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19. Ricordatevi che, finché il potere non è interamente presente, non conviene rifiutare completamente l'aiuto dei mezzi fisici. Le medicine sono un pis-aller (in francese nel testo) di cui ci si deve servire quando nella coscienza qualcosa non risponde
o risponde solo superficialmente alla Forza. Molto spesso, una parte della coscienza materiale non è ricettiva; altre volte il subcosciente sbarra la strada, anche quando tutta la mente, il vitale ed il fisico risvegliati accettano senza riserve l'influsso
liberatore. Se anche il subcosciente diviene ricettivo, basta un leggero contatto della Forza, non solo per guarire una determinata malattia, ma anche per renderla praticamente impossibile in avvenire. La vostra teoria sulla malattia è una convinzione piuttosto
pericolosa, perché la malattia è una cosa da eliminare, non da accettare o da godere. C'è qualcosa nell'essere che gode della malattia; è anche possibile trasformare i dolori della malattia, come qualsiasi altro dolore, in una forma di piacere; perché dolore
e piacere sono entrambi degradazioni d'un ananda originale e possono essere ridotti l'uno nell'altro, oppure sublimati nel loro principio originale di ananda. È anche vero che bisogna essere capaci di sopportare la malattia con calma, equanimità, resistenza
e anche, giacché è venuta, di riconoscere che fa parte delle esperienze da attraversare. Ma accettandola e godendone la si aiuta a durare, e ciò non deve succedere, perché la malattia è una deformazione della natura fisica, come la sensualità, la collera, la
gelosia, ecc. sono deformazioni della natura vitale e l'errore, i pregiudizi, l'abitudine alla menzogna sono deformazioni della natura mentale. Tutte queste cose devono essere eliminate e il rifiuto è la prima condizione della loro scomparsa, mentre l'accettazione
causa un effetto completamente opposto. Prima d'entrare nel fisico tutte le malattie passano attraverso l'involucro nervoso (o vitale-fisico) del corpo sottile. Se si è coscienti del corpo sottile, o se si ha la coscienza sottile, si può 91 fermare il corso
di una malattia impedendole di entrare nel corpo fisico. Comunque, essa può giungere inavvertita durante il sonno o attraverso il subcosciente, oppure irrompere all'improvviso quando non si è in guardia; in tal caso non rimane altro che lottare, scacciarla
dal terreno già guadagnato nel corpo. L'autodifesa mediante questi mezzi interiori può divenire così potente da rendere il corpo praticamente immune, come lo hanno molti yogi. Tuttavia praticamente non vuol dire assolutamente . L'immunità assoluta verrà solo
con la trasformazione supermentale. Al di sotto della Supermente, l'immunità è infatti il risultato dall'azione di una Forza in mezzo a molte altre forze, che può essere disturbata se l'equilibrio stabilito viene rotto. Nella Supermente, l'immunità è una legge
della natura; in un corpo supermentalizzato, l'immunità dalla malattia sarà automatica, inerente alla sua nuova natura. Esiste una differenza tra la Forza yoghica sui piani inferiori (mentali ed altri) e la Natura supermentale. Ciò che, nella coscienza mentale
o fisica, dev'essere acquisito e mantenuto mediante la Forza dello yoga, è inerente alla Supermente e vi esiste, non come acquisizione, ma per natura, in modo indipendente e assoluto. 92 Luci sullo yoga Traduzione a cura di Marta 1. Lo scopo Il metodo del nostro
yoga segue un tracciato totalmente diverso da quello degli altri yoga, in quanto non mira soltanto a farci passare dalla solita ignorante coscienza terrestre alla coscienza divina, ma anche a far discendere nella oscurità della mente, della vita e del corpo,
il potere supermentale della divina coscienza per trasformarli e manifestare il Divino sulla terra, creando una vita divina nella materia. È uno scopo estremamente difficile, uno Yoga difficile; per molte persone, e forse per la maggior parte di esse, sembrerà
inattuabile. Tutte le forze dell'abituale e ignorante coscienza terrestre si oppongono, lo respingono e cercano di impedirne il progresso, e il sadhaka si accorgerà che la sua mente, la sua vita ed il suo corpo sono pieni degli ostacoli più ribelli alla realizzazione
del fine che si è prefisso. Se potete accettare questo ideale con tutto il vostro cuore, affrontarne tutte le difficoltà, lasciare dietro di voi il passato ed i suoi legami; se siete pronto a rinunciare a tutto e a tutto rischiare per questa divina possibilità,
allora, ma solamente allora, potrete sperare di avere l'esperienza della Verità nascosta. La sadhana del nostro Yoga non procede da alcun insegnamento mentale fisso, né da forme prescritte di meditazione, mantra o altro, ma da un'aspirazione, una concentrazione
interiore o diretta verso l'alto, da un'apertura all'Influsso, al Potere Divino al di sopra di noi e alla sua azione, alla Presenza Divina nel cuore, e dal rifiuto di tutto ciò che è loro estraneo. Solo la fede, l'aspirazione e la sommissione possono produrre
quest'apertura. La sola creazione accettata in questo Yoga, è la creazione supermentale, ossia la discesa della Verità divina sulla terra, non soltanto nella mente e nel vitale, ma nel corpo e nella materia. Il nostro scopo non è di sopprimere tutte le limitazioni
all'espansione dell'ego e neppure di dare libero corso o lasciare un campo illimitato all'attuazione delle idee della mente umana o ai desideri della forza egocentrica della vita. Nessuno di noi è qui per fare a modo suo o 93 per creare un mondo dove potrà
finalmente agire a piacer suo; siamo qui per fare ciò che vuole il Divino e per dar vita a un mondo dove la Sua Volontà potrà manifestare la Verità, senza le deformazioni dell'ignoranza umana o pervertita e denaturata dal desiderio vitale. Il lavoro che il
sadhaka dello Yoga supermentale deve fare, non è un lavoro personale secondo le condizioni fissate da lui stesso, bensì compiere l'opera divina secondo le condizioni volute dal Divino. Non per noi facciamo lo yoga, ma per il Divino. Non dobbiamo ricercare la
nostra espressione personale, nemmeno la manifestazione dell'ego individuale libero da tutti i limiti e da tutti i legami, ma la manifestazione del Divino. Di questa manifestazione, la nostra liberazione, il nostro perfezionamento e la pienezza spirituale saranno
parte e risultato, ma non nel senso egoista o per un fine personale e interessato. Inoltre, questa liberazione, questa perfezione e pienezza non saranno ricercati per noi stessi, ma per il Divino. Questo Yoga non implica soltanto la realizzazione di Dio, ma
una consacrazione ed una trasformazione completa della vita interiore ed esteriore sino a renderla capace di manifestare una coscienza divina e divenir parte dell'opera divina. Ciò implica una disciplina interiore, assai più esigente e ben più difficile delle
semplici austerità morali e fisiche. Non dobbiamo impegnarci su questa via, molto più vasta ed assai più ardua della maggior parte degli altri Yoga, se non si ha la certezza del richiamo psichico e della risoluzione di perseverare fino in fondo. Negli Yoga
di altri tempi, si ricercava l'esperienza dello Spirito, sempre libero ed uno con il Divino. Bastava che la natura cambiasse di quel tanto che era necessario, per smettere di essere un ostacolo a questa conoscenza e a questa esperienza. La completa trasformazione
fino al piano fisico non era stata ricercata che da un piccolo numero di persone, che però la ricercavano come una siddhi e non certo come la manifestazione d'una nuova Natura nella coscienza terrestre. Nell'essere umano, che è la mente incarnata nella materia
vivente, tutta la coscienza deve elevarsi per unirsi alla coscienza superiore, e la coscienza superiore discendere nella mente, nella vita e nella materia. In tal modo, gli ostacoli cadranno e questa coscienza 94 avrà via libera per assumere la direzione dell'intera
natura inferiore e trasformarla col potere della Supermente. La terra è un campo materiale di evoluzione. La Mente e la Vita, la Supermente e Satchidananda sono potenzialmente involuti, contenuti nella coscienza terrestre; ma fu la materia che si organizzò
per prima; poi la vita discese dal piano vitale per dare una forma, un'organizzazione, un'attività al principio di vita nella materia, creando la pianta e l'animale; in seguito, la mente discese dal piano mentale e creò l'uomo. Ora, la Supermente deve scendere
per creare una razza supermentale. Per arrivare a una realizzazione dinamica, non è sufficiente liberare il Purusha dalla sua sottomissione a Prakriti; bisogna che l'obbedienza del Purusha alla Prakriti inferiore e al suo gioco di forze ignoranti, sia trasferita
alla suprema divina Shakti, la Madre. È un errore identificare la Madre con la Prakriti inferiore e col suo meccanismo di forze. Prakriti è solamente il mezzo per lo sviluppo quaggiù dell'evoluzione fuori dall'ignoranza. Nello stesso modo in cui l'essere mentale,
vitale o fisico non è il Divino, pur provenendo dal Divino, così il meccanismo della Prakriti non è la Madre divina. Senza alcun dubbio vi è qualcosa della Madre in questo meccanismo e dietro di esso per sostenerlo ai fini dell'evoluzione; ma la Madre non è
una Shakti dell'avidya (7), ma la Coscienza, la Luce, il Potere divini, Para Prakriti, verso cui dobbiamo volgerci per ottenere la liberazione e la realizzazione divina. La realizzazione della coscienza del Purusha, calmo e libero, che osserva il gioco delle
forze senza esserne trascinato o sentirne attaccamento, è un mezzo di liberazione. La calma, il distacco, un'energia ed una gioia tranquille, atmarati, debbono essere attirati dall'alto, nel vitale, nel fisico e anche nella mente. Quando tutto ciò si sia ben
stabilito, non saremo più preda del turbine delle forze vitali
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