell'essere creato . Il jîvatman, nella sua
essenza, non cambia né evolve; la sua essenza resta al di sopra dell'evoluzione personale. Nell'evoluzione, egli è rappresentato dall'essere psichico, che si sviluppa e sostiene tutto il resto della natura. Il Vedanta advaita (monismo) dichiara che il jîva
non ha una reale esistenza, poiché il Divino è indivisibile. Un'altra scuola attribuisce al jîva un'esistenza reale, ma non indipendente: esso è, dicono, uno in essenza, differente nella manifestazione, e poiché la manifestazione è reale, eterna e non un'illusione,
il jîva non può essere chiamato irreale. Le scuole dualiste affermano che il jîva costituisce una categoria indipendente ed insistono sulla trinità: Dio, Anima e Natura. L'anima s'incarna ogni volta, ed ogni volta una mente, un vitale ed un corpo sono formati
con il materiale fornito della Natura universale a seconda dell'evoluzione passata dell'anima e delle sue necessità per l'avvenire. Quando il corpo si dissolve, il vitale va nel piano vitale e vi resta per un certo periodo di tempo, ma alla fine di 9 Nel Bengala,
quando qualcuno è sul punto di uccidere un piccolo animale, si sente spesso protestare: -Non lo uccidere, ché è un jîva di Krishna . 105 questo periodo l'involucro vitale scompare. L'ultimo a scomparire è l'involucro mentale. Infine, l'anima o essere psichico
si ritira nel mondo psichico per riposarsi fino all'avvicinarsi di una nuova nascita. Tale è il procedimento per gli esseri umani normalmente sviluppati. Ci sono varianti a seconda della natura dell'individuo nella sua evoluzione. Per esempio, se la mente e
il vitale sono fortemente sviluppati possono sussistere, a condizione che siano organizzati dal vero essere psichico, e siano accentrati attorno a lui; in tal caso ne condividono l'immortalità. L'anima raccoglie gli elementi essenziali delle sue esperienze
nella vita e ne fa la base per la sua crescita nell'evoluzione; quando essa torna alla nascita, prende i suoi involucri mentale, vitale e fisico, e tanto di quel Karma che le sarà utile nella nuova vita per acquisire maggiore esperienza. Shraddha (Cfr' Glossario)
e riti si compiono per la parte vitale dell'essere, per aiutarlo a sbarazzarsi dalle vibrazioni vitali che ancora lo legano alla terra e ai mondi vitali, affinché possa rapidamente passare al riposo della pace psichica. La coscienza dell'individuo si espande
nella coscienza cosmica e può avere con questa ogni genere di rapporti: può penetrarla, conoscere i suoi movimenti, agire su di essa o ricevere da essa, essere altrettanto vasta oppure contenerla; è ciò che gli antichi yoga intendevano con l'espressione avere
il Brahmanda (Il cosmo, l'universo) in sé . La coscienza cosmica è quella dell'universo, dello spirito cosmico e della natura cosmica con tutti gli esseri e tutte le forze che ne sono contenuti. Tutto ciò è tanto cosciente in modo globale quanto lo è l'individuo
separatamente, benché in un modo differente. La coscienza dell'individuo è una parte, ma una parte che percepisce se stessa come un essere distinto. Tuttavia, ad ogni momento, la maggior parte di ciò che egli è entra in lui dalla coscienza cosmica. Però le
due parti sono separate da un muro d'ignoranza. Una volta crollato questo muro, l'individuo comincia a sentire il Sé cosmico, la coscienza della Natura cosmica, le forze che vi agiscono, ecc. ecc... Sente tutto ciò come ora sente le cose e gli urti fisici.
106 Scopre che il tutto è una sola cosa col suo più vasto ed universale essere. Vi è una Natura mentale universale, una Natura vitale universale, una Natura fisica universale; da una selezione di queste forze e dei loro movimenti provengono la mente, il vitale
ed il fisico individuali. L'anima proviene da oltre tali nature mentali, vitali e corporee. Essa appartiene al Trascendente e per questo ci è possibile aprirci alla Natura superiore al di là. Il Divino è sempre l'Uno che è Molteplice. Lo Spirito o Sé individuale,
fa parte dell'aspetto Molteplice dell'Uno, e l'essere psichico è ciò che Egli emana per evolvere quaggiù nella natura terrestre. Raggiungendo la liberazione, il sé individuale realizza che è l'Uno (e tuttavia il Molteplice). Egli può tuffarsi nell'Uno, fondersi
e nascondersi nel suo seno; è il laya (10) dell'advaita; può anche sentire la sua unità, e tuttavia, in quanto parte del Molteplice che è l'Uno, godere del Divino è la liberazione del dvaita-dvaita (Cfr' Glossario); può anche insistere sull'aspetto del Molteplice
ed essere posseduto dal Divino è la liberazione del vishishtadvaita (Cfr' Glossario), o continuare a giocare con Krishna nell'eterno Vrindavan (Cfr' Glossario) e ottenere la liberazione del dvaita. Quando è liberato, può ancora rimanere nella lîla (manifestazione)
o entrarci tutte le volte che lo desidera. Il Divino non è legato dalle filosofie umane; Egli è libero nel Suo gioco e libero nella Sua essenza. Ciò che s'intende per Prakriti, ossia la Natura, è la parte esteriore o esecutiva della Shakti o Forza Cosciente,
che forma i mondi e li muove. Questo lato esteriore sembra essere meccanico, un gioco di forze dei guna, ecc., ma dietro di esso si trovano la Coscienza e la Forza viventi del Divino, la Shakti divina. Prakriti stessa è divisa in inferiore e superiore: l'inferiore
è la Prakriti dell'Ignoranza, la Prakriti della mente, della vita e della materia, dalla coscienza separata dal Divino; la superiore, la divina Prakriti del Satchidananda, ha il potere di manifestare la Supermente ed è sempre cosciente del Divino e libera dall'Ignoranza
e dalle sue conseguenze. L'uomo, finché resta nell'ignoranza, è sottomesso alla Prakriti inferiore, ma attraverso l'evoluzione spirituale, diviene 10 La fusione dell'essere individuale nell'esistenza cosmica. 107 cosciente della Natura superiore e cerca di
entrare in contatto con essa. Egli può elevarsi sino a questa Natura, che può anche scendere in lui; questo movimento di ascesa e di discesa rende possibile la trasformazione della natura inferiore della mente, della vita e della materia. È necessario raggiungere
il Sovramentale e farlo discendere prima che la Supermente abbia la minima possibilità di venire nella coscienza terrestre, poiché il Sovramentale è il passaggio obbligato attraverso il quale si passa dalla Mente alla Supermente. Nel Sovramentale hanno inizio
tutte le diverse sistemazioni della verità creatrice di ogni cosa. Da esso scendono nell'Intuizione, da dove sono trasmesse alla Mente illuminata ed alla Mente superiore, al fine di essere adattate alla nostra comprensione. Ma nel corso di questa trasmissione
ed a misura che discendono verso livelli inferiori esse perdono sempre più il loro potere e la loro certezza. Nella mente umana, perdono ciò che possedevano di energia di verità direttamente percepita, poiché all'intelletto si presentano solamente come considerazioni
speculative e non come Verità realizzate, non come una visione diretta o come una visione dinamica unita ad un'esperienza concreta e innegabile. La Supermente è situata tra il Satchidananda e la creazione inferiore. Essa sola contiene direttamente la Verità
determinante della coscienza divina ed è necessaria per una creazione di Verità. Si può evidentemente realizzare Satchidananda nei suoi rapporti con la mente, la vita ed anche con il corpo, ma diviene allora qualcosa di stabile, che sostiene con la sua presenza
la Prakriti inferiore senza trasformarla. Solo la Supermente può trasformare la natura inferiore. Satchidananda (sat, chit, ananda) (Esistenza-Coscienza- Felicità) è l'Unico sotto un triplice aspetto. Nel Supremo, i tre non sono tre, ma uno l'esistenza (sat)
è coscienza, e la coscienza (chit) è beatitudine (ananda); così i tre sono inseparabili e non soltanto inseparabili, ma talmente fusi l'uno nell'altro, da divenire indistinti. Sui piani superiori della manifestazione, essi diventano tre in uno; pur restando
inseparabili, l'uno dei tre può predominare e servire di base agli altri due o dirigerli. Nei piani inferiori essi diventano in apparenza separabili, senza per altro esserlo nella realtà 108 segreta; e nel mondo fenomenico, l'uno può esistere senza gli altri,
sino al punto che ci sembra un'esistenza incosciente o dolorosa o una coscienza senza ananda. In effetti, senza questa separazione dei tre aspetti nella nostra esperienza, il dolore, l'ignoranza, la menzogna, la morte e ciò che noi chiamiamo incoscienza non
avrebbero potuto manifestarsi e questa evoluzione di una coscienza limitata e sofferente, che esce dalla nescienza universale della materia, non avrebbe potuto avere luogo.
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