6.

6. Quel fuoco è il fuoco divino dell'aspirazione e della tapasya interiore. Quando il fuoco scende ripetutamente, con forza e densità crescenti nell'oscurità dell'ignoranza umana, sembra dapprima esserne assorbito e inghiottito, ma via via che la discesa si ripete, l'ignoranza e l'incoscienza della mente umana si mutano in coscienza spirituale. Praticare lo yoga, implica la volontà di superare tutti gli attaccamenti e di volgersi unicamente verso il Divino. L'essenziale è affidarsi ad ogni passo alla Grazia divina, dirigendo continuamente il pensiero ad essa, offrendosi, fino al momento in cui l'apertura dell'essere ci permetta di sentire la forza della Madre operante nell'adhar. Il principio stesso del nostro yoga consiste nell'aprirsi all'Influsso divino che è sempre là, al di sopra di voi, e, se ne divenite coscienti anche una sola volta, vi rimane solo da attirarlo a voi. Scende nella mente e nel corpo come un fiotto di Pace, di Luce, 35 di Forza operante, come Presenza divina con forma o senza, come ananda. Bisogna, prima di ottenere questa coscienza, aver fede ed aspirare ad aprirsi. L'aspirazione, l'invocazione, la preghiera sono forme diverse di una sola e stessa cosa, e tutte efficaci. Potete adottare la forma che vi si presenta o che vi risulta più facile. L'altro modo è la concentrazione; concentrate la vostra coscienza nel cuore (alcuni lo fanno nel capo o al di sopra di esso) e meditate sulla Madre chiamandola nel vostro cuore. Si può seguire l'uno o l'altro metodo, o ambedue in momenti diversi, secondo la forma che vi si presenta più naturale o che siete portati a fare sul momento. Soprattutto all'inizio tranquillizzare la mente è la sola grande necessità, rifiutando durante la meditazione tutti i pensieri e tutti i movimenti estranei alla sadhana. Nella mente tranquilla si compirà una progressiva preparazione per l'esperienza; non spazientitevi però se tutto non si realizza immediatamente; ci vuole del tempo per stabilire nella mente la perfetta tranquillità; dovete perseverare finché la coscienza sia pronta. Nel praticare lo yoga, il fine cercato non può essere raggiunto che mediante l'apertura dell'essere alla forza della Madre, respingendo continuamente ogni egoismo ed esigenza, ogni desiderio e movente, meno l'aspirazione alla Verità divina. Se ciò viene compiuto come si deve, la Luce e il Potere divino entreranno in azione introducendo in noi l'equanimità e la pace, la forza interiore e la devozione purificata, una coscienza e una conoscenza di sé sempre in aumento. Tali sono le fondamenta necessarie alla siddhi (Realizzazione, compimento) dello yoga. La Verità, per voi, è sentire il Divino in voi stessi, lavorare per Lui ed aprirvi alla Madre fino a sentirla in ogni vostra attività. Dovete essere cosciente della presenza divina nel vostro cuore e della direzione divina nei vostri atti. Se l'essere psichico è completamente desto, può sentirle con facilità, rapidamente e profondamente e, una volta sentite trasmetterne la percezione alla mente e al vitale. L'unica verità dell'altra vostra esperienza,, che, dicevate, vi sembrava al momento così reale, è che è impossibile per voi e per chiunque altro uscire dalla coscienza inferiore con il solo sforzo personale, senza aiuto. Quando affondate nella coscienza inferiore, disperate di tutto perché perdete momentaneamente il contatto con la 36 vera coscienza; si tratta però di una suggestione menzognera, perché siete aperto al Divino e nulla vi obbliga a rimanere nella coscienza inferiore. Quando siete nella vera coscienza, vi accorgete che tutto è possibile, anche se per ora si tratta di un piccolo inizio, ma un inizio è sufficiente quando la Forza e il Potere sono presenti. In verità, essi possono tutto; sono necessari solo tempo e aspirazione dell'anima a che si determini il cambiamento totale e il compimento dell'anima. Le condizioni richieste per seguire la Volontà della Madre sono: rivolgersi a Lei per ottenere la Luce, la Verità della Forza, aspirare a che nessun'altra forza possa influire su di voi dirigendovi; non permettere al vitale né di avere esigenze né di imporre condizioni; mantenere la mente tranquilla, pronta a ricevere la Verità senza insistere sulle proprie idee e le proprie formazioni; e infine mantenere desto in superficie lo psichico per poter essere in costante contatto con Lei e conoscere veramente la sua Volontà; perché la mente e il vitale possono erroneamente prendere altri impulsi e suggestioni per la Volontà divina, mentre lo psichico una volta risvegliato non s'inganna. La perfezione assoluta è possibile solo dopo la supermentalizzazione; si può però compiere relativamente un buon lavoro nei piani inferiori se, in contatto col Divino, si è accurati, vigilanti, coscienti nella mente, nel vitale e nel corpo. Questo, d'altronde, è uno stato preparatorio e quasi indispensabile alla suprema liberazione. Chi teme la monotonia e vuole sempre cose nuove, non sarà capace di praticare lo yoga o, almeno, questo yoga, che richiede perseveranza e pazienza inesauribili. La paura della morte è indice di una debolezza vitale contraria all'attitudine allo yoga. Chi è dominato da queste passioni troverà lo yoga difficile e, a meno che non sia sorretto dal vero richiamo interiore, da un'aspirazione sincera e forte per la coscienza spirituale e per l'unione con il Divino, potrà molto facilmente incorrere in una caduta fatale, e il suo sforzo non approderà a nulla. Quanto al procedimento, dipende da ciò che intendete con questa parola. Il desiderio conduce spesso ad uno sforzo eccessivo che compie molta fatica per un risultato limitato, causando tensione, 37 sfinimento e, in caso di difficoltà o d'insuccesso, scoramento, dubbio o ribellione. Oppure il desiderio induce ad attirare la Forza. Si può fare, ma, fuorché per coloro che sono forti yoghicamente e hanno l'esperienza yoghica, è spesso dannoso, sebbene altrettanto spesso molto efficace. È soprattutto dannoso perché può suscitare violente reazioni o far scendere forze contrarie malvagie o mescolate, che il sadhaka inesperto è incapace di distinguere dalle vere. Inoltre, perché può sostituire al limitato potere d'esperienza del sadhaka, o le sue costruzioni mentali e vitali. I casi variano; nella sadhana ciascuno ha la propria strada. Ma a voi raccomanderei un'apertura costante, un aspirazione continua e tranquilla, senza eccessivo ardore, una fiducia e una pazienza serene. È molto imprudente da parte di chiunque pretendere di possedere prematuramente la Supermente o anche d'averne un assaggio. Questa pretesa è generalmente unita a un eccesso di superegoismo, ad un radicale errore di percezione o ad una volgare caduta, ad una falsa condizione e ad un falso movimento. Una certa umiltà spirituale, la visione di sé seria e priva di arroganza, la tranquilla percezione delle imperfezioni della nostra attuale natura e, al posto dell'amor proprio e dell'affermazione di se stesso, il senso della necessità di superare il proprio io attuale, non per un'ambizione egoista ma per uno slancio verso il Divino, mi sembra che, per questo fragile agglomerato umano e terrestre, sarebbero assai migliori condizioni per proseguire verso la trasformazione supermentale. State incominciando ad avere l'esperienza nel fisico della sommissione psichica. Tutte le parti sono essenzialmente offerte, ma la sommissione dev'essere resa completa da un crescente dono psichico di sé in ciascuna di esse e in tutti i loro movimenti insieme e separatamente. Appartenere al Divino vuol dire essere interamente sottomessi, al punto da sentire che la Presenza, il Potere, la Luce e l'ananda del Divino possiedono tutto l'essere, invece di sentire che si possiedono per la propria soddisfazione. È un'estasi ben più grande essere così sottomessi al Divino e da Lui posseduti, che non esserne il possessore. Nello stesso tempo, mediante questa offerta, viene una gioiosa e calma padronanza di sé e della natura. 38 Portate l'essere psichico in superficie e mantenetevelo, ponendo la mente, il vitale e il fisico sotto la sua autorità per infonder loro la forza della sua aspirazione esclusiva, della sua fiducia, della sua fede, della sua sommissione, del suo potere immediato e diretto, per scoprire tutto ciò che nella natura è falso, che è rivolto verso l'ego e l'errore, lontano dalla Luce e dalla Verità. Eliminate ogni forma di egoismo, eliminatelo da ogni movimento della vostra coscienza. Sviluppate la coscienza cosmica: fate scomparire il punto di vista egocentrico, fondatelo sulla vastità, sull'impersonalità, sul senso del Divino cosmico, sulla percezione delle forze universali, sulla realizzazione e la comprensione del gioco della manifestazione cosmica. Al posto dell'ego, scoprite il vero essere, particella del Divino, nato dalla Madre del mondo e strumento della manifestazione. Questo senso d'essere strumento e particella del Divino dev'essere esente da ogni vanità, da ogni senso dell'ego o pretesa egoista e da qualsiasi affermazione di superiorità, da ogni esigenza o desiderio. Se questi elementi sono presenti, vuol dire che la vera coscienza non è stata trovata. La maggior parte di coloro che praticano lo yoga vive nella mente, nel vitale o nel fisico, occasionalmente e solo in parte rischiarati dalla mente superiore e dalla mente illuminata. Per prepararsi alla trasformazione supermentale è tuttavia necessario (quando il momento sarà giunto) aprirsi all'Intuizione e al Sovramentale, affinché possano preparare tutto l'essere e tutta la natura al cambiamento supermentale. Lasciate che la coscienza si sviluppi e si ampli tranquillamente, la conoscenza delle cose verrà gradualmente.
 

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