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21. Può risvegliarsi sotto tutte queste forme, prorompendo verso l'esterno e verso l'alto o estendersi in larghezza partendo dal basso. Oppure può scendere e diventare un potere ben definito da essere impiegato in qualche azione; può fluire dall'alto verso
il basso nel corpo, operando, stabilendo il suo dominio, estendendosi in larghezza dall'alto. Essa può riunire ciò che in noi è infimo con ciò che al di sopra di noi vi è di più alto, liberare l'individuo nell'universalità cosmica, nell'Assoluto o nel Trascendente.
Nel processo del nostro Yoga, ogni centro ha un impiego psicologico determinato e una funzione generale che formano la base di tutti i poteri particolari e di tutte le funzioni derivanti da questi centri. Il muladhara governa il fisico sino al subconscio; il
centro addominale (swadhisthana) dirige il vitale inferiore; il centro ombelicale (nabhipadma o manipura) sostiene il vitale più vasto; il centro del cuore (hridpadma o anahata) l'essere emotivo; il centro della gola (vishuddha) il potere mentale dell'espressione
e dell'esteriorizzazione; il centro situato tra le sopracciglia (aj‹achakra) dirige la mente dinamica, la volontà, la visione ed il potere di formazione mentale; al di sopra, il loto dai mille petali (sahasradala) sostiene la mente pensante superiore, ospita
più in alto la mente illuminata, e, al sommo, si apre all'intuizione attraverso la quale (a meno di un'azione diretta irresistibile) il sovramentale può entrare in comunicazione o in contatto immediato con gli altri piani. Nel nostro Yoga, intendiamo per subconscio
quella parte del nostro essere completamente sommersa dove non c'è pensiero, volontà o sentimento coscientemente svegli e coerenti e neppure reazione organizzata, e che tuttavia riceve oscuramente anche le più piccole impressioni, immagazzinandole nelle sue
profondità; è da lì che può sorgere, nel sogno o anche allo stato di veglia, ogni genere di stimoli e d'inveterati movimenti abituali che si ripetono crudamente o si mascherano sotto strane forme. Queste impressioni sorgono soprattutto in sogno in maniera incoerente
e caotica, ma possono anche sorgere, ed infatti sorgono, nella nostra coscienza allo stato di veglia, sotto forma di ripetizione meccanica di antichi 100 pensieri, di vecchie abitudini mentali, vitali e fisiche, sotto forma di oscure eccitazioni e sensazioni,
azioni, emozioni, di cui il nostro pensiero o la nostra volontà coscienti non sono né l'origine né la causa, e che spesso sono persino contrari al loro modo di percepire, alla loro scelta o alle loro ingiunzioni. Vi è nel subconscio una mente oscura piena di
ostinati samskara, d'impressioni, associazioni, idee fisse, reazioni abituali, formate dal nostro passato; un vitale oscuro che contiene il germe delle sensazioni, delle reazioni nervose e dei desideri abituali; un fisico materiale estremamente oscuro che domina
in gran parte lo stato del nostro corpo. Esso è in gran parte responsabile delle nostre malattie; infatti, le malattie croniche o ricorrenti, sono dovute soprattutto al subconscio, alla sua ostinata memoria, alla sua abitudine di ripetere tutto ciò che è rimasto
impresso nella coscienza fisica. Ma si deve fare una chiara distinzione fra il subcosciente fisico e la parte subliminale del nostro essere, quali la coscienza fisica interiore o sottile, il vitale interiore o la mente interiore, poiché queste parti non sono
affatto oscure, incoerenti o disorganizzate, ma soltanto velate alla coscienza superficiale. La nostra superficie riceve continuamente impulsi da queste sorgenti, contatti, comunicazioni o influssi dall'intimo, ma la maggior parte delle volte ignora donde provengano.
Al di sopra dell'universo materiale che vediamo, vi è un piano vitale esistente in sé; al di sopra del materiale e del vitale vi è un piano mentale esistente in sé. Questi tre piani formano il triplice universo dell'emisfero inferiore. Si sono stabiliti nella
coscienza terrestre mediante l'evoluzione; ma preesistevano in se stessi prima dell'evoluzione, al di sopra della coscienza terrestre e del piano materiale al quale la terra appartiene. Dietro la natura vitale dell'uomo esiste celato e immobile il suo vero
essere vitale, completamente diverso dalla natura vitale superficiale. Il vitale di superficie è meschino, ignorante, limitato, pieno di oscuri desideri, di passioni, di appetiti, di rivolte, di piaceri e di pene, di gioie e di dolori effimeri, di esultanze
e depressioni. Il vero essere vitale, al contrario, è ampio, vasto, calmo, forte, senza limitazioni, fermo e incrollabile, capace di onnipotenza, onniscienza e di ananda. 101 Inoltre non ha ego, poiché sa di essere una proiezione e uno strumento del Divino;
è il Guerriero divino, puro e perfetto; in lui si trova una Forza strumentale, capace di tutte le realizzazioni divine. È il vero essere vitale in voi, quello che si è risvegliato ed è venuto in primo piano. Esiste ugualmente un essere mentale vero e un vero
essere fisico. Quando questi si manifestano, si diventa coscienti di una doppia esistenza in noi; quella profonda, sempre calma e forte, e quella di superficie, tormentata e oscura. Ma se il vero essere che sta in profondità rimane stabile e vivete in lui,
l'agitazione e l'oscurità rimarranno soltanto in superficie. In questo stato, le parti esteriori potranno essere manovrate in maniera più efficace e diventare anch'esse libere e perfette. La mente nel senso corrente abbraccia indifferentemente tutta la coscienza
poiché l'uomo è un essere mentale e vede tutto attraverso la mente; ma nella terminologia del nostro Yoga, il sostantivo mente e l'aggettivo mentale sono utilizzati per indicare specialmente la parte della natura che è in rapporto con la cognizione e l'intelligenza,
con le idee, le percezioni mentali o percezioni del pensiero e le reazioni del pensiero dinanzi agli oggetti, con le formazioni ed i movimenti della mente, la visione e la volontà mentali, ecc., tutte cose, queste, che fanno parte dell'intelligenza dell'uomo.
Dalla mente bisogna attentamente distinguere il vitale, benché vi sia infuso un elemento mentale. Il vitale è la natura-della-Vita, fatta di desideri, di sensazioni, di sentimenti, di passioni, d'energie in azione, di volontà, di desiderio, di reazioni dell'anima-didesiderio
nell'uomo e di tutto il gioco degli istinti di possesso ed altri consimili, quali la collera, la paura, l'avidità, la cupidigia, ecc., che appartengono pure a questo campo della natura. Alla superficie della coscienza, la mente e il vitale sono mescolati; ma
in essenza sono forze completamente distinte, ed appena si passa dietro la comune coscienza superficiale e si vedono separate, si scopre la loro differenza e si può, con l'aiuto di questa conoscenza, analizzare la loro confusione superficiale. é possibilissimo,
ed anche normale, durante un periodo più o meno lungo, a volte lunghissimo, che la mente accetti il Divino o l'ideale yoghico, mentre il vitale, non essendo convinto né sottomesso, continui ostinatamente per il suo 102 cammino di desiderio e di passione, subendo
l'attrazione della vita ordinaria. La divisione o il conflitto tra la mente e il vitale è la causa di gran parte delle più acute difficoltà nella sadhana. L'essere mentale interiore sorveglia, osserva e giudica tutto ciò che avviene in noi. L'essere psichico
non sorveglia e non osserva come un testimone, ma sente e conosce spontaneamente, in una maniera assai più diretta e luminosa, mediante la purezza della propria natura e l'istinto divino che è in lui, e in tal modo, non appena passa in primo piano, rivela immediatamente
i movimenti giusti e quelli falsi della nostra natura. L'essere umano è composto dai seguenti elementi: in profondità, lo psichico che sostiene tutto, poi la mente, il vitale ed il fisico interiori; all'esterno, lo strumento attraverso il quale questi si esprimono:
la natura completamente esteriore della mente, della vita e del corpo. Al di sopra di questi elementi si trova l'essere centrale (jîvatman), particella del divino Sé, che li utilizza tutti per manifestarsi; questa realtà di se stesso rimane nascosta all'uomo
esteriore, il quale sostituisce l'anima o sé profondo con l'ego mentale e vitale. Solamente coloro che hanno cominciato a conoscere se stessi, prendono coscienza del loro vero essere centrale, che tuttavia è sempre presente dietro l'azione della mente, della
vita e del corpo, ed è l'essere psichico che lo rappresenta più direttamente, poiché egli stesso è una scintilla del Divino. Con la crescita dell'elemento psichico nella nostra natura cominciamo ad entrare coscientemente in contatto con l'essere centrale superiore.
Quando tale contatto si produce e l'essere centrale fa uso d'una volontà cosciente per controllare ed organizzare i movimenti della natura, allora si possiede il vero dominio spirituale di se stessi, invece di una parziale padronanza, puramente mentale o morale.
Nel nostro Yoga, l'espressione essere centrale serve generalmente a indicare la parte del Divino nell'uomo, che sostiene tutto il resto e che sopravvive attraverso la morte e la nascita. Questo essere centrale ha due forme: in alto è il jîvatman, il nostro
vero essere, di cui diveniamo coscienti quando sopravviene la conoscenza del sé superiore, in basso è l'essere psichico, che si tiene dietro la mente, il corpo e la vita. Il jîvatman è al di sopra della 103 manifestazione e presiede ad essa; l'essere psichico
è presente dietro questa manifestazione e la sostiene. L'atteggiamento naturale dell'essere psichico è quello di sentirsi Figlio di Dio, il bhakta, particella del Divino, uno con Lui nell'essenza, anche se diverso nella dinamica della manifestazione e nell'identità.
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