14.
14. Respinto dal livello vitale inferiore, scende nel fisico oscuro e inerte dove tutto è ripetizione e si esprime sotto forma di sensazioni nel centro sessuale e di reazioni meccaniche alle suggestioni. Cacciato via anche di là, si ferma nel subcosciente,
da cui risale sotto forma di sogni o di emissioni notturne anche senza sogni. Dovunque si ritiri, tenta ancora per un certo tempo, da quel rifugio, di turbare e di riconquistare il consenso degli elementi superiori, fino a che la vittoria completa non lo scacci
anche dalla coscienza contigua o circostante, che è l'estensione in noi stessi della Natura generale e universale. Quando lo psichico pone il suo influsso sul vitale, occorre prima di tutto evitare accuratamente la sia pur minima mescolanza dell'azione psichica
con un falso moto vitale. La concupiscenza è una perversione o una degradazione che impedisce all'amore di stabilire il suo regno. Quando nel cuore c'è un impulso d'amore psichico, prima di tutto si deve impedire l'accesso alla concupiscenza e al desiderio
vitale; così, come quando la Forza scende dall'alto, bisogna respingere prima di tutto l'ambizione e la vanità personali perché il minimo insinuarsi della perversione corromperebbe l'azione psichica e spirituale, impedendo una vera realizzazione. Il pranayama
ed altre pratiche fisiche come le asana, non sradicano necessariamente il desiderio sessuale. Talvolta aumentano enormemente la forza vitale nel corpo e possono anche accrescere in 71 modo sorprendente la forza della tendenza sessuale che, essendo alla base
della vita fisica, è sempre difficile da conquistare. La sola cosa da fare è scoprire il proprio sé interiore e vivere in esso, separandosi da questi movimenti che allora non ci appariranno più come nostri, bensì come imposti dalla Prakriti esteriore al sé
interiore o Purusha. Allora potremo facilmente eliminarli o annullarli. Questo genere di attacco sessuale durante il sonno non dipende in special modo dal cibo o da cose esteriori. È un'abitudine meccanica nel subcosciente, quando l'impulso sessuale, respinto
o escluso dai pensieri e dai sentimenti di veglia, si presenta sotto questa forma durante il sonno, perché, allora, solo il subcosciente è attivo e voi non avete nessun controllo cosciente. È un segno di desiderio sessuale soppresso nella mente e nel vitale
di veglia, ma non eliminato dalla sostanza della natura fisica. Per eliminarlo bisogna innanzitutto stare attenti a non alimentare nessuna immaginazione o sentimento sessuale nello stato di veglia, e porre poi una forte volontà sul corpo, specialmente sul centro
sessuale, perché nulla possa manifestarsi nel sonno. Può essere che non vi si riesca immediatamente, ma se si persevera per molto tempo, si ottiene abitualmente un risultato: il subcosciente incomincia ad obbedire. Colpire la carne non è un rimedio contro lo
stimolo sessuale, benché possa essere un diversivo momentaneo. Il vitale, e in particolar modo il vitale-fisico, prende la percezione dei sensi come piacere o come il suo contrario. La riduzione della dieta alimentare non ha normalmente un effetto permanente.
Può procurare un maggior senso di purezza fisica o fisico-vitale, alleviare il sistema e ridurre certe specie di tamas. Tuttavia l'impulso sessuale può benissimo adattarsi a un'alimentazione ridotta. Non con mezzi fisici, ma mediante un cambiamento della coscienza,
queste cose possono essere superate. La difficoltà che provate a liberarvi della primitività della vostra natura, persisterà finché tenterete di cambiare il vostro vitale unicamente e soprattutto con la forza della vostra mente e della vostra volontà mentale,
invocando tutt'al più l'aiuto di qualche potere divino indefinito ed impersonale. È una vecchia difficoltà che non è mai stata radicalmente risolta nella vita stessa, perché non è mai stata affrontata nel modo giusto. Per molte scuole di yoga non 72 ha eccessiva
importanza, perché il loro scopo non è tanto quello di trasformare la vita, quanto di sfuggirla. Quando ci si tende a quel fine, può bastare ammansire il vitale mediante una costrizione mentale e morale o immobilizzarlo e ridurlo al silenzio, in una sorta di
sonno o di tranquillità. C'è invece chi gli permette di correre e d'esaurirsi se può, mentre il suo possessore sostiene di essere intoccato ed indifferente in quanto, afferma, è semplicemente la vecchia natura che prosegue il suo corso sotto lo stimolo del
passato, la quale si ritirerà da sola con il disgregarsi del corpo. Quando nessuna di queste soluzioni è raggiunta, il sadhaka conduce talvolta una doppia vita interiore, divisa fino alla fine tra le proprie esperienze spirituali e le proprie debolezze vitali,
dando la maggior importanza possibile alla parte migliore di se stesso e la meno possibile al suo essere esteriore. Ma nessuno di questi metodi si addice al nostro yoga. Se volete ottenere il vero controllo e la trasformazione dei moti vitali, potete farlo
solo a condizione di lasciare che il vostro essere psichico, l'anima in voi, si svegli completamente, stabilisca il suo regno, apra tutto l'essere al contatto permanente della Shakti divina e imponga alla mente, al cuore e alla natura vitale, la sua disposizione
psichica di pura devozione, d'ardente aspirazione e di slancio totale, senza compromessi verso tutto ciò che è divino. Non c'è nessun altro modo ed è inutile sospirare dietro un cammino più confortevole. nanyah pantha vidyate ayanaya (Svetasvatara Upanishad,
615): non esiste nessun altro cammino per essere liberati . 73 5. Coscienza fisica e subcosciente, Sonno, Sogni, Malattie Il fine a cui tendiamo è la realizzazione supermentale e dobbiamo fare tutto ciò che è necessario in questo senso, nelle condizioni proprie
ad ogni stadio. Attualmente, è necessario preparare la coscienza fisica, cioè stabilire nelle parti vitali inferiori e fisiche una perfetta equanimità, una pace assoluta e una consacrazione totale, esenti da qualsiasi esigenza o desiderio personale. Altre cose
verranno a loro tempo. Adesso è necessaria l'apertura psichica, la sua presenza e la sua direzione costanti nella coscienza fisica. Ciò che descrivete è la coscienza materiale. Essa è in gran parte subcosciente; ma è, anche nella parte cosciente, meccanica,
mossa passivamente dalle abitudini o dalle forze della natura inferiore. Ripetendo perennemente gli stessi movimenti senza intelligenza né luce, è attaccata all'abitudine e al regno stabile di ciò che già esiste, rifiuta di cambiare, di ricevere la luce e di
obbedire alla Forza superiore. Anche se volesse cambiare non ne sarebbe capace, e se ne fosse capace, cambierebbe l'azione ispirata dalla Luce e dalla Forza in una nuova abitudine meccanica, togliendole così anima e vita. È oscura, stupida, indolente, piena
d'ignoranza, d'inerzia, d'oscurità e della lentezza del tamas. Proprio in questa coscienza materiale vogliamo introdurre prima la Luce, il Potere e l'ananda superiori (spirituali o divini), poi la Verità supermentale che è lo scopo del nostro yoga. Siete divenuto
consapevole della parte più fisica della vostra coscienza; è così in quasi tutti. Quando vi si entra completamente o esclusivamente, la si sente come quella di un animale, oscura e agitata o inerte e stupida; in ambedue i casi chiusa al Divino. Solo l'apporto
della Forza e della Coscienza superiori potrebbero cambiarla fondamentalmente. Quando questi moti appaiono, non lasciatevi sconvolgere dalla loro apparizione, sappiate invece che si mostrano per essere trasformati. Qui, come dovunque, la tranquillità è il primo
requisito. Bisogna mantenere la coscienza in stato di quiete, senza agitazione né turbamenti, invocando poi nella tranquillità la Forza per rischiarare e trasformare questa massa di oscurità. 74 -In balìa dei rumori e delle sensazioni corporee esteriori , incapace
di abbandonare la coscienza ordinaria a volontà , tutta la tendenza dell'essere lontana dallo yoga, tutto questo appartiene indiscutibilmente alla mente e alla coscienza fisiche quando, per così dire, si isolano e occupano tutta la superficie, ricacciando il
resto nel fondo. Quando una parte dell'essere è spinta in avanti per essere sottoposta al lavoro di trasformazione, si presenta spesso questa condizione che accaparra tutto, e stabilisce la sua attività predominante, come se fosse la sola a esistere; purtroppo,
è sempre quello che deve essere cambiato, le condizioni indesiderabili, le difficoltà di quella parte, che si solleva dapprima occupando tutto il campo della coscienza e ripetendosi ostinatamente. Nel fisico l'oscurità, l'incapacità e l'inerzia salgono alla
superficie con tutta la loro ostinazione. Finché dura questa spiacevole fase, non c'è altro da fare che essere più ostinati dell'inerzia fisica e perseverare con tranquilla risoluzione nel tentativo di ottenere un'ampia apertura permanente nella solida roccia
dell'ostruzione, mettendo in campo una tenace perseveranza, senza agitazione né lotta. Nella sadhana, le variazioni di coscienza durante il giorno sono comuni quasi a tutti. Le oscillazioni, la diminuzione d'intensità, le ricadute in una condizione precedente,
normale o inferiore, da quella superiore di cui si aveva l'esperienza, ma non ancora ben fissata nella realizzazione, divengono molto forti ed evidenti quando l'azione della sadhana passa nella coscienza fisica. Esiste nella natura fisica una inerzia che non
permette facilmente alla naturale intensità della coscienza superiore di rimanere invariata; il fisico ricade sempre in qualche cosa di volgare. La coscienza superiore e la sua forza devono lavorare a lungo nella natura fisica ritornando a più riprese prima
di divenire costanti e normali.
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