7.

7. La calma, il discernimento, il distacco, senza indifferenza, sono tutti molto importanti, perché i loro opposti ostacolano notevolmente l'azione trasformatrice. L'intensità dell'aspirazione è necessaria, ma dev'essere accompagnata dalla calma, dal discernimento e dal distacco. Non bisogna avere nessuna fretta e nessuna inerzia, né eccessiva impazienza rajasica né scoraggiamento tamasico, bensì un richiamo e un'azione regolari, persistenti e tuttavia calmi. Non bisogna strappare né ghermire la realizzazione, 39 lasciandola invece giungere dall'intimo e dall'alto, osservandone con precisione il campo, la natura, i limiti. Lasciate operare in voi il potere della Madre, tuttavia state attenti ad evitare che vi si mescoli o vi si sostituisca l'azione d'un ego magnifico o di una forza dell'Ignoranza che si faccia passare per la Verità. Aspirate soprattutto ad eliminare qualsiasi oscurità e incoscienza nella natura. Tali sono le condizioni fondamentali per prepararsi alla trasformazione supermentale. Nessuna è però facile, e devono essere complete prima che si possa dire che la natura è pronta. Se si riesce a stabilire il vero atteggiamento (psichico, senza egoismo, aperto solamente alla Forza divina) lo sviluppo avverrà molto più rapidamente. L'aiuto che si può dare, il solo che viene richiesto per secondare il cambiamento generale, consiste nell'assumere il vero atteggiamento e mantenerlo. 40 3. In difficoltà Agli inizi, il progresso è sempre ostacolato da difficoltà e, finché l'essere non è pronto, le porte interiori rimangono chiuse. Se ogni volta che meditate, sentite la quiete e i bagliori della luce interiore, se l'intimo vi attrae in modo tale da diminuire l'influsso esteriore e le perturbazioni vitali si affievoliscono, avete già compiuto un notevole progresso. Il cammino dello yoga è lungo, ogni palmo di terreno dev'essere conquistato vincendo una grande resistenza e le qualità più necessarie al sadhaka sono una pazienza e una perseveranza invariabili e un'incrollabile fede malgrado tutte le difficoltà, tutti i ritardi e gli apparenti insuccessi. Gli ostacoli sono normali all'inizio della sadhana; provengono da una natura non ancora abbastanza ricettiva. Bisogna scoprire se l'ostacolo si nasconde nella mente o nel vitale, cercando d'ampliare la coscienza in quel punto di noi stessi, di portarvi maggiore pace e purezza e, nella pace e nella purezza, offrire sinceramente e totalmente al Potere divino questa parte dell'essere. Ogni componente della nostra natura vuol continuare i vecchi movimenti e rifiuta, per quanto può, di accettare un cambiamento e un progresso radicali, perché lo sottoporrebbero a qualche cosa di superiore ad esso, capace di privarlo della sovranità nel proprio dominio, del proprio impero separato. Per questo la trasformazione è un processo lungo e difficile. La mente si intorpidisce perché la sua base inferiore si appoggia sulla mente fisica e sul suo principio d'inerzia o tamas, principio fondamentale della materia. Il continuo susseguirsi di esperienze superiori provoca in questa parte della mente un senso di spossatezza, una reazione di malessere e di affaticamento. L'estasi, o samadhi, è un'evasione. Il corpo è tranquillizzato, la mente fisica in stato di torpore e la coscienza interiore è libera di proseguire le sue esperienze. C'è un inconveniente, però: l'estasi diviene indispensabile e il problema della coscienza di veglia resta insoluto; essa rimane imperfetta. L'intrusione di pensieri di ogni sorta che tanto vi disturba durante la meditazione non è dovuta alle forze ostili, bensì alla normale natura della mente umana. Tutti i sadhaka incontrano la 41 stessa difficoltà, e molti per un lunghissimo periodo di tempo. Vi sono diversi modi per liberarsene. L'uno consiste nell'osservare i pensieri senza approvarli, osservando la natura della mente umana così come essi ce la rivelano, lasciando che a poco a poco si esauriscano. È il procedimento raccomandato da Vivekananda nel suo Rajayoga . Un altro procedimento consiste nel guardare i pensieri come se non ci appartenessero, divenendo il Purusha-testimone che si tiene staccato e rifiuta il suo consenso. I pensieri sono considerati come provenienti dal di fuori, dalla Prakriti e si deve sentirli come viandanti che attraversano lo spazio mentale, con i quali non si hanno rapporti e ai quali non ci si interessa minimamente. In questo modo, dopo un certo tempo, la mente si divide generalmente in due parti: il testimone mentale che osserva, pur rimanendo perfettamente indisturbato e tranquillo, e l'oggetto dell'osservazione, la Prakriti attraverso la quale passano e vagano i pensieri. Dopo di che, si può cominciare a tranquillizzare o a ridurre al silenzio anche quest'altra parte. Vi è un terzo metodo attivo, mediante il quale ci si sforza di vedere da dove vengono i pensieri e ci si accorge che non vengono dall'interno, bensì dall'esterno della testa, per così dire. Se si riesce a scoprirli mentre vengono, basta respingerli completamente, ancor prima che entrino. È forse il metodo più difficile e non tutti possono metterlo in pratica, ma se ci si riesce è la via più breve ed efficace per arrivare al silenzio. È necessario che osserviate e conosciate i falsi movimenti in voi, perché sono la sorgente delle vostre difficoltà e devono essere respinti con persistenza, se volete essere liberato. Tuttavia non pensate sempre ai vostri difetti e ai vostri errori. Concentratevi piuttosto sulla forma ideale che volete raggiungere, sulla meta che è davanti a voi, certo del successo finale. Osservare continuamente le proprie colpe e i propri falsi movimenti genera depressione e scoraggia la fede. Volgete piuttosto lo sguardo verso la luce che sopraggiunge, anziché verso l'oscurità presente. La fede, il buonumore, la fiducia nella vittoria finale sono degli aiuti, in quanto facilitano e affrettano il progresso finale. 42 Apprezzate di più le buone esperienze che avete. Una esperienza come quella che mi avete descritta è più importante dei passi falsi e degli insuccessi. E quando cessa, non amareggiatevi e non lasciatevi prendere dallo sconforto, rimanete intimamente tranquillo ed aspirate a che essa si rinnovi, più forte, per condurvi a un'altra esperienza ancor più profonda e più completa. Aspirate sempre, ma con maggiore tranquillità, aprendovi semplicemente e completamente al Divino. Nella maggior parte degli esseri umani il vitale inferiore è pieno di gravi difetti e di impulsi che rispondono alle forze avverse. Una costante apertura psichica, il persistente rifiuto di questi influssi e delle suggestioni ostili, l'accettazione della calma, della luce, della pace e della purezza del potere della Madre, finiranno col liberarvi da questi attacchi. Siate tranquillo, sempre più tranquillo, considerate tali influssi non come facenti parte di voi stesso ma come intrusi, separatevene, chiudete loro la porta e rimanete in uno stato di serena fiducia nel Potere divino. Se il vostro essere psichico invoca il Divino e la vostra mente chiede con sincerità di essere liberata dalla natura inferiore e da tutte le forze ostili, se potete chiamare il potere della Madre nel vostro cuore ed affidarvi ad esso più che alla vostra forza, l'assalto sarà finalmente debellato e la forza e la pace prenderanno il suo posto. La natura inferiore è ignorante e non divina; in se stessa non è ostile alla Luce e alla Verità, ma chiusa al loro influsso. Le forze ostili non sono solamente non divine, ma antidivine. Esse si servono della natura inferiore pervertendola, riempiendola di movimenti distorti, e in tal modo influiscono sull'uomo, tentano di entrare in lui e di possederlo, o comunque di dominarlo completamente. Liberatevi dall'opinione eccessivamente cattiva che avete di voi stesso e dall'abitudine di lasciarvi deprimere dal senso del peccato, dalle difficoltà e dagli insuccessi. Sono sentimenti che non offrono nessun aiuto reale, al contrario, sono un immenso ostacolo e impediscono il progresso. Essi appartengono alla mentalità religiosa, non alla mentalità yoghica. Lo yogi dovrebbe considerare tutti i difetti della natura come movimenti della Prakriti inferiore, comuni a tutti, e rifiutarli con calma, fermezza e costanza, con assoluta 43 fiducia nel Potere divino, senza debolezza, depressione o trascuratezza, senza ansia, impazienza o violenza. La regola, nello yoga, non è di lasciarsi abbattere dalla depressione, bensì di staccarsene, di scoprirne la causa sopprimendola; perché la causa è sempre in noi stessi: forse un difetto vitale in qualche parte dell'essere, un cattivo impulso che si tollera o un desiderio triviale che provoca un indietreggiamento, sia che lo si soddisfi, sia che lo si deluda. Nello yoga, molto spesso, un desiderio soddisfatto, un falso movimento accettato, causano un arretramento peggiore di un desiderio deluso. È necessario che viviate più profondamente nell'intimo e meno nel vitale e nella mente esteriore, esposta a questi contatti. L'essere psichico profondo non può esserne sopraffatto; esso è prossimo al Divino e vede i piccoli movimenti di superficie per quello che sono: superficiali, estranei alla realtà dell'Essere. Il vostro modo di comportarvi di fronte alle difficoltà e ai cattivi impulsi che vi assalgono, fa presumere che commettiate l'errore d'identificarvi troppo con essi e di considerarli come parte della vostra natura. Dovreste, al contrario, ritirarvi, staccarvi e dissociarvi da essi, considerandoli come movimenti della natura inferiore universale, imperfetta ed impura, come forze che entrano e tentano di fare di voi il loro strumento d'espressione.
 

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